Mamma li Turchi – parte quarta
Diyarbakir – il Kurdistan
Se dovete andare a Diyarbakir, nel cuore del Kurdistan, NON scegliete la Star Batman, la peggiore compagnia di autobus della Turchia. I locali mi hanno consigliato la Uz Diyarbakir, ma penso che sia difficile essere peggio di quel nano bastardo che ha avuto la brillante idea di farci fare 12 ore di viaggio con una sola pausa per pisciare e di lasciare il mio zaino a caso in mezzo alla strada a Malatya (recuperato solo grazie agli sbattimenti fatti da due olandesi che sono scesi proprio a quell’unica fermata intermedia). Tra l’altro quando vedi uno e pensi: "dovrei pestarlo in un barattolo e dargli fuoco", a volte scopri che era meglio seguire il tuo istinto.
Ok, sbrigata questa formalità parliamo del Kurdistan: le valli fertili dell’Egeo e del Mediterraneo lasciano piano piano spazio a una agricoltura più povera, fatta di grano, frumento, mais, albicocche e cocomeri, e a paesaggi ancora più ampi, con orizzonti immensi occupati solo dagli altopiani, dal cielo e dalle mandrie di mucche, pecore e cavalli (soprattutto più a nord verso l’Armenia). Il modo migliore per girare questa zona è senza dubbio l’auto, fermandosi ogni volta che si vede uno scorcio di bellezza mozzafiato o un paesino dove non hanno visto un turista da almeno 10 anni. Si potrà dire quello che si vuole, ma è impossibile non ammettere che i curdi siano una popolazione diversa da quella turca: più bassi, più scuri, decisamente meno belli (in media, ovviamente, facciamo che ci capiamo), un po’ più chiusi, ma più orgogliosi – se possibile – dei turchi. Siamo arrivati a Diyarbakir il 15 agosto, ogni anno giorno di sciopero generale proclamato dal PKK e teatro di qualche casino: quest’anno però, con le trattative con il governo in avanzato stadio di finalizzazione, tutto tranquillo. Certo è palese che la polizia turca non sta proprio tranquilla da queste parti, dato che girano in carroarmato! 🙂
Diyarbakir è animata e vivace, con un bazar immenso e un sacco di persone che cercano di coinvolgerti nelle più improbabili imprese, senza essere troppo pressanti però. In una giornata ve la godrete appieno, senza infamia e senza lode, giusto il tempo di prendere una macchina, imparare un po’ di curdo, e lanciarvi verso i dintorni.
Noi abbiamo dormito al Aslan Hotel, vicino alle Mura, pulito, ordinato, economico (40 TL per una doppia). Di fianco ci sono 2-3 ristoranti che vi rifocilleranno senza farvi spendere molto, e vi accoglieranno in kurdistan. Se volete risultare simpatici salutate tutti con un "roj bas [pronunciate la j come je in francese, e la s come sh in inglese]" e ringraziate tutti con un "spas", i curdi si invaseranno 🙂
Specialità del luogo: agnello ripieno di riso e mandorle: una delizia, cercatelo!
Mardin – la Siria
A poco più di un’oretta da Diyarbakir potete dare un’occhiata a Mardin. E’ carina, piccola e non offre grandi attrazioni turistiche, ma se andate in fondo in fondo alla strada principale finirete in una caffeteria con una terrazza che da sul confine con la Siria. Per noi è stata un’emozione. Poi forse ci accontentiamo di poco.
Hasankeyf – la Mesopotamia
Sulle guide è liquidata con 4 righe, ma Hasankeyf è una cittadina meravigliosa: a cavallo del Tigri, sormontanta da una frontone di roccia sul quale si abbarbica l’antico castello, è veramente un piccolo gioiello dell’interno della Turchia. Non perdetevi le grotte, un minareto di mille anni fa splendido nel suo stile antico, il ponte romano crollato nel quale i turchi vivono (vedere i panni stesi su una terrazza ricavata da una rovina millenaria non ha prezzo) e i ristoranti in riva al fiume. In particolare il Yolgeçen Hani ricavato in una grotta dove potrete godervi un’oretta o due di frescura. Un’ingiustizia lo scarso rilievo che viene dato a questo posto meraviglioso dalle guide tradizionali. E poi pucciare i piedi nel fiume dove è cominciata la nostra civilità non ha prezzo!
