Un paese piccino picciò
Ti svegli la mattina.Scendi al bar a fare colazione, troppo pigro per mettere su dell’acqua a bollire e farti un the. Al bar sorseggi un cappuccio e mangi una ipercalorica brioche al cioccolato ricolma di burro o qualsiasi cosa ci mettano per renderla così grassa e dolce. Ascolti i discorsi della gente: sugli zingari, sui negri, sugli africani, sui soldi facili, sul pudore quando devono averlo gli altri, sui mezzucci, su un paese che è sempre uguale a sé stesso, fatto per i furbi e per i pavidi, inviso a gente integra e coraggiosa. Ti sale la nausea e sali sull’autobus. Litighi con il conducente che novanta volte su cento odia non solo i passeggeri (questo sarebbe comprensibile dopo ore e ore a farti spaccare le palle per tutti i problemi dell’ATM) ma i passeggeri stranieri e quelli che non sembrano ariani. Poi litighi con una vecchia che ritiene che il problema sia che "i marocchini prendono il suo stesso autobus e puzzano". Ti viene voglia di spaccare il cranio di quella ottusa ottuagenaria, se non che ti rendi conto che intorno a te sei l’unico a scandalizzarsi e a prendere parola. Ti ammutolisci e continui. Vai al lavoro, a scuola nel mio caso, affronti gli insulti omofobi e razzisti che i ragazzini imparano alla tv e nelle loro famiglie, cerchi di spiegare loro perché sono atteggiamenti idioti, che una persona è una persona e la sua stronzaggine è indipendente da fattori quali il colore della pelle o la sessualità, ma che ha a che vedere con altro. Ti rendi conto che per la maggior parte di loro contano solo i soldi, i vestiti, gli oggetti. E basta. Esci da scuola, il pomeriggio vai a fare un corso per pazzi: ti lasci ammaliare dalla loro innocenza e dalla loro buona coscienza. Poi ti parlano bene di Berlusconi. Lo stesso giorno in cui leggi che il capo del governo del tuo paese ritiene che tutte le istituzioni siano contro di lui dato che lo vogliono trattare come un cittadino qualunque soggetto alla legge. Allora guardi quelle persone che non hanno malizia e ti rendi conto che il cancro che invade il tuo paese è ormai alla fase terminale. Che c’è poco da fare. Prima di uscire vai dal medico, in via Adda al 10, il tuo medico della mutua. Non ci sei mai andato perché per fortuna non ti ammali mai. Entri. Scruti le pareti, guardingo ormai di un mondo che senti sempre più distante. Sulla bacheca alle spalle del medico che ti fa battute sul tuo cognome "che non è certo terrone, no?" vedi in bella vista due foto del Duce. Dovrai anche cambiare medico della mutua, sempre che serva a qualcosa. Perché non sei per nulla certo che il prossimo non ce ne abbia due di Hitler alle spalle. Prendi la tua ricetta e fuggi trattenendoti per evitare di dover picchiare anche quello che dovrebbe curarti. Almeno lo deridi dicendogli che i tuoi studenti migliori sono stranieri, che gli italiani sono una etnia ormai involuta e con scarso futuro. Non capisce la battuta. Cerca di sembrare più democratico di quello che è. Dopo cena potresti uscire: l’ultima volta con le persone con cui vai a calcetto hai dovuto fare una discussione sull’embargo su Cuba, scoprendo che 30 anni dopo qualcuno ancora pensa che fosse motivato "dai missili dei russi che minacciavano la democrazia"; qualche sera fa invece, il giorno dello scudetto scopri che il gruppetto di persone con cui vedi la partita ha fatto fare le magliette "szero tituli" a Calci e Pugni, il marchio dei nazi di Milano, per non fare la fatica di cercare uno stampatore online. E’ questione di priorità. E di integrità. Va bene tornare a vivere le passioni di una persona normale: il calcio, gli hobby, la vita ordinaria al di là e prima della politica. Ma la vita al di là della politica è piena di merda, macchiata in ogni suo istante del male che sta rapidamente e inesorabilmente ingoiando il paese in cui vivi (e non solo).
Datemi un solo motivo per cui valga la pena pensare che gli umani possano salvarsi, possano essere migliori di quanto abbiano mai dimostrato di esserlo. Perché ci sono giorni in cui non c’è nulla che potrebbe convincermi a restare ancora in loro compagnia.
