Genova non è finita… e due
Nuovo articolo per nazione indiana, mentre oggi si sono espresse le difese per gli imputati per i fatti dell'11 marzo a Milano. Un 2007 maledetto nei tribunali. Vi copio qui l'articolo per nazione indiana, e vi rimando al mio socio per il riassunto dell'udienza per l'11 marzo, mentre su supporto c'è la trascrizione completa. PS: lo stato, tanto per confermare da che parte sta ha chiesto 2 milioni e mezzo di euro di danni a 25 persone imputate per devastazione e saccheggio. come se la galera non bastasse.
Genova non è finita – 2
Sapevo che ottobre non sarebbe stato un mese entusiasmante per
seguire i processi genovesi, ma saperlo non aiuta a reprimere le
emozioni che ascoltare ogni martedì e ogni venerdì i pubblici ministeri
Anna Canepa e Andrea Canciani mi provoca. Il mese di ottobre è stato il
mese che i pm si sono presi per rileggere i fatti di Genova a modo
loro, per riuscire a presentare al mondo la loro versione della storia,
la loro versione della verità, dei torti e delle ragioni. Non c’è
bisogno di dire che non è la stessa che ho vissuto io. O voi.
Le loro conclusioni sono più eloquenti di ogni altra cosa: “chiamiamo
genova per quello che è stata, devastazione e saccheggio.” In termini
di richiesta di condanna vuol dire pene dai 6 ai 16 anni per le 25
persone che l’accusa di Genova ha ritenuto responsabili di tutto ciò
che è accaduto a Genova. Vuol dire che persone che sono ritratte in
decine di foto mentre non fanno nulla o tutt’al più lanciano due sassi
dovrebbero essere condannate secondo l’accusa di Genova a tanti anni
quanto la Franzoni per aver ammazzato suo figlio piccolo. Il bello è
che mentre parlano i pm si vede che si sentono i portatori di una nuova
morale nelle lande devastate e saccheggiate della storia italiana.
Una nuova interpretazione del diritto che si riassume nella frase: “la
responsabilità morale in questi casi è più importante della
responsabilità materiale”. Quanti di voi si sentono “moralmente”
responsabili di Genova? o anche solo “politicamente responsabili”?
Ecco, tutti noi, tutti, secondo questi pm dovremmo essere imputati di
un reato che risale all’anteguerra e che dovrebbe portarci anni in
galera. Tanti anni.
Una nuova interpretazione della storia e del buon senso quando Canepa e
Canciani si soffermano su quei giorni: “le persone hanno
deliberatamente scelto di proseguire gli scontri. Dopo la prima carica
contro le tute bianche, ad esempio, che comunque e’ stata breve e non
particolarmente violenta, potevano sempre tornarsene indietro e
eventualmente denunciare le violenze di cui sono stati testimoni”.
Oppure: “le forze dell’ordine possono aver sbagliato a decidere la
carica, ma quando hanno deciso, hanno agito coerentemente e non
particolarmente male”. E ancora: “alla fine dobbiamo ricordare che i
cassonetti le persone li hanno messi in strada ben prima che i blindati
caricassero a folle velocità, cosa che comunque è avvenuta solo due o
tre volte”. I pm, gli uomini nuovi della verità e della giustizia,
stanno minimizzando tutto quello che hanno combinato le forze
dell’ordine in una delle loro più note e più terribili debacle.
Il colmo lo raggiungono quando per lavarsi la coscienza, i pm si
auspicano che “la medesima severità che stiamo chiedendo sia usata nei
confronti dei massacri compiuti dalle forze dell’ordine e che vanno
condannati”. Penso che il problema sia di intendersi sul termine
massacro, e forse anche sul termine ordine. Perché secondo i pm quelli
compiuti sotto i portici di via Gastaldi a Genova, o nel cortiletto
della Metalfer, o durante la carica di via Tolemaide, o il sabato
pomeriggio sul lungo mare, non sono massacri, ma legittime cariche per
disperdere i facinorosi. E sempre secondo i pm “tutela dell’ordine
pubblico” vuol dire anche quello che si è fatto a genova, “forse era
meglio lasciare tutto in mano ai manifestanti, qualcuno ci vorrà dire!”
– ha gridato Canciani. Io penso per un’istante che se fosse stato
lasciato fare ai manifestanti ci si sarebbe limitati a un po’ di reati
contro il patrimonio. E continuo a pensare che qualche vetrina
spaccata, qualche auto bruciata, non valgano la vita di una persona.
Perché continuo ad arrovellarmi e non riesco a capire come si possa
mettere le cose sullo stesso piano. Come sia possibile che i pm che
hanno raccolto la testimonianza di Placanica, continuino a ritenere
legittimo quell’atto e non la resistenza di centinaia di migliaia di
persone. Come sia possibile che uno dei pm chiamati mentre si stava
procedendo alla operazione alla Diaz, abbia il coraggio di chiedere
giustizia per quella notte. Perché poi il vero problema è che questi pm
sanno benissimo che i reati con cui si stanno imputando i poliziotti
nel processo Diaz si prescriveranno nel 2009, come anche quelli del
processo di Bolzaneto, mentre il reato dell’articolo 419 del codice
penale, devastazione e saccheggio, si prescriverà nel 2024. E sanno
anche che non esiste il reato di massacro, o anche solo la volontà di
trasformare delle condanne in qualcosa di realistico e politicamente
significativo.
Per settimane ho passato e ripassato questi pensieri, accorgendomi che
tutti intorno a me continuano a pensare che un delitto contro una cosa
è peggio di un delitto contro una persona, e che per questo 25 persone,
prese a caso tra 300.000 manifestanti paghino per tutti.
Chiamiamo Genova per quello che è stata: una rivolta; qualcosa che ha
gelato il sangue nelle vene del potere. E l’acrimonia dei pm nella loro
requisitoria finale, la loro voglia di passare alla storia e di punire
severamente chi sono riusciti a trovarsi per le mani, è la
testimonianza più efficace della voglia di vendetta che anima chi si
sente il cuore e il guardiano di un sistema che chi era a Genova voleva
combattere.
Non è ancora troppo tardi per far sentire la nostra voce e dimostrare che Genova non è finita.
[un appello qui]