Tatvan – la merda
Se volete vedere che cos’è una cittadina trascurata, sporca e poco invitante, fermatevi a Tatvan, dal lato opposto al Lago di Van rispetto alla città omonima dello specchio d’acqua. Ci hanno fregato all’hotel con camere sporche e troppo costose, bagni orrendi e simpatia zero; ci hanno nutrito decentemente ma nulla più, si sono salvati solo il ragazzo della panetteria che ci ha preparato la colazione. Grazie per averci tirato su il morale prima di partire alla volta dei confini orientali del paese.
Dogubayazit – l’Iran
Incastrata tra il confine dell’Iran a meno di 30 km e l’Ararat che troneggia sulle sue stradine Dogubayazit è una città di confine. Ci potete trovare un po’ di tutto, ma la vostra permanenza sarà veramente piacevole. Tutto è molto più economico che sulla costa, ma non per questo di minore qualità: se passate da questa città, soggiornate al Tahran Hotel, bello, pulito, economico, con vista sull’Ararat. Noi abbiamo mangiato in un ristorante gestito da una cooperativa di donne mogli di prigionieri politici e le melanzane pasticciate che fanno loro non le abbiamo mai più ritrovate nel resto del Paese. Un delitto non assaggiarle!
La via pedonale al centro della città è ricca di negozi e negozietti dove trascorrere qualche ora, e con un auto Dogubayazit è ideale come base per gite sulle pendici di uno dei monti più famosi della storia dell’uomo, o in uno degli altri splendidi paesaggi lavici che circondano la città. Le foto che aggiungerò non rendono merito ai colori e alle sensazioni di questi orizzonti immensi, ai contrasti tra i denti seghettati della lava solidificata lambiti da pascoli verdi e solitari. Alcuni luoghi devono essere visti con i propri occhi per capirne lo splendore.
Kars – l’Armenia
Con una vasca di 5 ore in macchina da Dogubayazit arriverete a Kars, costeggiando il confine armeno, di cui la città è l’antica capitale. Capirete anche a voi quanto girino le palle agli armeni vedere la propria capitale sotto la bandiera di un altro paese, lì a dieci chilometri dal tuo naso. Ma tant’è. In questa zona, come in tutta la Turchia orientale, la pastorizia la fa da padrona: i prodotti tipici sono i cavalli, il formaggio e il miele (buonissimo!). Kars è una città veramente piacevole, dove trascorrere qualche giorno in tranquillità, godendosi il paesaggio, il cibo e la rilassatezza dei locali. Noi abbiamo soggiornato al Gungoren Hotel, e non abbiamo di che lamentarci, mentre per mangiare non avete che l’imbarazzo della scelta, sia in termini di prezzi che in termini di tipi di cibo.
A 45 km da Kars troverete le rovine di Ani: un luogo suggestivo proprio a ridosso del confine armeno, in fase di ristrutturazione e di valorizzazione. A noi è piaciuto molto, anche se abbiamo avuto la conferma che l’arroganza non è una prerogativa dei politici e dei "potenti" italiani. Nel mezzo di un sito archeologico 4-5 tizi in giacca e cravatta hanno pensato bene che non potevano visitare le rovine come tutti i comuni mortali a piedi, ma hanno dovuto farsi accompagnare dalle auto e dai propri guardaspalle. Tutto il mondo è paese, e d’altronde anche Salvatores disse in tempi non sospetti. "Turchi, Italiani, una fazza, una razza". Non abbiamo motivo di eccepire alla battuta del suo film.
La mia panoramica è finita. Vi avevo anticipato che sarebbe stata più stringata e meno evocativa del mio viaggio dell’anno scorso, ma mi sembra sempre una buona idea lasciare in giro per la rete qualche informazione utile per chi volesse ripercorrere anche solo qualche tappa del nostro viaggio. Alla prossima.
Ancora non vedo figure/immagini di mio interesse…
K
sei povero di spirito, ma ti gratifico lo stesso di una risposta
=D
…. e cosa me ne faccio di una risposta??
K
ci condisci la tua autostima 🙂