Dico solo 3 cose:
1. potevi almeno pagarmi la piada, ti saresti sentito meglio;
2. le magliette non le hanno stampate quelli ma tramite quelli ed è un po’ diverso;
3. su tutto il resto aspetto un commento di ppn ma lo sottoscrivo già adesso.
grazie ppn
K
OOOpppss dimenticato…volevo scrivere “è un po’ diverso ma il problema è un altro;”
K
che torna il tuo socio, anche se per pochi giorni, e potrai sfogarti (anche) con lui.
🙂
b.
kundo, lo sai, vedere alcuni personaggi che ormai circolano abitualmente in posti che frequentiamo entrambi mi rende molto difficile vivere serenamente i suddetti posti 🙁
di-a-spo-ra!
di-a-spo-ra!
🙂
Lo so che è quello il problema… cercavo solo di sdrammatizzare, tra l’altro la cosa sta diventando un problema anche per me, una volta ogni tanto io non ci faccio caso, se ne viene, anche più di una volta, uno solo alla fine mi può anche passare inosservato (e preferirei).
Ma l’andazzo non mi piace per nulla…
era solo per dire, lo sai che se per caso io, o te, dicevamo… “ahh ma sai che conosco uno che stampa le maglie”… il soggetto le stampava dove dicevamo… volevo sottolineare che, la stampa, è un caso per la persona in oggetto.
Il posto, come avrai capito dalle mie prime frasi, aggrada molto meno di una volta anche me… anche altri, ed è anche stato riferito alla persona in oggetto.
Non sembravi neanche così abbattuto a pranzo, forse perchè era presente anche la persona di cui sei segretamente, anche per te stesso invaghito: eric il campionissimo!
Lili, definisci diaspora… io sono ancora in ufficio ed al massimo concepisco Daspo…
Spero che non sia “andiamocene”.. raramente si risolve qualcosa, a meno che non sia una cosa temporanea, e, spesso, soprattutto … oddio sto scrivendo cose che nulla c’entrano. scusate, anche io stasera non sono molto contento. Vorrei semplicemente riuscire ad usare molto meglio (e forse come si meriterebbe) il mio pur cosumato cervello. A volte invece si scorda che Ireneo insegna che la memoria (e spesso la conoscenza) è sinonimo semplicemente di dolore.
Cordialità per tutti (in un mondo poco cordiale, diciamelo)
K
P.S. ho riletto. ammetto di avere un problema, evidentemente morale, con gli avverbi. arrangiatevi cordialmente.
E’ incredibile come, a volte, anche le più incredibili angosce notturne vengano interrotte da un pensiero normale (annoterei pratica da ammettere se nella vita usassi un notes… ma ahimè non ho mai imparato ad usarlo e mai imparerò).. scusate il pensero normale è: PERCHE’ PPN NON HA ANCORA DETTO LA SUA???
Curami, curami, curami… prendimi in cura da te! prendimi in cura da te!
Curami, curami, curamiiii… che ti venga voglia di me. che ti venga voglia di me!
Curami. Curami CURAMI !!!
…non sono esattamente la persona più indicata a spiegarti perchè.
Ma è semplice: perchè di cosucce per cui ne vale la pena ce ne sono.
Una dorme nel tuo letto -o viceversa- e dovresti ringraziarla due volte al giorno per la grazia che ti concede.
Alcune le incontri in giro.
Poche, magari anche sempre meno.
Ma zero è matematicamente impossibile.
Magari ti sembrerà più zuccheroso della brioches ma è così.
Fattene una ragione.
Se poi stai pensando: ce la faremo?
Inteso nel suo senso più esteso (tipo: l’umanità, robe così) la risposta è quasi certamente no.
Secondo me c’è ancora ampio margine di peggioramento.
Tutto sta a come ci arriveremo preparati…
Da bravo acaro dovresti sapere che è tutta una questione di cassetta degli attrezzi.
Ci vediamo domenica in quel posto.
Dell’Inter poco me ne cale, anche se son tornato questo anno allo stadio dopo la gloriosa stagione di Aldo Serena, Diaz e del Trap in panchina.
Del resto invece mi importa molto, perché faccio il tuo stesso lavoro, mi par di capire che viviamo pure nella stessa area e la mattina quei mezzi li prendo anche io.
E le brioche cazzo fan sempre più schifo.
E ieri ho commentato con i miei studenti il sondaggio (non che ci creda, ma era una scusa) sui più diffusi insulti tra gggiovani (gay/frocio, rom, infame/Buscetta). E i miei ariani in classe, davanti agli amici di origine straniera, mi hanno spiegato quale sia la “colpa” dell’essere straniero o omosessuale.
