La Lega dei Citroni: indegni
Per salutare il 2010 in cui l’Inter si è laureata Campione d’Europa riportando la Coppa con le grandi orecchie a Milano sulla sponda nerazzurra dopo 45 anni, in campo contro il Werder, per non sprecarsi, ci va l’Imperia.
Perché non può essere la detentrice del titolo a far sembrare una squadra che ha preso pallonate in faccia da tutti come i biancoverdi tedeschi una specie di nuovo Ajax di Crujiff. Perché non possono essere gli eroi del triplete (e neanche le loro riserve) quegli indegni fantocci che si vedono in campo a prendere tre pere, né sedere sulla panchina di una squadra che punta a vincere titoli un morto che cammina, né dirigere una società che punta ad essere tra le top 5 del continente gente che non è in grado di fare le scelte adeguate per proseguire cicli o fondarne di nuovi con idee se non innovative almeno concretamente razionali.
E’ troppo brutto per essere vero. E’ troppo brutto ritrovarsi a sperare che la partita finisca già al ventesimo del primo tempo, vergognandosi dello strazio immondo che si sta offrendo sui canali satellitari del globo terracqueo. E’ brutto scoprire che gli unici per cui conta la dignità con cui si veste una maglia nerazzurra sono quelle persone che lo fanno per passione, sacrificando tempo, neuroni e umore, i tifosi.
E’ a loro che tutta la società Inter stasera stessa dovrebbe chiedere scusa, mentre so già che alla prima occasione saranno i primi ad essere buggerati e trattati come una mandria stolta da mungere per quattro soldi. Per diventare grandi, per emanciparsi e non essere più gli zimbelli d’Europa rappresentanti di un calcio ormai in declino, abbiamo bisogno di idee, di uomini e donne vere, di progetti. E in questa Inter di tutto questo non c’è neanche l’ombra.
Perché se vincere aiuta a vincere, perdere aiuta sicuramente a perdere.