Tutto per la gloria

24 Ottobre 2007

 

Martedì 23 ottobre 2007, a più di sei anni di distanza dai fatti del g8 di Genova, i pm di Genova Andrea Canciani e Anna Canepa hanno chiuso la loro requisitoria nel processo che vede 25 persone imputate del reato di devastazione e saccheggio, un articolo del nostro codice penale desueto e inteso per ben altre situazioni. La requisitoria si è chiusa con la richiesta di 225 anni di carcere per i 25 imputati, una richiesta introdotta da una stucchevole, moralistica e arrogante lezioncina intesa per il tribunale, per gli imputati e soprattutto per la stampa, accorsa in massa per l'occasione in cui finalmente i due pm riusciranno a mettere il loro meschino nome di fianco a "un processo che farà storia".
"Vogliamo pene severe, non esemplari, perché il reato che abbiamo scelto di usare per il capo di imputazione prevede già una pena minima molto alta. Pensiamo si debba avere il coraggio di chiamare quello che è successo a Genova con il suo nome, ovvero devastazione e saccheggio, così come con il suo nome vanno i chiamati i massacri della Diaz". Strano che il reato di massacro non esista, e che quello di strage non sia stato usato per i dirigenti delle forze dell'ordine imputati per la Diaz e per Bolzaneto. Ancora più strano che queste parole vengano fuori da un magistrato che la notte della Diaz venne chiamato per l'operazione e che decise di continuare a dormire senza alcun rimorso di coscienza. Ulteriormente strano che questo corso accelerato di morale venga dalla bocca di chi per sei anni si è guardato bene dall'indagare gli abusi della polizia in piazza e da chi continua a giustificare il gesto di Placanica, pur essendo stato il magistrato che ha interrogato il carabiniere dopo i fatti di piazza alimonda. E infine che nessuno ci dica che i processi per le forze dell'ordine andranno tutti prescritti, mentre la prescrizione per il reato scelto per i manifestanti è di 22 anni e mezzo, con buona pace della giustizia giusta del duo genovese

Ma l'arroganza con cui è stato condotto questo processo non si esaurisce in tutto questo. Il pm ha scelto, nonostante il passare degli anni avrebbe forse indotto a miglior consiglio, di porre il tribunale di fronte al solito dilemma: fare un torto a un altro magistrato o fare torto alla storia? Perché la richiesta di condannare per devastazione e saccheggio tutti indistintamente i 25 imputati, evidenti capri espiatori di un evento storico con cui nessuno è stato né ha voluto fare i conti, costringe il tribunale a sconfessare tutto l'operato del pm, cosa che di solito i magistrati sono restii a fare se non altro per solidarietà di casta e di presunzione come depositari della verità assoluta, oppure a confermare la tesi accusatoria e distruggere la vita di 25 persone, e con essa la storia che abbiamo vissuto tutti insieme in quei giorni a Genova.
Le parole dei pm di Genova, se fossero lette fuori dalla bagarre spettacolare in cui sguazzano da anni, farebbero rabbrividire: "sono casi come questi che rendono evidente come il concorso morale sia più importante del concorso materiale; se io incito 20 persone a lanciare un sasso sono più responsabile materialmente del reato che non se io ne lancio cinque personalmente." La ricostruzione delle giornate di Genova è un agghiacciante susseguirsi di minimizzazioni degli abusi delle forze dell'ordine ("la carica in via tolemaide è durata solo due minuti"; "i blindati hanno caricato all'impazzata solo due o tre volte"; "l'assalto al blindato poteva risolversi con un bilancio molto più grave dei seppur tragici fatti di piazza alimonda, comprensibilmente") e di affermazioni assurde sulle reazioni delle persone in piazza ("i cassonetti sono stati messi ben prima che i blindati caricassero", e pensate cosa sarebbe successo senza quei cassonetti; "la scelta di contrapporsi è stata deliberata, perché la gente poteva anche andarsene e poi fare la sua bella causa civile", che per inciso sono quasi tutte finite nel nulla cosmico della giustizia italiana).never enough!

Tra le 25 persone imputate ci sono persone di cui si hanno si e no dieci foto. SN accompagna il suo ragazzo che tira un paio di pietre al blindato, ma i due non fanno nient'altro se non essere presenti in piazza in via tolemaide: la condanna richiesta è di 6 anni e 6 mesi ciascuno. AF si vede si e no in quattro foto, tira un solo sasso quasi per stizza, ma per il resto no fa nulla: la condanna richiesta è di 6 anni. Un altro imputato alla fine non fa null'altro che gironzolare per gli scontri in vespa e portarsi a casa due lasagne dal dì per dì di piazza giusti: condanna richiesta 7 anni e 6 mesi. Sono solo esempi, ma sappiate che se eravate a Genova, e avete anche solo insultato un militare che vi aveva massacrato l'amico di fianco, potreste essere imputati. Anzi, se le richieste venissero confermate dal tribunale potremmo iniziare a fare lo scherzone di denunciare un po' tutte le persone che riconosciamo nei filmati che abbiamo visto mille volte.

Ognuno di noi dovrebbe seguire questi processi come se fossero il proprio, invece fa comodo a tutti lamentarsi sterilmente della cattiva sorte toccata a 25 compagni e compagne al posto nostro. La storia siamo noi, ma se non saremo in grado di parlare, la storia ricorderà i nomi di Anna Canepa e Andrea Canciani, esaudendo il loro più grande, narcisistico e meschino desiderio, quello della gloria a scapito della vita degli altri.

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