E cazzo, è difficile anche solo riuscire a penetrare con un ragionamento nelle loro teste. Ci provo più con le emozioni e qualche volta funzia, ma spesso no.
E i miei migliori studenti ahimé invece son proprio quelli che mi scrivono cose magnifiche, ma la famiglia li ha educati al culto di Mussolini (i nonni) e Berlusconi (i genitori). E cazzo poi quando gli metto 4 van dal preside a dire che son dei perseguitati politici (tra parentesi, insegno, non per scelta, in un istituto privato da cui uscirà presumibilmente la futura classe dirigente imprenditoriale, già educata al culto del denaro, del sotterfugio e della fregatura).
Una bella dose di meschineria mi pare te la sia dimenticata, rispetto alla nostra tranquilla nazione piccolo-borghese…
Quindi, di grossi motivi pure io non ne ho, anzi forse me ne vado…
Ci provo:
– le radici
– i luoghi che ci circondano e gli angoli nascosti che solo noi conosciamo e che sono nostri
– le nonne simpatiche
– l’amore
Presumo di non convincere nessuno, manco me stesso in effetti….
Grazie per lo sfogo.
Grazie PPN
K
ppn ha ragione, sono i sentimenti che ci fregano e che ci salvano allo stesso tempo, dll’esodo come dalla fatica della vita
sul “ce la possiamo fare?” posso solo metterci un ottimistico nonzo
per i tuoi studenti invece, mi permetto di ricordare che ogni essere umano cambia incessantemente, così come è un attimo imboccare strade di merda, la statistica e i grandi numeri ci confortano sul fatto che parecchi, magari per sbaglio, imboccano strade che li migliorano
alle superiori hanno ancora tante scelte davanti a loro, accontentati di offrire loro altri punti di vista e indicazioni per strade diverse, è già tantissimo ed è importantissimo
quando proprio ci stai male, pensa che al tuo posto ci potrebbe un insegnante come il tuo medico, a me l’idea mette i brividi
quelle teste di cazzo sono uno dei tuoi tesori, secondo me
p.s.
osservandomi il blog mi sono accorto che il nano pesa tantissimo
ne ho ricavato l’impressione di un’intossicazione e mi son detto di restargli lontano per un po’, un po’ di distanza dalle sue cagate non può fare che bene
Kundo, ne abbiamo parlato anche a voce. Ovviamente negli episodi che cito non presumo che tutte quelle persone (eccetto il medico) siano dichiaratamente razziste o fasciste. Il problema anzi è proprio la totale ignavia delle implicazioni del proprio comportamento e della legittimazione che da alla presenza nella realtà di certi soggetti e di certe formazioni politiche.
Il fatto che nessuno si ponga il problema quando parla con un cazzo di naziskin è in sé il problema principale.
Mi sono capito? 🙂
Lilli diaspora per andare dove?
Sei sicura di essere in un posto che non è remoto in termini geografici ma anche esistenziali. Perché la distanza lenisce il dolore, ma non risolve il problema 🙁
in quale scuola insegni?
io si sa alla media gandhi in comasina (vedi i post sulla scuola che presto si arricchiranno della tragica ultima puntata 🙁
no nero, non credo affatto che la lontananza, ne’ quella fisica ne’ esistenziale, sia una soluzione, per nulla.
anzi a me personalmente mi crea tantissimi problemi, appunto perche’ i problemi non si risolvono, si scappa e si lasciano altre persone nella merda –
per esempio: la settimana scorsa tutte le mie amiche aggredite da 15 fasci con le mazze all’inaugurazione del festival LGTBQ*, come credi che fosse non esserci? e uguale anche nella quotidianita’.
infatti gia’ altrove avevo detto che restare e’ piu’ difficile che andare via a volte.
e comunque non che altrove le cose stiano tanto meglio. L’inghilterra in termini di repressione e controllo sociale se la cava molto molto bene: certo, con uno stile, per cosi’ dire, molto diverso da quello nostrano, ma fatto sta.
PERO’ mi sono permessa di buttare li una battuta sulla fuga in fondo al tuo post incazzato/scoraggiato 🙂 e’ una questione di igiene mentale. permettersi una reverie sul volare via e lasciare che la nave si inabissi con tutto il suo carico di merda, a volte fa bene.
tutto qui.
mi scoccia dover dare ragione a ppn ma è così. ha ragione. distinti saluti. 🙂
sulla voglia di diaspora mi sono già pronunciato altrove e aggiungo solamente che la voglia di scappare è comprensibilissima, se poi non è una fuga ma un’azione che si inserisce in un progetto personale, allora che male c’è? certo che se te ne vai per motivi politici allora sì che sei un esiliato volontario, allora si che ha senso parlare di diaspora.
ma volevo dire anche un’altra cosa.
l’umanità/la società/la storia va avanti o va indietro e quello che possiamo fare è continuare a fare la nostra parte, noi che abbiamo un “cuore che sente coscienza”. non è poco, visti i tempi.
ciao a tutti,
m.
