L’assurdo mondo della giustizia a senso unico
Oggi altro capitolo di processi e sfighe. Ma vale la pena parlarne un attimo, perché rasenta l'assurdo e rappresenta perfettamente lo status quo di giustizia e democrazia nel paese.
Durante le udienze dedicate al processo San Paolo, per gli eventi in cui compagni e compagne furono selvaggiamente picchiati nel pronto soccorso in cui aspettavano di apprendere la notizia della morte di Dax, uno degli sbirri venuti a testimoniare riconosce tra il pubblico qualcuno che assomiglia a uno dei presenti ai fatti della notte in esame. Immancabile la solerzia dei carabinieri che a fine udienza identificano un po' tutti i presenti con la scusa di adempiere al loro dovere/piacere.
Giova ricordare che in quel processo i tre imputati tra le forze dell'ordine (uno riconosciuto come recante una mazza da baseball fuori ordinanza con cui picchiava le persone e al momento del processo in carcere per aver partecipato a un giro di cocaina; gli altri due immortalati da un vidoe mentre pestano uno degli imputati "attivisti" a terra inerme) sono stati assolti o condannati a pochi mesi per abuso d'ufficio, mentre dei quattro compagni imputati tre sono stati condannati a due anni e rotti per resistenza aggravata. Già questo fa ribollire il sangue, ma non fermatevi qui.
Lo sbirro delatore in questione si chiama Tarantino, ed è di stanza nel commissariato Garibaldi-Repubblica, guarda caso quello che include anche Pergola nelle sue ronde, e guarda caso è proprio lì che ha visto l'individuo presente nel pubblico, pensando bene di farsi una bella risata alle spalle della giustizia.
Infatti il soggetto nel pubblico il giorno del San Paolo era a Roma, ma l'ispettore Tarantino lo indica come presente a Milano. Qualsiasi pm di buon senso avrebbe mollato lì la questione, ridicola in sé, ma non Gittardi, che decide di insistere e di portare a giudizio anche la persona presente tra il pubblico con come unica prova la parola di uno dei poliziotti presenti quella sera di picchiatori al San Paolo e chiaramente in grado di aver visto molte altre volte la persona in questione in altri contesti.
In un paese democratico la parola di uno sbirro non vale di più di fatti e parole di persone normali. In Italia non è così, e oggi una persona totalmente innocente rischia di essere condannato per fatti a cui non era presente, solo per la voglia di piccola e miserrima vendetta di un pusillanime in divisa e per la miopia di un pm tutto d'un pezzo ma di poca lucidità.
Questi eventi sono quelli che ti fanno venire voglia di avere un unico approccio con le forze dell'ordine, e non certo improntato al dialogo. Police par tout, Justice nulle part.
quando mi ha raccontato la storia, mi sembrava quasi da fantascienza. L’unica volta che ho sentito una cazzata tale era per il 10 settembre 1994, con la differenza che in quell’occasione rimase solo a livello di minaccia sbirresca. Sempre peggio…
Secondo: ho finito un certo libro, siccome la “recensione” potrebbe essere lunghetta, devo ancora decidere come mandartela (e prima dovrei anche scriverla!)
mandala a me oppure pubblicala sul tuo blog, o magari ricorda a giulio che mi aveva promesso uan recensione su vita mai fatta, oppure ancora…
almeno ti è piaciuto?
🙂