Home > concrete, movimenti tellurici > Lo sgombero della stecca: una vicenda emblematica nel cuore di Milano

Lo sgombero della stecca: una vicenda emblematica nel cuore di Milano

17 Aprile 2007

 

La Stecca degli Artigiani è una struttura di oltre cento anni fa nel cuore di Milano, in quartiere Isola, a un passo dal centro, un tempo uno degli epicentri della ligera milanese (la piccola criminalità che sbarcava il lunario in maniera non esattamente legale :), più recentemente luogo simbolo delle trasformazioni della città in piena gentrification.  Stamattina i locali della Stecca sono stati sgomberati dalle forze dell'ordine e sono in corso la demolizione della struttura. Al momento in cui scrivo si salva solo la porzione dove ha sede la locale sezione del Partito della Rifondazione Comunista, ma neanche loro erano molto certi di sopravvivere all'operazione (e in ogni caso la loro permanenza cambierebbe poco rispetto alla riflessione che sto scrivendo).

All'interno della Stecca dagli anni Ottanta in poi si sono insediati artisti e artigiani, che vi svolgevano i lavori più diversi. Negli ultimi anni molti degli artigiani hanno abbandonato lo stabile in cambio di luoghi più decentrati e meno pregiati in una non-trattativa con il Comune di Milano. A loro sono subentrate associazioni che si occupano del sociale (dall'aggregazione all'insegnamento per stranieri, passando per molto altro), gruppi informali, e singoli. 

Negli ultimi pochi anni la vicenda della Stecca ha subito un'improvvisa accelerazione, dovuta alle mire speculative nei confronti di un'area molto appetibile di un quartiere ancora popolare, inopinatamente (secondo il Comune) dedicata a un giardino e a un non-luogo come la Stecca "occupata abusivamente". Tutta l'area infatti è interessata dal progetto relativo al nuovo centro direzionale amministrativo in cui la Regione si trasferirà lasciando il Pirellone vuoto e privo di utilizzo (uno si chiederà legittimamente perché non rimangono lì, ma le sue domande sono destinate a non ottenere risposta). Più in generale il quartiere Isola è interessato da un processo di trasformazione nel complemento al nuovo settore moda che sorgerà nell'adiacente Garibaldi-Repubblica. Tutto questo firmato Comune di Milano e Hines Italia (il buon Manfredi-Catella…..).

La vicenda degli ultimi anni della Stecca degli Artigiani e delle lotte per salvarla o/e per spartirsela sono emblematiche delle trasformazioni di Milano, della sua lenta ma inesorabile discesa nella terra dei senza anima, nel luogo in cui chi vive una strada preferisce vendersene i marciapiedi che continuare a viverci dignitosamente.

In un primo tempo si sono costituite diverse associazioni, ognuna con la propria agenda circa il significato della frase "salviamo la Stecca e il quartiere": dal Comitato dei Mille che voleva trasformare l'area in una zona per benpensanti e bambini, all'Isola Art Center che voleva aggiungere a quel progetto un museo d'arte moderna ovviamente gestito da loro, fino ad arrivare a soggetti più o meno autorganizzati che non hanno mai saputo esprimere una progettualità politica su quell'area ma un generico sostegno a questa o quella associazione, e al Rifondazione Comunista, che cercava di essere eletto dagli altri occupanti rappresentante delle istanze in sede politica, poco interessato tutto sommato a cosa poi effettivamente serviva o meno al quartiere, o a realizzare un proprio progetto.

Tutte queste idee divergenti hanno fatto finto di convivere fino a che i tempi non si sono fatti stretti, facendo finta di non vedere come la struttura veniva sempre più lasciata a sé stessa, e in particolare alle varie comunità di migranti che ne hanno fatto il loro fortino (in buona parte non con fini edificanti, ma come ben difendibile ghetto autocratico e insofferente alla vita del quartiere che non fosse quella dei propri clienti affezionati). In buona sostanza anche i gruppi di senegalesi, rumeni, latinoamericani e arabi che si sono in diversi tempi insediati nel luogo non hanno pensato nient'altro che a farsi i propri giri, noncuranti di quanto sarebbe durata la situazione e perché. I soggetti autogestiti hanno fatto finta di non vedere la situazione che degenerava, anche perché parte di quel parco clienti che tanto vituperavano e soprattutto perché figli di una generazione del pensiero debole che prima di prendere in mano la situazione ci pensa sempre un paio di volte di troppo. I soggetti "istituzionali" o "compatibili" hanno semplicemente dato le chiavi alla DIGOS per fare un paio di interventi che hanno solo contribuito ad avvelenare gli animi.