A mo’ di CV, ho lavorato e lavoro:
Comitato Inquilini Molise-Calvairate
Unione Professori
Politecnico (italiano per stranieri)
In tanti altri merdosi istituti privati di recupero, all’insegna del precariato totale (puah, stento d uscirne ancora, ti auguro una miglior situazione contrattuale).
Nel pubblico ancora non ci son riuscito, ad entrare, né nell’italiano per stranieri, n nelle materie (umanistiche) in cui mi son laureato.
Trombato dalla Gelmini (ma prima ds Fioroni) perché quando infine mi ero deciso per la SILSIS e che insegnare è la mia vita, dopo aver lasciato una lavoro, al 15 luglio hanno abolito la suddetta SILSIS e io me lo son pigliato in saccoccia.
Ancora, dal p0unto di vista professionale, mi devo ripigliare… e uscire dalla precarietà me pare un’utopia.
Per il resto, credo più o meno si abbia la stessa età, e a partire dall’inizio di Breda ci sarem incrociati nella vita un centinaio di volte in tutta la geografia (oddio, come la definisco, underground?!) di Milano (oltre ad avere varie conoscenze comuni).
Memorabile un tuo concerto rumorista-elettronica-einsturzendiano (insomma, una gran casott) a cui ho avuto la ventura di assistere invitato da tuo collega musico verso la fine dell’epopea bredesca!;)
Un saluto a te a grazie per questo spazio, lo leggo sempre molto volentieri… quando poi mi ritrovo così nelle tue parole, da ancora più piacere…
Chè, ora chiudo, che se no me sembra che stia diventando (mea culpa) “La posta di zio Nero”?!;)
Se tu non nascondessi questi post in mezzo a quelli del futbol (di cui non mi interessa ma soprattutto non ci capisco nulla; so solo in certi lunedì a poche centinaia di metri da me, al Chievo, andarsi a prendere il bianchetto prepranziale è un’esperienza che ti rimette adeguatamente in pista), li noterei più facilmente. Fa’ qualcosa, ti prego!
La diaspora è una non-soluzione. I primi tempi, noti subito che il medico è un buon democratico, i cornetti non sono surgelati e ci hanno il burro vero, non quel surrogato a cui avevi abituato il tuo colesterolo, il conducente che aveva maltrattato la marocchina ha passato in questura le sue ferie ed ora i colleghi stanno a orecchie basse, i pomodori non vengono dall’Olanda e i terroni sono tutto intorno a te.
Ma l’abitudine arriva rapidamente. Allora dietro ai gesti consueti ci cominci a intravedere il peggio fascismo piccolo borghese, quello più fetido perché celato o inconsapevole.
E poi il pestaggio, il fatto infame, ti colpisce allo stomaco, mentre prima era zuppa quotidiana.
Troppo tardi per tornare indietro.
Allora, capisci che sei finito in quest’angolo di galassia per fare la tua parte. Che l’orrore la depressione l’avvilimento sono bava di lumaca che ti hanno appiccicato addosso gli altri, quelli che si sentono vincenti ma, non si sa come, violentano le mogli, ammazzano i bambini a botte, e quando ti incrociano sulle scale del condominio se la fanno addosso dallo scanto…
Non voglio dire che credo in un destino, in una missione personale. Vedo che una generazione che non ha mai elaborato il fascismo vivente in sé ha prodotto il simile ed il contrario, il tuo medico e te. Sulla scuola ed i ragazzi, quoto al 100% mazzetta.
Ciao!
P.S.: @kundo: era rimasto in sospeso un discorso: no, decisamente non sono la bison. W!
Quote mosq: mi scoccia dover dare ragione a ppn ma è così. ha ragione. distinti saluti. 🙂
???
E’ qualcosa di personale?
Spero di no.
(per te intendo: sono io che ho il ditino puntato sull’ “ok” del trasmutatore zwarg, ed è impostato su “mosq” e “anfiosso”; sappi peraltro che lo zwarg funziona anche se non ho la più pallida idea di chi sei :))) )
E poi: non è mica colpa mia se nero è l’unica persona sulla faccia della terra convinta di avere sempre ragione. Quello che ha sempre ragione sono io, e nel caso nero abbia ragione io ho comunque più ragione di lui.
