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Baader-Meinhof Complex

13 Novembre 2008

 

Il film ha destato molto scandalo in Germania e anche in Italia dove le menti telecentrifugate non riescono a elaborare una storia profonda di lotte che ha coinvolto il nostro paese meritoriamente per molti anni. E’ un film che cerca di narrare in tre ore la storia di un movimento di lotta armata che nel paese tedesco è andato avanti senza interruzioni e senza desolidarizzazione fino al 1997 (quasi dieci anni più che in Italia, dove le azioni delle BR si sono esaurite ufficialmente nella seconda metà degli anni 80 e scusate se non considero gli ultimi due episodi come coerenti con la storia della lotta armata in Italia ma proprio non mi riesce di prendere sul serio Desdemona e Galesi). Come tutti i film sulla lotta armata è spinoso e difficile da valutare. 

Io devo dire che il riassunto più sintetico che mi è riuscito è stato questo: "ottime lezioni di storia immerse in un dovuto tributo alla caratterizzazione un po’ semplicistica e politicamente comoda dei protagonisti della lotta armata come delle macchiette". In pratica l’autore ha provato a spiegare i motivi e gli sviluppi della lotta armata in Germania e non solo negli anni sessanta e settanta, lo ha fatto con la crudezza e la schiettezza che ha usato all’epoca anche in Christiane F e i Ragazzi dello Zoo di Berlino, ma si è scontrato con la necessità della cultura dominante di recuperare misura e di dipingere chi scelse la lotta armata come un insieme di bulli, ballerine e nevrotiche, tutto sommato superficiali nella loro preparazione politica e trascinati da un grande cuore, da un discreto cervello, ma da poca fortuna e lungimiranza, vittime di sé stessi prima ancora che dello Stato che combattevano. D’altronde doveva pur farselo finanziare questo film, altrimenti sarebbe rimasto una sua idea. Mi rimane un po’ oscura la figura del capo della polizia federale antiterrorismo che è l’unico a comunicare in un linguaggio non demenziale e pseudo ideologico il succo della lotta armata e della sua relazione con la società. Mi viene il dubbio che il regista non potendo far parlare i protagonisti (se non attraverso gli scritti di Ulrike Meinhof di sconcertante attualità e di incredibile forza politica) abbia deciso di trincerarsi dietro una figura "autorevole" e "alta" per portare seppure in una luce critica il suo apprezzamento per il coraggio delle scelte che molti fecero in quegli anni quando sembravano avere un senso.

Il film comunque è un buon film, basta tenere a  mente che i militanti dei gruppi di lotta armata non erano delle macchiette ma qualcosa di molto più integrato nelle piccole finestre di storia riassunta che il film offre. Imperdibili: la prima scena con i finti studenti iraniani che sprangano gli studenti che protestano democraticamente e vengono aiutati poi dalla polizia; le esplosioni di commissariati e basi nato; i brani dei testi della Meinhof; la votazione "democratica" per portare alle estreme conseguenze la strategia politica; il campo di addestramento in Giordania; il ruolo e il riconoscimento all’FPLP, unica organizzazione comunista ad aver mai attecchito in medio oriente (e scusate se è poco). 

Voto: 7.

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