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Venezia a Milano, due: cose che si lasciano guardare senza opporre resistenza

10 Settembre 2008

 

Giornata di film tutto sommato decenti, che si lasciano guardare, senza destare particolari impressioni, forse eccettuato solo il nuovo lavoro di Ozpetek. Cercherò di essere sintetico che sono in ritardo 🙂

Il primo film, Brideshead Revisited, è una grossa produzione, fatta con parecchi soldi e si vede. Questo non basta a fare un film che si erga sopra la media. E’ come un buon coltello che però non riesce ad affondare nel cuore del problema: rimane sospeso in un giudizio morbido e a volte contraddittorio, come se un attacco diretto fosse troppo poco english. Non fraintendetemi, lo si guarda tutto con piacere e si ha la sensazione usciti dal cinema di non aver buttato via i soldi, ma neanche di aver assistito a qualcosa che ha impreziosito la vostra vita. Voto: 6.

Back Soon invece non pretende così tanto come l’inglese: vuole essere una commedia divertente e leggera, e ci riesce, elevandosi sopra la media sia per l’umiltà dell’obiettivo che per alcuni elementi – come i paesaggi incredibili made in Iceland. Per il resto se avete voglia di farvi quattro ghignate è vivamente consigliato. Voto: 6,5.

Arriviamo ai pezzi  forti della giornata, ovvero il nuovo lavoro di Ozpetek e il primo lavoro come regista dello sceneggiatore di Babel e in generale di Inarritu, Arriaga. Devo dire che quello che mi ha impressionato di più è stato il primo: Un Giorno Perfetto è una grandissima reality fiction ambientata a Roma, quello che forse avrei voluto fare – o forse farò ancora – con Concrete, il seguito ideale di Monocromatica con il progetto Blackswift. E’ stato molto criticato per la Roma – e l’Italia – disperata,feroce e decaduta che ritrae nel film: i beneamati critici forse dovrebbero guardarsi intorno un po’ di più e criticare il soggetto del ritratto e non chi vi punta l’obiettivo di una cinepresa. Non prende un voto molto alto per due motivi: Mastrandrea, che io apprezzo e stimo, non è la scelta giusta per il personaggio che interpreta; l’uso del flashback è totalmente incomprensibile, senza il ritmo del finale sarebbe clamoroso. Per chi scassasse le palle, ricordo che il flashback serve per aumentare la tensione, non per diminuirla. Voto: 7,5.

Il film di Arriaga – che per essere onesti è il suo secondo come regista – è un bel film, impressionanteda un punto di vista formale, ma che tutto sommato ti lascia con questa domanda finale: e quindi? Traduco: il film è fatto benissimo, fotografia precisa, interpretazioni ottime, regia di buon livello, musiche ficherrime, sceneggiatura perfetta, ma alla fine della fiera non sembra riuscire ad aggredire un punto di vista, lasciando chi si gode il film con l’inquietante dubbio che il film non dica nulla di più della trama. Nei film fatti con Inarritu forse questo limite era colmato dal regista o dalla collaborazione tra i due, fatto sta che questo The Burning Plain rimane un po’ monco. Nonostante questo è un gran film, intendiamoci. Voto: 7.

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  1. 22 Settembre 2008 a 11:43 | #1

    su ozpetek si torna a discutere…
    troppe convergenze…
    finalmente son riuscito a scrivere qualcosa su venezia

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