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esse e bi

20 Dicembre 2006

 

Mi diverte l'idea di recensire (sì lo so che la parola è un po' grossa, ma che ci devo fare? usare commentare?) gli ultimi due libri che ho letto insieme: più che altro perché pur appartenendo grosso modo allo stesso genere (il giallo in sostanza) sono molto diversi e allo stesso tempo simili, tant'è che i due autori (Sandrone Dazieri e Gianni Biondillo) se ne vanno in giro a fare presentazioni di libri in coppia (ben assortita peraltro).

L'ultimo di Sandrone è il primo senza Gorilla, la sua trovata più geniale: un sé stesso sdoppiato da una particolare schizofrenia che gli consente di lavorare 24 ore su 24 ai "casi" ma con due personalità differenti a corrente alternata, che comunicano tra di loro usando foglietti di fortuna. Considerato la fortuna che hanno avuto i libri del Gorilla, ben scritti e piacevoli (soprattutto per chi rivede nei personaggi tante persone che conosce del giro movimentista milanese), uscire da quel ciclo era una bella sfida per Sandrone: direi riuscita con E' stato un attimo. Il libro si legge di gusto e voracemente (come si addice a un buon libro di genere con ritmo), e la trama regge bene, basata su un altro scherzo della mente umana, le amnesie. Contrariamente ad altri libri (penso soprattutto al terzo) di Sandrone, la retorica sinistrorsa riesce a permeare il libro in maniera più sottile e meno sforzata, rendendo l'operazione di influenza culturale molto più pregevole. Io me lo sono sbranato tra la mezzanotte e le due e mezza di una notte infrasettimanale.

Il primo libro di Biondillo, architetto milanese di incredibile spirito, intitolato Per cosa si uccide, è un fantastico spaccato della periferia milanese in cui sono nato e ho abitato per almeno 28 anni: come potrebbe non piacermi. Il mestiere di Biondillo traspare nelle descrizioni degli ambienti e nel gusto di svelare parti nascoste e splendide di Milano (cosa che piace fare anche a me sia quando scrivo che quando porto in giro amici e visitatori :), ma per il resto il talento per i dialoghi e per i personaggi è limpido. La trama dei tre episodi fila liscia e perfetta, senza particolari complicazioni, e il libro si gode moltissimo, in tutte le sue parti. Forse l'essere diviso in tre racconti guidati solo dai personaggi spezza un filo il ritmo e consente di tirare il fiato. 

Il primo capitolo sulla genesi delle risse nei cortili di Quarto Oggiaro è impagabile, come sono impagabili il cinismo di Ferraro, la naivete di Lanza (nominato ufficialmente il miglior personaggio dell'anno soprattutto per lo sketch con la moglie per cui ho rischiato di essere cacciato dal vagone), la caratterizzazione di Don Ciccio e di altri personaggi. Mitica l'uso dell'indotto culturale televisivo (Ambrogio uber alles). Un ottimo libro: unico neo la tanto vituperata (da Biondillo) retorica televisiva fa la sua comparsa sulla questione scontri, cortei, violenza, nonviolenza, e via dicendo (mannaggia a cristo!). L'ultimo paragrafo del capitolo sul corteo contro l'ALER lascia un po' l'amaro in bocca rispetto a tutti gli altri passaggi in cui la politica è trattata con il giusto distacco e con la giusta ferocia. Senza sconti e senza moralismi.

Categorie:pagine e parole Tag:
  1. beirut
    20 Dicembre 2006 a 18:43 | #1

    Ferraro sono io
    .

  2. 7 Gennaio 2007 a 17:39 | #2

    Grazie per le belle parole.
    Solo una cosa: PCSU è diviso in 4 episodi (come le stagioni dell’anno) non 3. 😉
    Appena lo vedo ti saputo Sandrone.

    G.B.

  3. nero
    7 Gennaio 2007 a 18:32 | #3

    ma pensa, i personaggi più insospettabili leggono sto blog.

    PS: volevo chiederti delle cose (anche di architettura), ma non ho la tua mail… me la mandi? 🙂

  4. gianni biondillo
    7 Gennaio 2007 a 21:17 | #4

    giannibiondilloCHICCIOLAhotmail.com

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