A ridosso del momento dello sgombero ognuno poi ha giocato per sé: i migranti si sono barricati, un po' di folklore atavico non guasta mai; i soggetti autogestiti e le associazioni più giovani hanno creato una associazione di associazioni e hanno messo sul piatto un accordo con Manfredi-Catella per degli spazi pulitini-pulitini post delenda Stecca; PRC e Isola Art Center (sicuri che dopo la Stecca a soggetti così affermati uno spazio non sarà certo negato) hanno scelto la linea dei pasdaran, non si capisce se per mettersi a posto la coscienza o per convenienza di immagine. 

A questo punto mi odieranno tutti, ma una volta tanto cerchiamo di vedere le cose come stanno e di capire che questo sgombero è una sconfitta per tutti, che segna l'inizio della fine del quartiere per come l'abbiamo conosciuto, molto più che i reiterati sgomberi di Reload, dello sgombero di Metropolix, di quello di Garigliano per pochi soldi, e della trasformazione del tessuto sociale del quartiere in un luogo privilegiato da fighetti (si spera che la gente che vive in Isola sia più resiliente dei suoi luoghi simbolici). Questo sgombero è una sconfitta ed era ormai inevitabile: la gente del quartiere aveva abbandonato la Stecca vinta dagli scazzetti per interessi particolari dei vari soggetti coinvolti, vinta dalle sensazioni di degrado della propria pancia, dalla logica culturale monotematica con cui i media l'avevano imbastita e che chi vive il quartiere in maniera politicamente vivace non aveva saputo destrutturare. E il Comune non deve essere certo stimolato negli interventi manu militari.

La fine della Stecca è emblematica delle trasformazioni nel cuore di Milano, sempre più città vetrina, spossata e spogliata della propria anima a favore di soldi effimeri e progetti ancora meno credibili di magnifiche sorti e progressive, sempre più vessata dall'incapacità politica e materiale di chi crede che il mondo possa funzionare secondo logiche di cooperazione e di solidarietà, e non secondo logiche di conquista e di violenza.
La Stecca degli Artigiani l'abbiamo persa noi, chi ha fatto troppo poco, e chi non ci ha pensato abbastanza, chi ha aspettato che qualcuno trovasse una soluzione per lui, e chi ha cercato soluzioni solo per sé stesso o poco più. L'inesorabile mortificazione di un quartiere vivo e splendidamente contraddittorio lascerà un vuoto che sarà difficile colmare e di cui nessuno di noi si preoccuperà seriamente fino a che non si sarà spalancato sotto i nostri piedi. 

Quando camminando per via Borsieri troveremo solo vetrine fredde e lucide, e non vedremo più la gente che attraversa la strada sorridendo e chiacchierando, ci accorgeremo di quanto amavamo quei luoghi e ci sentiremo solo un po' più stupidi del solito, continuando nella nostra incanalata e scialba vita quotidiana. A meno che ogni giorno non ricominciamo a  pensare come convincere tutte le persone con cui viviamo quelle strade che il posto in cui camminiamo non è di nessun altro se non nostro, che la risoluzione dei problemi di un luogo sta nella capacità di assumersene la vita, e che l'intervento di chi gestisce già malissimo l'intera città e il complesso della nostra vita, non potrà che peggiorare la situazione.  

