Inter in Wonderland: la congiura dei tosaerbe
Ricomincia la Serie di Oz e i nostri eroi si ritrovano. Come un universitario che ha fatto sei volte lo stesso esame e quando si presenta davanti al professore per l’ennesima sessione si dimentica tutto, anche noi non riusciamo a superare il blocco. Quando andiamo a fare gli altri esami di quel black-out non c’è neanche l’ombra. Mourlino sprona i suoi uomini e li dota di adeguato tagliaerbe con una sola missione: sterminare ogni filo d’erba, ogni stelo viola, bianco o rosso, ogni gambo verde che non appartenga agli eroi nerazzurri.
In campo non c’è Supermario, pare arrivato in ritardo in ritiro (sigh!), ma in compenso c’è Gozer il Semovente, l’alter ego della Trivella. Sugli spalti c’è sgomento, ma si applaude, e quando tutti capiscono che ha deciso di non fare i giochini sterili ma di giocare a calcio gli applausi si fanno più convinti: tutti pensavano di avere un soprammobile di stampo petrolifero e invece si ritrovano una creatura in grado di deambulare e di agire. Il resto della truppa risponde di conseguenza: il Pelato nonostante lo scarso momento di forma fa il suo, il Drago come sempre quando si spegne la musichetta tira fuori tutta la sua grinta e sputa fuoco sugli esili vegetali fiorentini, e Calimero sembra un piccolo (molto piccolo a dire il vero) Lampard.
Tutto il primo tempo sulle fasce di Gozer e di Calimero si scaricano folate di lame rotanti che macellano tutto quello che incontrano, in mezzo il Leone e il Principe si trovano molto bene. Ma la palla non entra: una volta è sul destro di Calimero, una volta è sul destro del Pelato, o sul sinistro del Leone, troppo angolata, o con un rimpallo sfortunato. E alla fine non va mai. Le streghe si siedono a fianco di ogni tifoso sugli spalti.
Il secondo tempo continua con la solita congiura dei tosaerbe: trincia, affila, affonda, spara, pialla. Ma la palla non va. Anzi, va, ma l’uomo con il fischietto inspiegabilmente annulla. Le streghe aumentano in numero. All’ottantesimo un enorme scossa di cacarella scuote lo stadio: Piangino fa un numero e spara a botta sicura, ma il palo dice no. Intanto in campo Gozer il Semovente esce per crampi (è bastata una partita da giocatore di calcio per sfiancarlo?) per Amantone che ci impiega dieci minuti a mettere una palla giusta, e Calimero ormai sfiancato di corsa e in debito di ossigeno lascia il posto alla Statua di Sale con sapienza tattica. Proprio lui all’ottantaquattresimo mette una palla perfetta per il Principe che con nobiltà deride Comotto (asino cotto, ecc, come all’asilo nido) e si guadagna un sacrosanto rigore: lo trasforma e finalmente la palla va in fondo al sacco.
Nell’ultima manciata di minuti il Leone potrebbe segnare, ma da solo davanti al portiere e al centoquarantesimo chilometro percorso, sbaglia incredibilmente. Non gliene vogliamo in primis perché abbiamo vinto e in secundis perché se a un centravanti tocca correre lungo la fascia come nemmeno Alessandro Bianchi ai tempi d’oro è chiaro che mancherà di lucidità.
Partita molto godibile, la congiura del tosaerbe porta a casa il proprio risultato e il risultato del Sant’Elia che ci permette di preparare per una settimana una gara da giocare in tutto relax. A differenza dei gobbi maledetti. La scelta tattica della Trivella paga anche se la strada per pensare che il giocatore sia recuperato al calcio è ancora lunga (e ogni interista dovrebbe sperarci). L’allenatore che piace all’uomo della strada, il predestinato Prandelli, perde per non osare (con Jovetic in campo avremmo sofferto le pene dell’inferno). Tenetevelo. Ora possiamo permetterci di spremere i nostri eroi consci di sette giorni di riposo davanti. Ora sotto con le altre due prove del fuoco. Se i tosaerbe e le congiure funzionano, non esitiamo a usarle nuovamente.