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Prime impressioni su Manituana

24 Marzo 2007

 

Ho appena terminato di leggere l'ultimo libro di Wu Ming, Manituana. Il libro è molto bello, molto ben scritto. Sembra essere destino che io incontri sulla mia strada in questo periodo narrazioni di miti senza epica, ordinarie storie di trasformazioni epocali, straordinari racconti sugli esseri umani.

Manituana parla della fondazione della cultura americana, del suo primo vagito, la rivoluzione di indipendenza, e di ciò che ha significato per tutto quello che il continente americano era stato prima di quell'evento. Manituana vuole essere una storia contro la storia, ma ho la sensazione che invece sia una storia sulla storia.

Wu Ming sono esperti: colpiscono duro subito, in modo da portarti nel territorio inesplorato del racconto, dell'immedesimazione nei personaggi e nei loro antagonisti. Non penso di essere un soggetto a digiuno di versioni culturalmente poco diffuse della storia del mondo, ma devo dire che l'incipit del romanzo ha colpito anche me.

Siamo abituati ad associare profondamente la rivoluzione d'indipendenza americana con la rivoluzione francese, a collegarle all'idea di una rivoluzione contro la tirannia monarchica e per l'avvento degli uomini liberi. Ritrovarti al centro di una storia che riporta questa visione propagandata con forza da anni e anni di studio della storia classico nelle scuole italiane, sui giornali, nella nostra cultura "mainstream", a quello che è, ovverosia una storia di guerra, di culture che scompaiono, di uomini che distruggono quello che temono o quello che bramano, è uno shock culturale abbastanza forte da strapparti dalla tua quotidianità e calarti nella narrazione.

Mentre leggi Manituana senti le tue abitudini culturali che si tendono, cercando di ricondurre il racconto che stai leggendo agli schemi a cui sei abituato, fino a che ti rendi conto che quello che stai assaporando non è nient'altro che qualcosa di più autentico della storia dei libri di tutta la tua infanzia. Manituana è una storia sulla storia, su come plasma la nostra cultura, la nostra visione di quello che è stato e di quello che non è stato, dei buoni e dei cattivi, di ciò che difendiamo e di ciò che condanniamo. Per me Manituana è stato un viaggio tra gli uomini, per scoprire quello che conosciamo già: che la guerra non ha un volto umano, che il sangue non dimentica, che gli uomini sono creature abiette ed egoiste, ma allo stesso tempo capaci di sogni incredibili.

L'unico rischio nell'attraversare una storia come Manituana è perdersi nella nostalgia di ciò che si è perso, in un languido esistenzialismo che ha già fatto troppe vittime tra chi si mette in gioco e tra chi vi rinuncia ancora prima di provarci. Ma se il romanzo è una storia sulla storia, la sua lettura è un percorso di formazione, di godimento del presente e di determinazione a lottare per un futuro che sia diverso da quello già designato dai nostri libri delle superiori.

 

Adesso devo solo aspettare il 19 aprile per fare i complimenti a Roberto di persona. Sperando che come mi ha promesso abbia letto il libro e mi faccia una recensione meno lusinghiera ma altrettanto onesta di questa :))))

Per il resto invito tutti a leggere il libro e ci penso ancora un po'. Anche se come al solito dal confronto nascono le discussioni più interessanti sul significato delle cose, libri inclusi.

 

 

  1. 27 Marzo 2007 a 1:15 | #1

    Ma cosa succede il 19 Aprile?
    Visto che non lo dici tu lo faccio io 🙂

    Alla Scighera il collettivo degli autori W Ming, insieme insieme a Marco Philopat presentano il libro “Manituana”

    http://www.lascighera.org/?q=node/401

  2. 27 Marzo 2007 a 13:44 | #2

    nero, sei entrato nel loop delle recensioni!
    Siccome non credo ci vedremo prima della fatidica data, portami Blackswift, che lo metto nella sezione “autori multipli” (prima lo leggo, non ti venga il dubbio che io sia feticista!). Se poi riesco, ti mando anche una nerillustrazione “ispirata”.
    p.s. hai capito chi sono, spero?

  3. nero
    27 Marzo 2007 a 17:44 | #3

    come farei a capire chi sei?
    cmq il tuo blog è figo 🙂

  4. 27 Marzo 2007 a 19:23 | #4

    solo per mio personale piacere:
    vai qui
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap6_VIIIa.htm
    (giap#6 ottava serie, gennaio 2007). Leggi il quarto capoverso del preambolo; torverai due nomi a te noti, porva a indovinare quale dei due! E non osare sbagliare, già è duro sopportare che uno dei miei più cari amici diventi la mia nemesi…

  5. nero
    29 Marzo 2007 a 9:02 | #5

    ahhhhhhhh infatti mi ero proprio chiesto ciò quando lessi 🙂
    te lo porto alla scighera non c’è problema :))) tu illustra quanto ti pare (dopo averlo letto)

    PS: a me rimane il tarlo di fare un radiodramma su pynchon e prima o poi ci riuscirò e sarò costretto a coinvolgerti per disegnare.

    PPS: dì al tuo collega di rivista che mi aveva detto che almeno se lo leggeva (non dico la recensione, ma almeno leggerlo…. 🙂

  6. cletto
    29 Marzo 2007 a 19:14 | #6

    ma il collega chi è?
    Però, anche tu, che mandi il libro a sti giornali…
    bene, vada per radiodays (poi mi spiegherai che ci azzeccano i disegni con i radiodrammi!)

  7. nero
    30 Marzo 2007 a 9:12 | #7

    il collega è l’unico che conosco a parte te (r.b.).

    il commento sul radio dramma è una mia fissa in attesa che qualcuno lo legga e mi dica: wow che bella idea!
    oppure la speranza è che avendo tempo e soldi pensare la crescita della dimensione narrativa in musica e immagine è sempre stata una cosa che mi entusiasma (un tempo suonavo pure in un gruppo con cui scrivevamo e producevamo le nostre cover art, più o meno…. se mi sentono i fratelli d.c. mi pigliano per il culo per tutta la vita! :))))

  8. clarabella
    6 Aprile 2007 a 19:26 | #8

    nero finiscila di fare le pippe gratis ai wuming…
    chiedigli dei soldi!

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