Categorie:concrete, movimenti tellurici Tag:
  1. m
    18 Aprile 2007 a 15:27 | #1

    Ma dai… non ci credo che difendi quel posto e quel che era diventato.
    Ci facessero anche una discarica di rifiuti sarebbe meglio di quello che c’era.
    Ho una domanda per te : “Da quanto è che non entravi nella stecca???”
    Credo che il quartiere potra solo trarre beneficio dallo sgombero, e il prossimo passo è lo sfratto dei tuoi ex-amici di pergola, anche li oramai non c’è più nulla di positivo… L’anno scorso era già iniziato Just Jazz Juice, il teatro nel cortile… Oramai c’è solo la disco e il postello (e anche sull’utilizzo di entrambi si potrebbe discuterne)

  2. nero
    18 Aprile 2007 a 15:36 | #2

    io non difendo la stecca per quello che è diventata. non ci entro da almeno un anno perché era diventata una merda, una scusa per il ritorno individuale di chiunque ci fosse rimasto (politico, economico o di altra natura). io difendo la stecca per quello che avrebbe potuto essere e per quello che rappresenta la sua vicenda (incluso il trasformarsi in una discarica).

    Il quartiere nel breve termine si rallegrerà dello sgombero, ma il problema è che sul medio termine, quando i giardini di confalonieri saranno pattugliati dalle guardie di Catella e potrai entrarci solo se sei accreditato, non penso che sarà poi così felice di tutto quello che lo sgombero significa.

    su pergola, a cui ho dedicato tre anni di vita (penso cercando di farle dare il meglio, senza falsa modestia), ho gia’ detto tutto quello che dovevo dire. anche quello e’ diventato un luogo del ritorno personale, privato e privatistico. Se lo sgombereranno anche in quel caso lo riterrò una sconfitta rispetto a quello che avrebbe potuto essere (e mi spiacerà molto per quelle 4-5 persone che ci hanno creduto molto anche adesso che crederci è al di là di ogni ragionevole aspettativa [niki, nastro, ale, chiara, marina, marvin, e un pugno di persone che ancora realizza qualche progetto di valore lì dentro (narima, diego, e i teatranti ad esempio, o i pornflakes)]).

    adesso un altro bel flame, mi raccomando! 🙂

  3. 18 Aprile 2007 a 19:18 | #3

    ciccio, ricordati il libro domani.
    In generale sono d’accordo con il tuo discorso, però (non so in pergola o in breda ai tempi, io parlo di bulk/metropolix times ago) il “germe” dell’individualismo era già presente quando si parlava di macchine desideranti o “produzione di senso”. Poi, la deriva è stata incontrollata.
    Sulla stecca (avendola vista con occhio esterno) mi sembra che il discorso privato&privatistico sia + o meno sempre esistito in qualche modo. Il fatto di aprire due bar contemporaneamente, a casa mia si direbbe in concorrenza, senza nessun valore aggiunto all’alcool ne era la dimostrazione. Oltretutto, magari mi sbaglio, ma non credo abbiano mai avuto dei momenti periodici di ritrovo (aka assemblee), a riprova del bisogno di “ritorno personale”. In realtà, questo del ritorno personale è un discorso vecchio che già facevamo e che mi è sempre suonato stonato (tant’è che di ritorni personali, tolti alcuni amici, non ne ho avuto. Ma me li faccio bastare), solo che ho sempre pesnato di essere io a sbagliarmi.

  4. nero
    18 Aprile 2007 a 19:27 | #4

    mi ricordo tutto, fides…

    la questione della macchina desiderante o della produzione sociale e la questione del ritorno non sono cosi’ strettamente legate come tu dici.
    io, si sa, sono un individualista cosmico, ma questo non mi impedisce di capire il limite tra progetto collettivo e investimento/ritorno individuale (“non c’e’ rivoluzione senza investimento libidinale”, ndp).
    io penso che la deriva verso il semplice ritorno personale sia stato un processo complesso che non si puo’ riassumere cosi’ ad minchiam, individuandolo in una carenza assembleare o in una apertura in concomitanza di diverse attività.

    Secondo me va analizzata la capacità di produzione sociale vs consumo sociale di un luogo, la sua capacità di confronto ed elaborazione collettiva, la sua voglia di verifiche e progettualità politica a tutto tondo. Cosa che è ormai una specie di bestemmia per quanto riguarda gli ambiti autorganizzati (e non solo).