E’ un dramma quasi per tutti, solo kundo mi vuole bene (perchè ho sempre più ragione di nero!!!).
🙂
Qualsiasi incomprensibile cosa tu abbia detto: confermo.
K
Qualsiasi incomprensibile cosa tu abbia detto: confermo.
K
aventini e diaspore… fate voi. Prendersi un po’ di tempo per prepararsi, lasciare un po’ di distanza per guardare in prospettiva. La putrefazione non e’ neutra, anche a resistere ci si fa del male: la putrefazione attacca il vivente e lo ammorba.
boh,la mia maestra mi aveva insegnato la resistenza, mi aveva insegnato che se uno è povero o ricco ha gli stessi diritti, questo me lo ricordo.l’ugualianza. era stata una staffetta partigiana, cattolica…ma adesso avrebbe ancora un effetto quello che diceva?
i suoi stessi discorsi, davanti ai bambini di oggi, avrebbero effetto? che ruolo avrebbe la maestra nell’economia dello sviluppo delle loro idee? inoltre, ma poi, adesso come adesso, i miei vacchi compagni delle elementari, si ricorderanno cosa ha detto loro la maestra? boh.
la risposta a tutte le tue domande è no. per questo è difficile resistere alla deriva.
non ci posso credere.
qualcuno ancora ricorda il mitico concerto degli Embryonaler Schwamm in Breda Occupata 37
Sono orgoglioso di quell’evento. Avremmo avuto un futuro radioso, se non fosse che siamo dei cialtroni 🙂
per ppn: niente di personale 🙂 mi diverte il tuo stile cinico e assertivo (ma sei un devoto di niarlatotep?), d’altronde mi piace il contraddittorio ma mi infastidisce essere contraddetto… e cmq sappi che sono immune a un sacco di roba, ché ho delle potenze infere e celesti che mi parano sempre e dovunque il culo. :))
Aggiungo solo una cosa al dibattito, una cosa che nel mio precedente commento non ho espresso con la dovuta precisione. Ossia, assumo che questo è un momento di merda che sta portando a compimento scelte, improvvistate a volte calcolate in altre, di 10 e passa anni di cattiva politica parlamentare, di destra e di sinistra. Lo sconforto è quindi supermotivato. Ma chi come nero (e altri che frequentano e leggono questo blog) si è fatto una riflessione politica, chi ha a cuore una certa idea di comunità, di società, di mondo, chi ha a cuore gli altri (perché senza gli altri io resto solo e sto male, perché non riesco a essere pienamente felice se chi mi sta di fianco si dispera o muore di fame o fa una vita da schiavo), chi sa che la parola compagni indica il mangiare insieme, dividersi il pane, chi sa provare amore… io credo non abbia niente da rimproverarsi. Purtroppo per vivere in italia, in cina, in usa, in germania, in spagna, in inghilterra, in messico, in brasile, in argentina, in iran, in israele etcetc ci sono dei compromessi da fare. compromessi con se stessi dati dal divario tra il mondo nel quale si vorrebbe vivere e il mondo così com’è. non resta che tracciare una linea un limite su quanto siamo disposti a comprometterci. io pago un affitto, nessuno (a parte le potenze infere e celesti di cui sopra) mi para il culo, non ho rendite e quindi a cominciare dal lavoro che sto facendo (e che magari tra due settimane non farò più) sono costretto a scendere a compromessi. ma quali compromessi è solo una scelta mia, di quanto pelo sullo stomaco ho, di quanto posso sopportare. Sulle questioni più squisitamente politiche, sulle azioni da fare, non mi pronuncio. voglio solo dire che ora pi8ù di prima è indispensabile aprire bene gli occhi le orecchie e la testa tutta. ma non dobbiamo pensare che se un cambiamento profondo radicale e positivo avverrà questo dipenderà esclusivamente dal nostro impegno. le variabili sono innumerevoli. l’ideale non si realizza (in quanto ideale, e quindi ultramondano, per diventare concreto deve prima trasformarsi e quindi cambiare stato, da ideale a reale).
@mosq: no, non sono esattamente un devoto di niarly…diciamo che sono un suo amico d’infanzia… :)))
Condivido pienamente quanto scrivi.
Peraltro non credo che il nero si rimproveri di nulla, è più una comprensibile -ma sempre inopportuna eh…- frustrazione.