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L’ennesima alba della dittatura

11 Giugno 2010

 

La cosa ridicola del Paese-che-non-c’è è che quasi ogni giorno si assiste al drammatico annuncio dell’inizio della dittatura. Senza che questo cambi di una virgola le nostra indolenti e sciagurate abitudini. Come in altri tempi: cambia tutto perché non cambi nulla, nel Paese Inesistente, più che Paese Dimezzato. La legge ad personam sulle intercettazioni, mascherata da strumento dei paladini della privacy e in realtà ennesimo schiaffo a difesa dei soliti noti (per arrestare me le intercettazioni non servono, basta aspettare di farmi incazzare durante un corteo, <g>), è l’occasione per l’ennesimo grido d’allarme, che inevitabilmente sarà seguito dalla usuale afasia grassoccia. 

Intendiamoci: io penso seriamente che l’Italia da tempo sia entrata in un regime di democrazia ristretta, dato che sostanzialmente l’esistenza dell’uomo comune è sempre più in balia di decisioni arbitrarie di chiunque gestisca un minimo di potere (divisa o meno). Ma sono molto irritato da chi sventola la bandiera della rivolta con la sola intenzione di tirare acqua al proprio mulino e di difendere il proprio limitato orticello. Perché se questa è la logica, mi pare ovvio che l’orticello di moltissimi abitanti del Paese Inesistente non verrà granché intaccato dalle leggi e leggine di questa dittatura soft. E ne consegue quindi che nessuno si sognerà mai di ribellarsi.

Agli abitanti del Paese Inesistente manca la spina dorsale e la storia di popolo per avere a cuore un concetto relativamente semplice e allettante nella sua accezione pura come la democrazia. Siamo abituati ad arrangiarci e continuiamo ad arrangiarci, incuranti del fatto che l’unico motivo per cui ancora esistiamo sia da attribuire allo status demodé del colonialismo (inteso come invasione fisica) e alle necessità dell’euro di tenerci a galla.  

Più andiamo avanti e più mi auguro di vedere presto un finale simile all’inizio di The Road, fantastico film e fantastico libro, che tra le altre cose stava per non essere distribuito in quanto "troppo deprimente": come si sa il Paese Inesistente è un paese di persone felici, sia mai che qualcuno si accorga di non vivere per niente nel miglior luogo possibile, ma in un luogo in cui prevale l’egoismo, l’indifferenza, la disonestà, il campanilismo becero e provinciale, la miopia rispetto alla res pubblica. 

La verità è che non c’è bisogno di allarmi su allarmi, di parole su parole, ma di fatti. E se i fatti non arrivano, rassegnamoci al fatto che alle persone che ci circondano va bene così. Nessuno però mi rompa i coglioni quando sarà il/la protagonista negativa del prossimo sopruso. Se non prendi mai parola, non farlo neanche per piangere miseria.

 

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  1. espanz
    12 Giugno 2010 a 10:16 | #1

    dai nero come sei cupo,
    la tua anlaisi la condivido, ma non ho ancora smesso di pensare che si possa/debba provare pro/positivamente a disinnescare questo circuito.

    the road non l’ho ancora visto, stasera vado al cinema. Spero che tu non stia augurando l’apocalisse.
    :*

  2. pietro
    13 Giugno 2010 a 9:00 | #2

    blicero io che parlare con te. cosa succede ancora??

  3. nero
    14 Giugno 2010 a 1:14 | #3

    pietro, from brasil you can find me always @autistici.org =D

  4. ppn
    17 Giugno 2010 a 18:13 | #4

    …che nel frattempo gira voce che la modifica all’articolo 50-bis sia stato approvato in senato, quindi intendo: stai sereno che se no DEVI stare sereno uguale.

    Sul sito della barrett ci sono dei prezzi invitanti…

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