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Le parole di Placanica e il loro valore

7 Dicembre 2006

 

In questi giorni sono uscite ben due interviste a Placanica, di nuovo in grado di spiccicare parola dopo mesi e mesi di decerebrazione. Ovviamente le sue parole hanno scatenato un putiferio, riacceso speranze e indignazioni, e soprattutto dato il "la" alla madre e al padre di Carlo. Da diversi giorni cerco di avere il tempo di mettere a fuoco il tutto e solo oggi, uscito da un turbine di sbattimenti lavorativi, riesco a leggere un po' di cose.

Tanto per cominciare un po' di materiali: le due interviste di placanica si trovano su indy e su supportolegale. Inoltre può far bene (ri)leggersi lo speciale di pillola rossa su piazza alimonda, che è un ottimo punto di partenza sia per le teorie cospirazioniste che per quelle più realistiche.

Un secondo punto è un buon riassunto delle vicissitudini del carabiniere Mario Placanica, e alcune considerazioni in proposito: Mario Placanica spara contro Carlo Giuliani  tra le 17.20 e le 17.30 di venerdì 20 luglio 2001; torna in caserma e viene portato all'ospedale. Dopo qualche mese viene congedato dall'Arma con una lauta pensione. Dopo qualche altro mese finisce contro un albero con la sua auto, i freni e lo sterzo manomessi, ma si salva. Viene dipinto da tutti come psicologicamente e mentalmente leso, e la sua vista in aula di tribunale diciamo che conforta abbastanza questa valutazione. Poco prima di doversi presentare in aula per il processo contro 25 manifestanti dichiara tramite il suo avvocato che dirà tutta la verità al processo. Due giorni prima dell'udienza AN gli offre un posto politico in quel della Calabria, e lui arrivato in aula si avvale della facoltà di non rispondere. Passa un'ulteriore anno e Placanica tramite Calabria Ora inizia di nuovo a far parlare di sé e di una sua supposta versione dei fatti (che di fatto lo assolve e condanna il battaglione Sicilia e l'Arma dei Carabinieri).

Da questo iter notiamo due cose importanti: che ogni volta che Placanica parla gli succede qualcosa (lo congedano per problemi psichici, fa un incidente "strano", gli offrono un posto come politico, ecc. ecc.). A pensar male non si fa peccato e quindi per dedurre che fa comodo che Placanica stia zitto non ci vuole gran malizia. Il rumore che fanno le sue parole testimoniano abbastanza bene il rimosso collettivo rappresentato dalle giornate di Genova. L'altra cosa che balza subito agli occhi è che Placanica ha sempre usato queste sue boutade per far parlare di sé e per ottenerne un qualche tornaconto, garantitogli il quale non ha mai avuto problemi a cucirsi la bocca. Questo lo rende un personaggio alquanto inaffidabile come fonte.

Allora leggiamo quello che ci dice Placanica e cerchiamo di estrarne le cose interessanti e di evitare invece quelle fuorvianti (processo che a Giuliano Giuliani riesce proprio male con la sua fissazione del quarto uomo nella jeep (senza offesa…. fissazione comprensibile ma per i miei gusti per nulla solida nei suoi indizi)).

Placanica ci da i nomi di alcuni protagonisti importanti, per la prima volta ci conferma ciò che avevamo già visto nelle immagini: non solo in piazza Alimonda c'è il tenente colonnello Cappello (personaggio dalle scomode memorie somale e non solo), ma c'é anche il colonnello Truglio, un personaggio fondamentale della gerarchia del Tuscania, la cui presenza è sempre stato difficile confermare con le parole degli altri presenti in piazza Alimonda. Non solo, ma Placanica ci dice che Truglio era sull'altro defender che guarda caso riesce a lasciare la piazza mollando la jeep con un equipaggio meno esperto nel delirio.

Non solo. Placanica insiste di aver sparato in aria, ma d'altronde è comprensibile che non si voglia autoaccusare di omicidio volontario, e arriva addirittura ad ipotizzare la presenza di cecchini sui tetti nei dintorni della piazza (citando una visita di un ufficiale dei CC a una vecchia di uno dei palazzi come pilastro per questa teoria cospirazionista). Questa parte delle sue interviste, anche per il suo posizionamento postumo al delirio suscitato dalla prima intervista, è quella che sa più di bufala campata per aria. Una cosa interessante c'è però in tutto questo farneticare: Placanica afferma che Cavataio gli sottrae l'arma subito dopo gli spari, senza addurre alcuna motivazione. Il carabiniere sostiene che Cavataio abbia ricevuto un ordine relativo all'occultamento delle prove. In quel delirio per giorni e giorni gli ordini non si riuscivano a ricevere correttamente, le registrazioni di PS e CC sono un delirio di rumore (in particolare quelle dei CC) e proprio alle 17.30, dopo un morto ammazzato Cavataio sentirebbe l'ordine giusto nel suo auricolare? Placanica continua nella scia dell'invenzione. Assai più probabile che Cavataio (che era il legittimo conducente di quella jeep e che conosceva meglio di Raffone e di Placanica i meccanismi dell'arma e soprattutto quelli delle operazioni "à la Cappello") abbia agito di sua sponte prevedendo la necessità di manovrare il "reperto pistola" in maniera più sicura possibile da parte dei suoi superiori.

