Inter in Wonderland: aiutini…
La bella addormentata nerazzurra entra in campo con l’unico undici possibile per legge. Ma il problema non è la scelta dei titolari o lo stato di forma di alcuni di essi (in pesante e inspiegabile regresso), quanto la logica con la quale si è giocato il match. La palla viene fatta passare da un bipede all’altro, senza particolare necessità di farci qualcosa di specifico.
Dopo trenta minuti di niente, finalmente il bordocampista che è in ognuno di noi capisce cosa sta succedendo: per dieci minuti i nostri hanno pensato che si giocasse a pallavolo (non si spiegano altrimenti i posizionamenti a centrocampo), poi a qualcuno viene il dubbio di sbagliarsi, e infatti si passa a giocare a mosca cieca, seguita da nascondino.
Finiti i 45 minuti ogni tifoso che si rispetti si aspetta che Benny abbia spiegato un po’ meglio che stiamo ancora giocando nella Serie di Oz. Ma qualche malefico borgataro deve aver sciolto sostanze stordenti nelle bibite dei nostri eroi. Perché il secondo tempo è ancora più soporifero del primo. I nostri avversari, dapprima increduli, lentamente si rendono conto che per interpretare al meglio l’Alba dei Mortacci Viventi è necessario provare a fare qualche tiro in porta. Cosa che riesce loro, ma senza grandi risultati.
Intanto i nostri eroi continuano la scansione di tutti i giochi da età prescolare: rialzo, indovina chi, strega comanda color, bandiera, dando vita a una specie di incompresa versione dei giochi della demenza. Il dramma lo si raggiunge quando il Colosso e Totò, in lingua madre brasiliana, si autoconvincono con una sessione improvvisata di ipnosi a due che l’ultima prova delle Olimpiadi dell’Interdizione è “ce l’hai”. Prima uno poi l’altro scagliano la palla sull’avversario avviando il suo contropiede. E se al primo giro ci salviamo, al secondo Vucinic si lancia al grido di “bubusettete” e ci punisce per l’ennesima volta.
Dei nostri non si salva nessuno. Troppo brutti e spenti per essere veri.
Subiamo la adeguata punizione per puntare a un pareggino salva apparenze, di cui la Roma non si accontenta, giustamente. Alcuni tornati indietro di due settimane sulla preparazione, altri con la testa altrove, tanto da sbagliare passaggi e movimenti elementari. Benny dimostra grande polso riuscendo a ridare concentrazione alla squadra, solo però nel tunnel degli spogliatoi, perché fuori questo non si vede.
Inutile fare drammi perché può succedere, però avrei preferito perdere per aver provato a vincere, che per inerzia. Forse la verità è che non riusciamo proprio a non tendere la mano ai burini, anche se ce la mordono ogni anno. Perché forse siamo umani, troppo umani, e quando vedi uno sventurato sull’orlo della fossa, come fai a non dargli il tanto agognato… aiutino? Ecco, adesso almeno cambino per un paio di settimane l’inno, qualcosa tipo “Grazie Inter, che ci hai resuscitato e fatto vince, grazie Inter…” Non vi piace? Manco a me.