Inter in Wonderland: m&ms, mestizia, misericordia e microrganismi
I Burini Imperiali si presentano al cospetto dei Signori della Guerra nerazzurri. Asce di guerra? Catapulte? Tempeste di frecce dalle piume nere e blu? Niente di tutto ciò. I problemi del match sembrano essere ben più moderni: un rebus epidemiologico per alcuni, una mesta questua per altri. In entrambi i casi uno spettacolo indignitoso.
Che ci fosse qualcosa di strano nell’aria lo si capisce praticamente da subito. Mourlino dispone di tutti i suoi uomini, fatto più unico che raro, ma decide di schierare una formazione con una disposizione tattica che il Professore Scoglio avrebbe giustamente definito ad minchiam: la Statua di Sale interno sinistro, Calimero interno destro, il Leone d’Africa a spazzare la linea del fallo laterale e sua lentezza Barbalbero a dettare i tempi dalla cabina di regia. Praticamente un sonnifero non convenzionale liberato su tutto il fronte. I più attenti tifosi capiscono subito che ci deve essere qualche problema e si dividono istantaneamente in due fazioni: quelli che attribuiscono il tutto a labirintite e quelli che propendono per la meningite. Una sparuta minoranza sostiene la presenza di entrambe le patologie, altro che H1N1 e panico mediatico.
In effetti Mourlino deve avere entrambe perché oltre alle difficoltà tattiche non si accorge che in campo ci sono dodici giallorossi, anche se uno per errore è stato dotato di fischietto: combinati come sono i Burini Imperiali possono pure giocare in 15, ma difficilmente dovrebbero poter avere ragione degli eroi nerazzurri. Purtroppo però quest’ultimi sono decisamente debilitati: la Statua di Sale non riesce a capire neanche da che parte è la metà campo avversaria, mentre Calimero ha una sua versione molto personale del virus, concentrata nei piedi.
Il dramma si tocca al 13esimo quando il malefico virus si manifesta anche nell’Acchiappasogni, che improvvisamente vede le dimensioni della sua porta oscillare e prende un gol che neanche Dida nei suoi peggiori momenti di obnubilazione. Il Mago non si è accorto dei suoi problemi microbiologici dato che deve aver trasmesso l’agente patogeno un po’ a tutti in ritiro: il Leone non riesce a fare un passaggio che sia uno, tutto il centrocampo gira a vuoto come se avesse davanti l’Ajax di Cruijff, in difesa il Colosso ciondola disperato come un alcolista anonimo all’ennesima ultima sbronza, mentre il Principe sembra il solo immune ai germi mouliniani, dato che riesce a fare l’unica azione da gol degna di questo nome del primo tempo.
In compenso i Burini Imperiali si rendono protagonisti di una delle scene più tristi e umilianti della storia del calcio italiano: appena un nerazzurro si avvicina, si buttano a terra, implorando ogni forma di pietà e misericordia. Ci provano un po’ tutti, da Pizarro a Perrotta, da Motta a De Rossi, ma i peggiori in assoluto sono i due mangialumache trapiantati nella capitale. Mexes comincia con una lagna che fa spazientire tutto lo stadio: "dai, su, o sapete com’e’, tenemo famija, roselli’ m’ha detto che er vostro presidente nun ce po’ fa anda’ via da milano a mani vuote, dai semo in crisi, i tifosi ce scuoiano, e lasciateci sti tre punti, no? che ve costa?". Il tutto mentre rantola a terra come se fosse stato colpito da un cecchino del terzo anello. Peggio di lui – dato che non ha alcun legame sentimentale a giustificare il melodramma – fa quel piangina di Menez: "e dai, ragazzi, lasciateci fare, vi prego. fate la carità a un povero storpio che ha trovato casa nella ex capitale dell’impero, fatemi fare bella figura, su, siate misericordiosi…" e via così per un’ora e mezza. E poi ci si chiede dove gli italiani abbiano preso il vizio dell’abiura della propria dignità….
Nel secondo tempo l’agente patogeno sembra dare un po’ di tregua a Mourlino che almeno azzecca i cambi. Purtroppo anche i rincalzi sono infetti: l’Olandesina sembra quello con la forma più lieve di labirintite, mentre Supermario ciondola prorompendo a minuti alterni in un mestissimo blues. Gli altri continuano a non dare segni di miglioramento epidemiologico. I Burini continuano a gettarsi in terra e a pregare gli eroi nerazzurri. Il Leone azzecca un tiro sui duecento palloni che tocca e riporta la squadra in parità, e un po’ tutti hanno sul piede prima o poi nel secondo tempo la possibilità di chiudere i conti, ma la labirintite non perdona: tiri sparati fuori da posizioni incredibili, passaggi a due metri sbagliati grossolanamente, e via dicendo.
Dopo altri 45 minuti di imprecazioni e fastidi – in gran parte dovuti al dodicesimo giallorosso a cui non è certo imputabile il pareggio, ma che ha contribuito a rendere la serata ancora più infernale per i poveri spettatori – il match finisce in parità.
Concludiamo così questo secondo tour de force prima dell’ennesima stramaledetta pausa per le nazionali. Gli eroi nerazzurri si sono ripuliti il curriculum religioso facendo la carità ai Burini Imperiali, e quest’ultimi hanno strappato l’ennesimo punto d’oro alla Beneamata a San Siro, beneficienza che non manca mai sull’asse Moratti-Sensi. C’è da sperare che Mourlino trovi la soluzione all’epidemia, dato che al rientro in campo per la Serie di Oz i nostri saranno attesi da una serie di match determinante per l’andamento dell’attuale anno di grazia, in ogni competizione.
A volte capita una partitaccia, ma come dice Mourlino "una grande squadra gioca sempre con la stessa grinta e la stessa voglia di vincere". Forse noi dobbiamo ancora fare un po’ di strada in questa direzione.
E lo zigomo di DeRossi fracassato?
Vergognatevi!
hai finito i kleenex?