Inter in Wonderland: cunscià de sbat via…
Arriviamo camminando alla chetichella, sperando che nessuno ci noti, in terra straniera e clivense. Benny rispolvera il suo fortunatissimo 4-4-1-1-mascherato-da-4-2-3-1 che i nerazzurri hanno dimostrato di saper interpretare alla perfezione (sempre che capiscano quello di cui parla l’allenatore, cosa di cui ormai è lecito dubitare). La difesa rimaneggiata sapremo che farà quel che può e anche un po’ meno contro lo spauracchio Pellissier e il suo vice, Moscardelli. A centrocampo almeno tornano i titolari, seppur con poca benzina e lucidità nelle gambe. Davanti un fuoriclasse, Eto’o, un giocatore di calcio perso nei profumi della sua dolce metà (o forse di altro, non lo sapremo mai), e due chiaviche.
Il campo è indecoroso anche se ci si dovesse fare del motocross, figuriamoci giocare a calcio, ma per i clivensi dall’altissimo contenuto tattico-tecnico adattarsi non sarà un problema. Viceversa i palati raffinati nerazzurri, ormai abituati al caviale delle grandi occasioni non riescono a ritrovare la loro anima prolet e la capacità di lottare nel fango fino all’ultimo pallone.
Si rivede un’Inter molle e incapace di pungere, ma capacissima di deprimersi e di rendersi inetta alla reazione alle avversità. Dopo 15 minuti decenti, in cui una delle due chiaviche schierate in un ruolo a metà tra un esterno di centrocampo e un’ala riesce a divorarsi un gol già fatto, scompariamo dal campo e al 30esimo Santon marca Pellissier come neanche un bambino di 5 anni saprebbe fare: il clivense d’Aosta plana come un aliante indisturbato e insacca il primo gol della partita. La reazione è furente: tic… toc… tic… toc… Ach, mi sono addormentato. A provarci sono gli unici due fuoriclasse che non hanno bisogno di padre-padrone in panchina per essere in grado di giocare a calcio: Eto’o e Lucio. Con i loro limiti anche Deki, Cambiasso e Zanetti. Eto’o ci prova pure troppo dato che un suo momento di ordinaria follia con testata à la Zidane ci priverà dell’unico attaccante degno di questo nome fino al 2011.
Nel secondo tempo grande è la carica inferta negli spogliatoi agli spenti depositari del titolo italiano ed europeo: la mestizia si impadronisce degli animi nerazzurri vedendo uomini che hanno conquistato tutto solo qualche mese fa giocare come neanche nel peggiore degli oratori. Viene il momento delle sostituzioni: Nwanko per Cambiasso, e va be’; Alibec per Biabiany, che fa in 20 minuti quello che ne’ Pandev ne’ il francese sono riusciti a fare dall’inizio della stagione; Mancini per uno stremato Deki, che ogni interista interpreta come il segno dell’Apocalisse.
A ben vedere l’azione in cui Rigoni: recupera palla; scappa a Santon; lo aspetta sulla linea di fondo per 10 secondi prima che il ragazzo, che ha meno di 20 anni, si decida a fare finta di marcarlo senza riuscirci; crossa con tre difensori dell’Inter che osservano immobili Moscardelli che insacca come se fosse stato teletrasportato in mezzo all’area; beh, forse qualche sentore dell’Apocalisse poteva già rappresentarlo. Ci si mette pure Sorrentino che fa una partita come quelle che Castellazzi faceva contro di noi quando giocava alla Doria e che ormai non fa più satollo di euro e prepensionamento, e che toglie dalla porta due gol fatti di Deki e Eto’o. Il cui gol al 47esimo suona più come una presa in giro che altro.
Come si dice qui a Milano: sem cunscià de sbat via. Ghe nient de fa. Irriconoscibili. Impresentabili. Inaccettabili. Errori su errori fatti dalla società, in primis dal presidente e da Branca, già dal 23 maggio. Errori reiterati dalla scelta di un allenatore evidentemente non adatto a questa rosa e dall’incapacità di conferire una qualsiasi autorità all’allenatore scelto. Un allenatore in balia di sé stesso e delle sue convinzioni. Giocatori incapaci di giocare a calcio senza una balia autoritaria che li prenda a calci in culo. Erano almeno 15 anni che non eravamo messi così in classifica e in prospettiva. E l’epilogo di questa situazione lo conosciamo tutti. E il dramma è che probabilmente non servirà a nulla. Ma forse ritrovarsi fuori dalle fasi finali di CL quest’anno e fuori dalla CL l’anno prossimo farà riflettere più di tante voci che hanno predicato nel deserto dei blog e del tifo interista.
Almeno una certa categoria di interisti che non sopportavano più di essere antipatici e vincere sarà contenta: chissà se sanno che tra di loro c’è quasi tutta la dirigenza interista! Però, volete mettere che goduria questo campionato equilibrato in cui non siamo chiamati a giocare da protagonisti?