La terra della mia anima
Ho cercato per mezz'ora online traccia di una recensione che avevo letto dell'ultimo libro di Massimo Carlotto, La terra della mia anima. Ho scandagliato google, il sito dell'autore, i siti di narrativa che seguo di più, la mia mailbox… Poi come al solito il cervello si dimostra ancora l'archivio più efficace, perlomeno in termini di correlazione di informazioni.
Nell'ultimo numero di Nandropausa, la 'zine letteraria di Wu Ming, c'è infatti un articolo sul libro che parla dell'effetto IBS (così definito da Gianni Biondillo), ma che soprattutto contiene la definizione esatta del libro: "Ben lungi dall'essere un'operazione "esclusivamente commerciale" (è anzi probabile che molti lettori di Carlotto, anche del "nocciolo duro", abbiano storto il naso), La terra della mia anima è un pegno, è il mantenimento di una promessa a un amico che muore."
Il libro di Carlotto non è un libro di Carlotto, non è un suo romanzo. La terra della mia anima è una dichiarazione d'amore, pura semplice e genuina, un atto di una bellezza rara, in questo pezzo di storia del mondo che ci apprestiamo a vivere tutti i giorni. Mi unisco a WM e Toni, levandomi il cappello che non porto mai.