Gli elementi più importanti dell'intervista di Placanica sono due: uno solleva (almeno a chi sta scrivendo) molti dubbi, soprattutto per questioni temporali; l'altro invece lo considero l'elemento più attendibile e più importante di tutta l'intervista.

Placanica sostiene (come diversi di noi, tra cui Pillola Rossa e l'avvocato Menzione) che il corpo di Carlo sia stato sfregiato dopo la morte con una pietra poi posizionata ad arte di fianco al corpo per dare solidità alla tesi "lauriana" dell' "hai ammazzato tu con il tuo sasso". Mi piacerebbe molto poter usare le dichiarazioni di Placanica in un tribunale o in un libro di storia, ma purtroppo mi riesce difficile capire come Placanica abbia potuto vedere questi fatti quando sta andando dritto all'ospedale (arrivandoci per altro in orari abbastanza sospettosi, come sottolineato in Pillola Rossa, e diversi da quelli di Raffone). Mi sa che Placanica ha letto e/o sentito quello che stiamo scrivendo su siti e quotidiani circa il tentativo di far riaprire il processo, e gioca con il fuoco di una sua nuova imputazione per poter portare a casa ancora qualcosina dallo Stato. Mi spiace, ma io alla favola del Placanica che trova il coraggio per dire la verità non credo: il carabiniere Mario Placanica è un codardo e la sua storia degli ultimi anni ha ampiamente offerto prove circa questa tesi. Non ci credo che diventa leone in un giorno a caso del 2006.

Viceversa la cosa più interessante è la descrizione dell'accoglienza che Placanica riceve quando rientra in fiera: Placanica viene festeggiato, viene considerato finalmente un iniziato della "setta degli assassini" con tanto di basco dei Tuscania come trofeo. Gli sbirri sono entusiasti in fiera della morte di Carlo Giuliani, e questo è un dato che per la prima volta esce dalle labbra cucite dallo spirito di corpo delle forze dell'ordine italiane. La descrizione, seppur sommaria, che Placanica fa di quello che accade quando rientra in fiera, il ruolo di Cappello e di Truglio, combaciano molto bene con la percezione di sé che le forze di polizia e i carabinieri ostentano nei loro forum e nei loro organi di rappresentanza (vedi l'ultima indignitosa manifestazione del SAP): non tutori dell'ordine, o operanti della prevenzione di ciò che può mettere in pericolo la vita o la salute altrui, ma pedine di un potere molto poco democratico e nemici giurati di tutta una fetta della società che li circonda.

La speranza è che la somma del rimosso genovese e della flagranza di questa rappresentazione contenuta nelle scarne parole di Placanica siano sufficienti a svegliare molte persone che continuano a rivolgersi al poliziotto che passa sotto casa loro come se fosse un amico e non come se fosse qualcuno che si percepisce come un elite militare distaccata dalla necessità di comprendere la società nella quale vive, come l'unico depositario di un potere armato per nulla aperto al confronto e alla democrazia. Poi il problema sono due slogan su Nassirya….. mah….

 

 

  1. Franti
    14 Dicembre 2006 a 1:19 | #1

    Ciao vecchio,
    concordo praticamente in tutto con la tua visione sul fatto. Sono di gran lunga più interessanti gli elementi di contesto diretto vissuti dal tipo, piuttosto che il racconto di fatti che non puo’ aver materialmente visto, ma che ha saputo dopo, spesso molto dopo.
    Putroppo il tipo ha solo un pulsante acceso/spento, o tace troppo su quello che sa o parla troppo di quello che gli hanno raccontato. Vie di mezzo, tipo dire solo quello che ha visto, non ci sono….

    Ciao.

  2. clara
    25 Dicembre 2006 a 18:24 | #2

    Secondo me non avete capito granche’ di tutta la storia Placanica ,non do nessun giudizio per quello che avete scritto ,ma le persone purtroppo se non si conoscono da vicino e sopratutto se non si vive questo dramma in prima persona giustamente si puo’ giudicare,,,

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