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Inter Back on Earth: l’anno sabbatico è finito

22 Maggio 2011 3 commenti

Il cerchio del viaggio nel Paese delle Meraviglie Nerazzurre si chiude dopo un anno esatto, un anno sabbatico cominciato il giorno dopo il TRIonfo di Madrid e concluso con un un’ultima di campionato senza tensione, già proiettata sul futuro che verrà e che nessuno conosce.

Gli eroi nerazzurri insieme a noi tifosi tornano sulla Terra, ma non a casa. Perché l’habitat naturale di coloro che amano e vestono i colori del cielo e della notte non è quello dei desideri terreni, o di una stagione di mezzitoni comunque sopra la sufficienza (seppur di poco), ma quello delle imprese e delle follie, delle squadre top in Europa e in patria, come gli ultimi cinque anni hanno dimostrato fuor da ogni dubbio.

Sportivamente il cerchio verrà serrato con una finale di Coppa dei Cachi ancora da vivere, proprio dove era cominciato con Mancini (sembrano mille anni fa), il cui risultato inciderà più sulle sorti di qualcuno che non sulla valutazione complessiva che vede la chiusura di un ciclo incredibile ed emozionante.

Un anno per chiudere un ciclo è concesso a tutti, e avremmo potuto sicuramente gestirlo meglio, ma ora è tempo di tornare a sognare in grande, nonostante i tempi di vacche magre e pochi soldi in un contesto sportivamente arretrato e privo di una classe dirigente con idee e inventiva, prima ancora che risorse. La necessità, però, aguzza l’ingegno, e forse potremo vedere finalmente i nostri colori primeggiare scovando grandi promesse con l’intelligenza e l’astuzia, piuttosto che con l’abbonandanza economica o un futuro fin troppo vago.

E’ con l’orgoglio di quello che siamo, siamo stati e saremo che dobbiamo guardare avanti alla prossima avventura nerazzurra. Perché, alla fine, c’è solo l’Inter.

Inter in Wonderland: tangled and released

9 Gennaio 2011 Commenti chiusi

Nella giungla si fa fatica a muoversi, bisogna rimuovere fronde, liane, rami a ogni passo, guardarsi attorno per non subire agguati, restare all’erta. E questo costa tanta energia. E in campo si vede. La squadra zoologicamente c’è. Ma i minuti nelle gambe e gli anni sulle spalle si sentono. Anche con un Eto’o in più e un Pandev in meno. La palla scotta tra i piedi e il primo tempo non facciamo tre passaggi di fila. Nonostante questo in 45 minuti non si vede un tiro in porta che sia uno, Catania chiuso e pronto a ripartire, Inter in attesa di tirare il fiato. Però si contano 3 colpi di tacco. Ormai un must per l’Inter brasileonardiana. Sorbole!

Inizia il secondo tempo e Leopardo sposta il Drago che ansima come se avesse appena finito un chi-loom di 8 metri più indietro e avanza il Cuchu, e poco dopo toglie Ghiru – comunque ancora positivo – inserendo il Bradipo Panda, che continua a fare al massimo passaggi a un metro e mezzo e cercare falli che a Catania dopo i torti subiti dai rossoneroazzurri non ti fischieranno mai. E’ la mossa giusta anche se prendiamo subito gol dopo tre rimpalli in cui i primi sul pallone dentro la nostra area sono sempre gli avversari.

E’ la mossa giusta perché dopo aver preso lo schiaffo del gol, la squadra si stringe a coorte e il Cuchu si trasforma temporaneamente in una Mangusta segnando sapido i due gol che ci portano al vantaggio. Se non fosse per la solita Udinese che riesce nell’impresa di farsi fare il quarto gol a tempo scaduto staremmo festeggiando ancora di più.

Il Leone si sa che è un animale della savana e non della foresta, ma un minimo di impegno in più dopo 50 giorni di assenza a un milione di euro di salario mensile, non mi sembra una richiesta troppo esosa. Bisogna capirlo però: non è più l’unico attaccante considerato in rosa. E’ spostato un po’ dietro il Principe – ancora in pesantissimo ritardo di condizione. Vedi di correre come sai fare tu, manco ti avessimo chiesto di fare il terzino… Il Facocero è in risalita, ma evidentemente in difficoltà fisica. La difesa fa il suo al meglio delle sue possibilità, e anche il Gatto di Marmo tra i pali fa il suo mestiere egregiamente.

La cosa che mi rende più felice è l’esordio della Ranocchia e la vittoria di grinta. Per il resto la fatica si vede. Soprattutto in mezzo al campo. E la squadra si regge sui nervi e sull’orgoglio. C’è bisogno di una pausa. Mercoledì dentro riserve e giovani: se si vince così bene, altrimenti pazienza. A volte bisogna fare delle scelte. E questo è il momento delle scelte irrevocabili. Intanto godiamoci il piccolo passo avanti in classifica ottenuto su un campo veramente duro.