C’è del marcio in… America
Si, ho capito, non è una novità e potrei usare lo stesso titolo per un post di qualsiasi tipo per gli Stati Uniti, ma oggi la mia fantasia non mi assiste, quindi vi adeguate 🙂
L'affare GooTube si tinge già di grigino con la notizia (riportata con particolare cura dall'impagabile Xeni Jardin) secondo la quale YouTube avrebbe consegnato per ordine dei giudici i dati personali dell'autore di un video che la Paramount voleva rimuovere. Come sottolineato su BB (un po' meno sull'agiografico blog di Batelle), l'atto segna un passaggio significativo rispetto all'abituale pratica di rimozione dei video oggetto di proteste da parte delle major (es: 30.000 video rimossi il mese scorso per un accordo con una media company giapponese).
Il problema però evidentemente non sono tanto le smanie dei produttori, quanto la legislazione americana (e peraltro quella italiana, vedi recente caso sui diritti per le rassegne stampa fatta passare tra le righe di una finanziaria con già una marea di problemi, per un evidente promessa da mantenere da parte del governo ai grandi editori che lo hanno spinto nel periodo preelettorale) non solo compiacente con i grandi interessi della lobby del copyright, ma impegnata a dare maggiori poteri pro-attivi nella persecuzione di faide che sembrano onestamente fuori dal tempo. Forse si accorgeranno prima o poi che la distribuzione on demand dei loro materiali protetti da copyright gli eviterebbe un sacco di sbattimenti e gli aprirebbe un mercato enorme, che di fatto annullerebbe o quasi il fenomeno della so-called pirateria <g> (sempre che questa venga considerata un elemento di freno allo sviluppo di un mercato e non un elemento di accelerazione in realtà favorito dalle major stesse come forma di pubblicità indiretta e marketing).