  5. bitnix
    20 Aprile 2007 a 16:47 | #5

    Non sono molto d’accordo con l’analisi della situazione che fai. La stecca ha rappresentato un’esperienza difficile e faticosa che ha saputo mettere in piedi una rete di soggetti che con l’obiettivo comune di trasformare il garibaldi-repubblica ha espresso attività e modalità diverse di porsi (due bar, ma con prezzi allineati e spese comuni per la riqualificazione degli spazi).
    Alcuni gruppi sono nati dentro la stecca, altri l’hanno attraversata, altri ancora hanno organizzato solo un’iniziativa.
    Una realtà composita e innovativa, oggi la conquista di spazi “pulitini” non è delle associazioni che ci entreranno ma del quartiere e della città, spazi in comodato d’uso gratuito dedicati all’aggregazione e alle progettualità dal basso. E una posizione strategica per continuare a influenzare il mostro garibaldi repubblica.
    L’invito è di provarci, di rimettere energie pensieri progettualità in un contenitore ancora più difficile per la storia che rappresenta.

  6. ferna
    21 Aprile 2007 a 16:17 | #6

    Ma stanotte ci sono passato e c’era un rissone mostruoso…
    Ma cosa sta succedendo?
    Pazzesco!!!

  7. nero
    21 Aprile 2007 a 17:14 | #7

    le risse non sono mai state un optional in pergola, ma una feature. nelle fasi migliori dopo un paio di risse serie la situazioni veniva stabilizzata grazie a un complesso connubio di interventi in quartiere, discussioni con varie comunità presenti e un po’ di mazzate. nelle fasi peggiori si protraevano infinite, nella incapacità collettiva di fare fronte comune (io tengo il tipo fuori, quello dopo di me che fa il turno in cassa a 25 euro a serata di stipendio forfait non ha voglia di litigare e lo lascia passare salvo poi doverlo scaraventare fuori da bomboclat perché importunava le persone…. PIETA’).

    non saprei che cazzo è successo di preciso questo w-e.

  8. 22 Aprile 2007 a 5:32 | #8

    “…Isola Art Center (sicuri che dopo la Stecca a soggetti così affermati uno spazio non sarà certo negato…”

    parafrasando questa tua affermazione ti vorrei far notare che se non hai mai frequentato veramente IAC allora e’ solo percio’ che puoi permetterti di fare tali insinuazioni.
    IAC ha rifiutato fino ad oggi 21.04.2007 TUTTE le proposte di collocazione alternativa presentate dal Sig. Manfredi Catella.
    Solo per fare chiarezza. Se vuoi maggiori info c’e’ un sito: http://www.isolartcenter.org e peccato che tu abbia perso l’ultima mostra.

  9. nero
    22 Aprile 2007 a 19:45 | #9

    so benissimo che ha rifiutato tutte le collaborazioni con Manfredi Catella. So altrettanto bene che questo è avvenuto dopo una fase in cui l’IAC e il Comitato dei Mille sembravano in perfetta dirittura d’arrivo per essere i depositari del futuro progetto (con tanto di incontro con il progettista belga dell’ambaradan). Come so che quando ci furono le famose retate all’interno della Stecca per risolvere il problema spaccio che non si era affrontato in maniera (auto)organizzata prima, non si capisce bene come le ffoo siano entrate alla Stecca chiusa nottetempo…..

    Dopodiché ognuno ha i suoi gusti: a me gli artistoidi non mi piacciono, non so cosa farci, e chi vivrà, vedrà.

  10. davide
    22 Aprile 2007 a 22:10 | #10

    Dopo lo sgombero della Stecca ed i fatti di venerdì sera la tensione in quartiere è a dir poco alta!

  11. nero
    25 Aprile 2007 a 17:38 | #11

    ho cancellato una serie di commenti che come giustamente diceva qualcuno fanno rimpiangere il newswire di indy per la loro inutilità.
    mi piacerebbe che le persone che seguono questo blog e ritengono interessante commentare prima di tutto raccontassero dei fatti e poi ci aggiungessero la loro opinione in una forma che consente la discussione (vale per quelli che amano sputare sentenze come per quelli che si sentono sempre assolti a priori).

