Inter in Wonderland: il Re Pescatore e la maledizione della Luna Blucerchiata
I tri(3)plettati eroi nerazzurri ormai veleggiano di mondo in mondo, di dimensione in dimensione, alla ricerca della Serie di Oz e della Terra dei Cachi. E’ infatti dal giorno in cui sono usciti vittoriosi da uno stadio lontano da casa in una notte di pura gloria che hanno smarrito la via del continuum spazio-temporale originale, proiettati in mille avventure una più assurda dell’altra, risolvendo ogni tappa del loro viaggio come una specie di videogame fin troppo reale. Così, dopo la puntata corsara appena vissuta, i nostri beneamati si sono ritrovati a galleggiare sulla propria nave in acque meno tormentate e più famigliari. Per un attimo hanno pensato di essere finalmente riusciti a tornare a casa, novelli Ulisse sulle rive di un Itaca nerazzurra. Purtroppo per loro si è rivelata l’ennesima illusione, l’ombra di un mondo a loro assimilabile, irradiata dalla malefica e maledetta Luna Blucerchiata.
Ai nostri eroi lo stadio di San Siro, immerso in una fitta pioggerellina autunnale, non sembra neanche casa loro: si sentono solo i doriani maledetti che non la smettono un attimo di cantare. I proteiformi corsari nerazzurri sanno riconoscere l’odore della fregatura quando la vedono e per questo dismettono i panni arrembanti appena indossati per trasformarsi in semplici e miti pescatori. Lanciano le loro reti nel mare verde del Meazza e le issano a bordo con movimenti regolari: a ogni tornata, raccolgono messi di creature marine di ogni tipo, che si spartiscono secondo il proprio gusto. Mastro Lindo, subentrato in squadra al posto del troppo pugnace Tredita, e Capitan Corto Maltese frangono i flutti al centro del campo, mentre per il resto è tutto come sempre, con un Orco Marino fuori dall’ordinario insieme a un nanetto riccioluto che in una sera così sembra un sosia di San Pietro, soprattutto se paragonato all’Olandese che con la pioggia si dimentica di come volare tra le folate di vento di una tempesta.
Draghiamo per 45 minuti il quadrante marino avversario, ma in sottofondo si sente sempre lo stesso rumore: titic, titoc, titic, titoc. Tutto lo stadio comincia a guardarsi il polso per capire chi è che ha un orologio tanto rumoroso. Non si rendono conto che tale frastuono è semplicemente l’eco delle decine di passaggi ripetuti fino alla nausea, il fruscio continuo delle reti che vengono lanciate, issate, riparate e rilanciate. Poi all’improvviso, da una maglia non ben cucita, la maledizione della Luna Blucerchiata fa il suo corso e la squadra si ritrova sott’acqua.
La reazione è rabbiosa e l’identità corsara dei nostri eroi, il loro orgoglio, riesce difficilmente ad essere contenuto dagli umili vestiti che hanno indosso in una giornata come questa. Fino a che il più determinante dei nostri beneamati non capisce che a superstizione si può reagire solo con superstizione. Sul campo compare il Re Pescatore e dopo messi di reti bucate, di pesci sfuggiti, e di raccolte di conchiglie dal dubbio valore, riporta la chiatta nerazzurra sopra il livello del mare. E consente ai compagni di continuare a navigare alla ricerca del portale che riporterà tutti a casa.
Serata non difficile da interpretare: la maledizione della Luna Blucerchiata ci impedisce da anni di fare i tre punti con i maledetti ciclisti travestiti da giocatori di calcio e in alternativa da pesci. In una sera in cui le nostre stelle brillano meno del solito ci manca solo l’errore marchiano del solito Buco con il Difensore intorno per mandarci sotto. Per fortuna ci pensa il Re Pescatore, altrimenti sarebbe buio come solo una notte in mezzo all’oceano può essere. Rimane la domanda del perché il Bambino d’Oro non giochi un po’ prima delle colonne d’Ercole del triplice fischio e perché l’Iguana Terrestre della Banlieues non possa imparare a fare i movimenti giusti, tanto da apparire troppo simile al peggior Fulmine di Teguchigalpa, ora pensionato dorato nel campi di Appiano Gentile.
Benny merita fiducia, anche se sta scontando la sua retorica del bel gioco, che quando non è accompagnato dai tiri in porta diventa un semplice esercizio di stile. E l’Inter è una squadra e un popolo che punta alla sostanza. Quattro partite e cinque punti non è un bello score. Ma è tutto quello che abbiamo saputo raccimolare. Purtroppo. Si poteva e doveva fare meglio. Tiremm Innanz.