Il polpettone harmony camuffato da romanzo storico
Dovevo accorgermi che Il Monaco Inglese di Valeria Montaldi era un pacco quando mi sono bloccato due giorni sulle prime dieci pagine a causa dell'eritema cerebrale che mi avevano provocato. Esistono due modi per usare un lessico forbito, per inserire parole difficili e inusuali all'interno di un testo: possono essere una pennellata di un affresco complesso e impressionante, oppure un adesivo appiccicato sul cenacolo di Leonardi. Vi lascio immaginare quale dei due paragoni si applichi meglio al libro della Montaldi.
Presentato dalle recensioni sotto le mentite spoglie di un romanzo storico, Il Monaco Inglese è un Harmony di 450 pagine: se è vero che la ricostruzione storica della Milano del '200 è attenta e stimolante (e ci mancherebbe considerata la sfilza di medievalisti che ringrazia l'autrice) e che la trama è ben ordta, l'ostentato istinto materno/sentimentale e la voglia di mettere in mostra erudizio dal sapore un po' posticcio rendono alcuni passaggi fastidiosi all'occhio del lettore come un artiglio d'acciaio su una lavagna per un musicista.
L'enfasi che è garantita al libro da recensioni e propaganda RCS è decisamente superiore al merito dell'opera, ma nonostante questo rimane godibile fino a 50 pagine dalla fine. Il finale all'insegna del famoso motto "l'amore vince sempre e il bene trionfa" ne uccide il fascino spedendo il tomo nell'imo degli Harmony ipertrofici.
Consigliato a chi ama il genere sentimentale.
Voto complessivo 6—