    Per la cronaca: venerdì sera davanti a pergola si è scatenata una rissa tra gli spaccia reduci dallo sgombero della stecca in cerca di un nuovo mercato e i pergolani che abbastanza ovviamente non volevano essere individuati come il proseguio della stecca. Gli spaccia sono arrivati a fare i gradassi armati di lame e c’e’ chi dice anche un ferro (come è già accaduto in passato peraltro), i pergolani sono usciti a difendere lo spazio con scarsi risultati.
    Sabato la cosa minacciava di ripetersi se non fosse che gli sbirri hanno deciso di fare un presidietto in piazza Archinto blindandosi gli spaccia (dopo averli tollerati da tre anni a questa parte come fonte di comoda gazarra nel quartiere).

    Ora il problema non è chi ha chiamato gli sbirri, chi è stato difeso o attaccato. Il problema è che il quartiere non ne può più e l’inerzia delle forze dell’ordine ha creato, come era nelle intenzioni, una richiesta di intervento dettata dall’esasperazione e dall’abitudine del quartiere a non gestire in prima persona i problemi.
    D’altronde negli ultimi tre anni chi ha provato a risolvere il problema (con buone e cattive) si è scontrato con lo stesso atteggiamento tra molti dei compagni che hanno attraversato le esperienze del quartiere: non so quante volte mi sono trovato a cacciare fuori un coglione a bastonate per poi vedere che chi si stava facendo il turno a 25 euro in cassa per bomboclat lo lasciava passare perché non aveva voglia di litigare; non so quante volte ho rincorso la gente fino in piazza che mi puntava addosso lame e pistole (una volta sola) per poi scappare come un coniglio; non so quante volte appena ho cacciato tutto gli spaccia da pergola ho visto gente che stava dietro il bancone con me andare ad acquistare.

    Come dissi all’epoca forse era meglio un intervento coraggioso, come l’apertura di un coffee shop interno a pergola che andasse a vantaggio economico di tutto lo spazio e che offrisse cose buone e a buon prezzo, che non la dimostrazione reiterata di una pavidità e di una incoerenza che adesso si paga caramente in tutto il quartiere.

    Su come è stato gestito in stecca ho già detto e non mi dilungo. Ma piangere sul latte versato è privo di senso. Al momento vedo molto difficile una risoluzione mediata e non conflittuale (in ogni senso: ffoo vs compagni vs spaccia; quartiere vs spaccia; spaccia vs spaccia; ecc ecc) del problema. Bisognerebbe riuscire a risvegliare il quartiere e spiegare a tutti che non è affidandosi agli sbirri che la questione si risolve, dato che da che mondo e mondo questo significherà semplicemente che le solerti ffoo sceglieranno chi lasciare (in quanto ruffiano e disposto a collaborare) e chi schiacciare (in quanto rompicoglioni).
    Quasi quasi tocca sperare che la criminalità non legata allo spaccio del quartiere si rompa i coglioni e risponda pan per focaccia. Ma lo scenario da Fa la cosa giusta non è esattamente entusiasmante….

  12. nicola
    25 Aprile 2007 a 21:20 | #12

    “Quasi quasi tocca sperare che la criminalità non legata allo spaccio del quartiere si rompa i coglioni e risponda pan per focaccia. Ma lo scenario da Fa la cosa giusta non è esattamente entusiasmante….”
    sinceramente da quello che ho visto io dalla stecca (lame e cannoni purtroppo non si sono materializzate solo in pergola) la criminalità in quartiere sullo spaccio ci naviga e sguazza, i ragazzi africani che ci minacciano sono solo la manovalanza. E mi pare che dalla parte delle istituzioni ci sia una sorta di “non ho visto niente” per non insinuare una collaborazione da complottista.
    comunque oggi, 25 aprile, stanno demolendo la prima metà di stecca (dalle scale a controprogetto). Bel modo che hanno gli americani di festeggiare la nostra liberazione, strano che gli agenti privati non ci offrano cioccolato e sigarette… 🙁

