Home > cinema > Into the wild

Into the wild

5 Febbraio 2008

Riprendo la sana abitudine di postare delle pseudo recensioni di libri che leggo e film che guardo, vediamo quanto mi regge (dipende soprattutto da cosa accade al contorno :).


Into the Wild
è un film che si fa guardare con piacere, anche se mi aspettavo molto di più. Gran parte dei meriti del film stanno nella sceneggiatura che non è originale, e quindi di fatto non stanno nel film, ma in cosa l’ha ispirato: una storia molto americana e molto umana, nel senso di atavica, la ricerca dei limiti dell’essere umano in una società che questi limiti li ha nascosti e li nasconde quotidianamente per illudersi di essere immortale. Tutto il resto del film, che dovrebbe fare la differenza con il libro da cui è tratto, e che è altamente consigliabile, non spicca il salto necessario.

Nel dettaglio, un po’ tutto sembra all’insegna dell’ostentazione di qualche tocco di pseudo sperimentalismo, abbandonato nel deserto dell’ordinarietà. La regia è modesta, e solo qualche accorgimento fa sorridere più che altro per la sua pretenziosità nel credere che risolleverà l’intero film e per la sua ingenuità: gli aerei che ci accompagnano tutto il film e che continuano a sottolineare la distanza tra quello che il protagonista cerca e la sua reale condizione. La fotografia è interessante per le parti dinamiche (discesa nelle rapide, movimenti della camera e via dicendo) ma la parte paesaggistica, che dovrebbe essere la forza di metà del film, rimane un po’ appannata e priva di energia, almeno dal mio punto di vista, ma forse è una scelta di Sean Penn. La recitazione è ostentata e per nulla convincente: il protagonista sembra mettersi in mostra per diventare il nuovo River Phoenix, sorriso Durbans a denti bianchissimi e tre vestiti diversi al giorno anche quando è due anni che gira senza soldi per mezza America: un po’ inverosimile no? Ok, gli sponsor, ok, l’estetica americana, ma mi pare un po’ tirato. Il montaggio è interessante anche questo nella parte dinamica, ma per il resto non dice molto: anche gli inserti à la Tarantino 70s dei tagli verticali con diverse scene sembra più qualcosa che serva a dire "vedete anche noi possiamo fare le cose strane" che non una scelta stilistica. Che dire poi delle due volte in cui il protagonista guarda attivamente in camera, completamente estemporanee considerata la scelta del resto del film? Solo bah.

Come detto del film salvo decisamente solo la sceneggiatura (che ci evita la storpiatura del finale come accade in molti film targati USA) e la musica, il resto si aggira nei dintorni dell’appena sufficiente. Il film si fa guardare, e nel panorama delle schifezze che il cinema ci propina è ancora entro la soglia di dignità, ma si poteva fare certamente di meglio.

Voto: 6

Categorie:cinema Tag:
  1. 7 Febbraio 2008 a 10:27 | #1

    sulla recitazione del protagonista concordo abbastanza: in troppi momenti insegue il di caprio “disperato” senza averne minimamente la classe. peccato, perche’ sul resto del film invece ho un’opinione ben diversa. 🙂

I commenti sono chiusi.