Mayday Parade 007: note a margine
Come al solito la mayday parade non inizia la mattina del primo maggio, ma per me comincia la notte prima: recuperare gli allestimenti, preparare i mazzi dei tarocchi da dare a chi si è fatto il culo e ai giornalisti (che non si fanno il culo, ma che apprezzano i gadgets :), verificare che ci sia tutto.
Inesorabile vado incontro al destino: alle nove di mattina sono in piazza XXIV maggio e non faccio in tempo a mettere giù la tazza del cappuccino che ci sono todo cambia e i gruppi di migranti che mi chiedono dove possono mettere il camion per allestire, mentre un tir di un gruppo di pischelli non meglio identificati mi avvicina e mi chiede: "ma come si fa a iscriversi?"
Li guardo perplessi e gli dico di piazzarsi con il retro del tir all'ingresso del cantiere della darsena e aspettare un cenno, che tanto entrano nella parte in fondo di quelli che non si sono spupazzati le terribili (e noiosissime) assemblee per l'ordine dei carri.
La sera prima ha spiovuto: quattro gocce sfigate, ma il clima di Milano non cambia mai, uno dovrebbe pure abituarsi a diffidare delle previsioni che trattano la meteorologia metropolitana come se dipendesse da cicloni e anticicloni: nuvolo, quattro gocce la notte prima, significa che per il giorno successivo è afa, caldo da far schifo, sudore, zero pioggia e soprattutto neanche un alito di vento prima dell'ottavo piano. E' puntualmente così, con addirittura degli spiragli di sole, e mentre Fumagalli ringrazia sentitamente il santo, io mastico lo smog con familiarità.
Nel giro di due ore i carri sono tutti arrivati, ma quest'anno mi sono fatto cogliere dal nazismo efficientista e ho cominciato da subito a incolonnarli gia' nell'ordine di ingresso, cosa che ha consentito un'entrata in corso di porta ticinese senza sbavature e scazzi, nonostante la pressa di ale del leo con gli incubi da sorpasso ("oh, se fai passare quelli io spingo da dietro!!" "ma vai tranquillo che se c'e' un ordine deciso in assemblea si segue quello!") e del tipo della SDL (che non mi ricordo mai come cazzo si chiama ma almeno era più tranquillo 🙂
Alla partenza ci sono molte meno persone del solito, e io mi spendo i neuroni già in versioni pubbliche di autoassoluzione: "il ponte", "il maltempo previsto", "la flessione generalizzata della mobilitazioni", "la cappa centro-sinistra"… tutte puttanate, perché tra via correnti e via torino la gente esce pure dai tombini e in un istante mi trovo catapultato nella fotocopia (quantitativa) delle ultime due mayday. Figata.
Ma soprattutto quello che cambia e che riesce difficile raccontare a chi non l'ha vissuto, è una sensazione che permea tutto il corteo: la qualità della partecipazione è diversa, è più viva, più attiva, più presente, come se le persone fossero più consapevoli del solito di quello che sta accadendo e del suo senso. E' una sensazione strana, che provo già dalle riunioni preparatorie in cui finalmente gli attivisti sono messi a tacere dalle persone normali che partecipano ai vari collettivi autorganizzati di lavoratori.
La sintesi politica è chiara: la mayday 007, nonostante uccelli del malaugurio e azioni malauguranti, si è dimostrata un dispositivo di comunicazione e attivazione perfettamente oliato e funzionante, in perfetta continuità con gli anni precedenti. Assodato questo, bisogna capire dove si va, ma c'è un anno per elaborare (meno che bisogna prepararle le cose).
La conferma arriva dai rodimenti di culo: da un lato alex foti, ex membro del collettivo di chainworkers da cui è uscito perché non si assecondavano i suoi sogni falliti di elezione comunale e inventore della mayday insieme a zoe e a chi animava con lui le prime ore di cw, cerca di sminuire il valore qualitativo della mayday (non voglio citare né la volpe e l'uva, né i peggiori sordi ovvero quelli che non vogliono sentire, ma ognuno penso ci arriverà da solo); dall'altro Rosati della CGIL che in mattinata afferma di voler fare un unica manifestazione l'anno prossimo e non due. Tradotto (dopo tre anni in cui li surclassiamo :): "avete vinto voi la battaglia, ma ci prendiamo un anno per capire come rompervi il culo al prossimo primo maggio. Uomini avvisati mezzi salvati". Penso che la mezza apertura (a cui abbiamo risposto concretamente chiedendo prima di sedersi a qualsiasi tavolo di discussione che i confederali facciano qualcosa di concreto per i precari, ad esempio smettendo di ignorarli e di impedire loro di votare e di essere eletti nelle RSU!!!!), Rosati l'abbia fatta prima di vedere sul loro quotidiano (Il Manifesto) due pagine scritte interamente da noi su cui campeggia un detournement della pubblicità CGIL contro la stessa CGIL 🙂
Questi rodimenti di culo sono l'indice primo che conferma il successo della giornata di ieri. Alle volte anche in un giorno nuvoloso si possono avere grandi soddisfazioni. Ma bisogna essere milanesi per gustarle appieno forse…. à la prochaine
Quest'anno le novità targate creattività alla Mayday Parade saranno i Tarocchi della Precarietà e una edizione completa e innovativa di City of Gods (l'unico freepress in cui free significa libero). Per saperne di più vi toccherà venire in corteo, ma intanto potete spulciarvi il sito
Quest'anno la preparazione della mayday è stata superpolitica da un lato e supersociale dall'altro. Alle riunioni per indire la manifestazioni si sono visti quasi esclusivamente soggetti tutti politici, distanti mille miglia e mille anni dalla realtà delle cose, ma vicini (nella maggior parte dei casi) ai giochini a cui sono abituati nei palazzi. D'altronde, si sa, in periodi di scarsa evidenza dei processi di attivazione del tessuto sociale (attenzione non ho detto dei processi in sé, ma della loro visibilità), i politicanti si arrabattano contro le loro stesse macchinazioni per dare un senso alla loro esistenza. E così abbiamo una forte presenza di soggetti vicini ai partiti che fanno anche parte dell'esecutivo che cercano di mietere pietà nella mayday milanese, mentre specularmente la rinnovata coalizione del leninismo a buon mercato dell'antagonismo disobbediente cerca di costruirsi un giardino in cui sia più facile fare il proprio gioco senza fastidiosi bastoni egualitari e paritetici tra le ruote.
Scendo dal treno alle 13.07. Mancano due ore alla partita e quindi sono ancora relativamente tranquillo. Concordo il piano con voce rilassata: adesso andiamo a casa, ci facciamo un the, leggiamo la mail e poi ci scagliamo verso il quattro quattro due, il covo. A piedi da casa mia ci vogliono venti o venticinque minuti. Tutto l'anno sono andato al Biffi, l'unico posto vicino a casa mia e scevro di nazisti espliciti (c'è comunque sempre quel vecchio canuto che sa tutto ma non capisce un cazzo di calcio che mi irrita il solo vederlo, ma facciamo di necessità virtù). Tutto l'anno sono partito di casa verso le due e venti e sono arrivato al Biffi alle due e trentacinque. Tutto l'anno canticchiando nerazzurri alè, nerazzurri alé, nerazzurri alè