  13. Giuseppe
    27 Aprile 2007 a 22:59 | #13

    Ciao ragazzi sono un abitante del quartiere Isola,ed ormai la situazione con gli spacciatori è diventata insostenibile.Le istituzioni credevano che abbattendo la STECCA tutto sarebbe finito,invece,ovviamente non è stato così.Dispiace che gli spacciatori abbiano attaccato il centro sociale Pergola ormai storico nel quartiere Isola.Spero solo che riuscirete a difendere i vostri spazi come avete fatto venerdì scorso…e spero anche che voi rimaniate a lungo nel quartiere Isola,ormai siete rimasti solo voi come centro sociale nella zona Isola…..è proprio questo il problema!Riuscirete a resistere alle pressioni immobiliari che ci sono nella zona?Ho anche sentito che il vostro contratto scadrà nel 2007 ed avete un ordine di sfratto…spero che queste voci non siano fondate…..un saluto da un abitante in Isola.

  14. giampy
    28 Aprile 2007 a 11:12 | #14

    Abitante dell’isola, ma eri ubriaco quando hai postato? O non abiti all’isola, o rimani chiuso nella tua casetta di ringhiera.
    Se esci e parli con la gente, saprai che l’isola e la gente che la abita ODIA la pergola e i pergolani, altro che “centro sociale storico”.
    Del resto, cosa ne ottiene il quartiere (mi viene ancora da ridere… ma dove abiti, in quale via dell’isola???) della presenza di questo gioiello che “speri che rimanga a lungo”???
    Puzza di piscio insostenibile, spazzatura, vomito, bottiglie per le strade.
    Casino insostenibile ogni notte o quasi. Magari a te sono cose che piacciono, ma devi essere veramente un cropofago, fatti curare…
    Comunque ti tranquillizzo io : non andranno via, sei contento?

    PS: Per la questione spaccia-pergola, nero… beh…è inevitabile che si siano applicati due pesi e due misure da parte delle ffoo… i tuoi ex-amici evidentemente hanno agganci e sono intoccabili…

  15. nero
    28 Aprile 2007 a 14:02 | #15

    Per giuseppe: il contratto di pergola è scaduto il dicembre 2006. Non ho notizie circa un parziale temporaneo rinnovo di sei mesi. Da anni si cerca di far partire una campagna per rilanciare pergola, l’idea di uno spazio libero e le risorse economiche necessarie. Chi ha avuto buone idee non ha avuto abbastanza energie o determinazione. Chi non ha avuto idee… beh… che te lo dico a fare?

    Per giampy: la verità su pergola e il suo ruolo in quartiere sta tra te e giuseppe. Esattamente in mezzo: alcune cose non vengono sopportate, soprattutto dopo che il rapporto reale con le persone è scomparso (nell’ultimo anno). Fino a che chi viveva pergola era parte integrante delle relazioni di quartiere allora molti “eccessi” erano accettati con tranquillità. adesso evidentemtne la gnete non trova nelle relazioni con chi vive pergola un controbilanciamento sufficiente.

    quanto ai due pesi e due misure: i ganci non ce li ha nessuno, purtroppo o per fortuna, vedi tu. Il punto è che sbirri e compagnia varia hanno i loro interessi e sanno come costruire le condizioni migliori per realizzarli. La dietrologia fa male, soprattutto quando infondata. Forse servirebbe maggiore intelligenza nel leggere i rapporti reali tra gli eventi e le persone.

  16. Isola
    19 Aprile 2008 a 11:30 | #16

    E invece si` che hanno agganci, e anche in alto, quelli del Pergola. Gli intoccabili che si autoconcedono la liberta` di insozzare, urlare, picchiare, incuranti del quartiere che li circonda (centro sociale? Mai visto un centro sociale dove per entrare devi avere la parola d`ordine. Quello e` un centro Asociale). Provate per sfizio a chiamare vigili, carabinieri, polizia, guardia a cavallo…. Intoccabili, anche avanti a referti medici di nasi rotti e costole incrinate.
    Spero solo che se ne vadano quanto prima, ma temo che giampy abbia ragione.

I commenti sono chiusi.