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A Dirty Job (but someone’s gotta do it!)

14 Marzo 2008

 

Non conoscevo né Christopher Moore né la Elliot Edizioni, ma ultimamente notavo i libri di questa casa editrice nata nel 2007 sul banco delle novità: le copertine sono ben curate e non troppo costosi i libri (la rilegatura incollata non è il massimo, ma d’altronde da qualche parte bisogna risparmiare). Un Lavoro Sporco e Il Bosco delle Storie Perdute mi hanno incuriosito e ho deciso di vedere che cosa propone la Elliot nel catalogo: poche cose per ora ma buone, altamente raccomandabile.
Christopher Moore invece ho scoperto essere un autore molto sapido (come direbbe qualcuno di mia conoscenza che fa l’avvocato di professione e il finto sportivo di hobby), con un grande gusto per la battuta pronta e per gli accostamenti irriverenti. HO dato un’occhiata ad altri titoli della sua bibliografia e penso che leggerò anche altre cose a sua firma. La quarta di copertina nel dare una definizione dell’autore ci prende abbastanza: un incontro tra Stephen King e i Monty Python. E scusate se è poco.
A Dirty Job è un horror/fantasy di grande godibilità che parte da un’idea estremamente interessante e non banale, anche se costituisce un classico del genere: che forma ha la Morte, con la M maiuscola? Come funziona? C’è da dire che di horror decenti in giro se ne vedono veramente pochi e io quando ho voglia di un brivido mi devo rassegnare a riprendere cose con minimo 20 anni sulle spalle, ma devo dire che Chris Moore ha grande talento. La trama scorre via veloce (forse un po’ compressa dalla metà del libro in poi, lasciandoti la voglia che l’autore si fosse preso più tempo), ma forse è meglio così, perché un horror sarcastico di 1200 pagine potrebbe essere indigesto, mentre le 400 del libro si reggono bene. Chris mi dà l’idea di un tipo con mille idee, che a un certo punto deve per forza passare da una all’altra, e quindi chiudere quello che sta scrivendo per pensare alla prossima cosa. Forse sarebbe valsa la pena di farne una mini serie per dare più spazio ai fenomenali personaggi del libro: il mio preferito manco a dirlo è Verde Menta 🙂
Moore ha talento per trasferirti le emozioni dei personaggi, per strutturarli e renderteli familiari, qualcosa che a me devo dire non riesce granché bene, e i dialoghi nel testo sono fantastici. Devo dire che l’ho apprezzato molto e che lo consiglierei a tutti. Adesso vedrò di trovare qualcos’altro di suo e di leggiucchiare un po’ meglio. Unica pecca: la traduzione è buona ma la redazione meno, dato che ci sono tre-quattro frasi che proprio sembrano essere sfuggite (sono praticamente prive di senso o un modo di dire è tradotto male), ma è un peccato veniale facilmente perdonabile.

Voto: 7,5

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