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Archivio per la categoria ‘movimenti tellurici’

Punti di vista

28 Novembre 2007 1 commento

Alle volte mi stupisco di quanto sia facile rappresentare la distanza siderale tra i punti di vista di persone che in teoria dovrebbero fare parte del medesimo contesto culturale o sociale. Uno dà per scontate mille cose, e poi ci si trova a fare i conti senza neanche capire bene perché. E’ un fenomeno spaesante, ma allo stesso tempo continuo e necessario.

Così mentre mi ritrovo un giorno a dormire come un sasso per la stanchezza di un corteo da 80.000 persone in cui poteva succedere di tutto e in cui è successo solo quello che abbiamo lavorato perché accadesse, a genova, dove le persone non tornavano per fare un corteo da 6 anni. E il giorno dopo non dormo per la rabbia: perché mi tocca sentire l’avvocato difensore di una persona per l’assoluzione della quale ho lavorato in questi anni che cerca di salvare il culo del proprio assistito buttando merda su un pezzo volenti o nolenti importante di ciò che è stato Genova, venendo meno a quel minimi microbico patto di solidarietà che facilmente spiega che a Genova o si salvano tutti o non si salva nessuno, perché è anche giusto che sia così. Rabbia nel constatare il poco peso di parole importanti come solidarietà e rispetto. Già perché è troppo facile lasciare altri a farsi il culo per anni in un aula di tribunale e arrivare all’ultimo momenot e buttare tutto all’aria. 

Poi capita di aprire il blog del collettivo a cui partecipi e ritrovare nelle parole di un tuo compagno qualcosa al tempo stesso di semplice e di inespugnabile, la convinzione che non è tutto uguale e che ci sono delle distinzioni da fare tra quello che ha un senso e quello che non lo ha. E che non si è poi così soli a trovarsi sempre dalla parte del torto, che per chi non lo avesse capito è quella giusta.

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Repost: prime volte nella storia d’italia, i pm alla riscossa, e parole di precisione

26 Novembre 2007 Commenti chiusi

Non ho tempo di fare un cazzo oggi, sommerso dagli sbattimenti e dal tenere dietro alle cose che arrivano addosso come meteore mentre pensavi di avere tuttaltro da fare. Fortunatamente c’è chi si sbatte al posto mio e a me non resta che rimandare a ciò che scrive qualcun altro: spesso il rumore mediatico di fondo ci impedisce di soppesare bene le notizie, infatti, ed è bene invece riuscire a dare un peso giusto alle parole giuste.

Ad esempio mettere in fila la notizia dell’identificazione dei due agenti protagonisti durante l’irruzione alla Diaz di un colloquio poco edificante – "Siamo uno a zero per noi per ora", "si dobbiamo ammazzarli tutti" –  sembra essere un microscopico contraltare ad un evento che non ha precedenti nella storia italiana, ma che stranamente ha poco spazio sui quotidiani. In questi giorni infatti l’ex capo della polizia De Gennaro sta ricevendo insieme all’ex questore di Genova Colucci e all’ex capo della DIGOS Spartaco Mortola gli avvisi di conclusione indagine per induzione a falsa testimonianza e falsa testimonianza (rispettivamente). E’ un fatto senza precedenti ma non tutti sembrano notarlo. A questo secondo me è interessante interpolare il bel post di caparossa sul tema "impunibilità delle forze dell’ordine, morti accidentali, derive sociali". 

Seguendo questa linea di ragionamento è facile accorgersi come i pm siano i personaggi sulla cresta dell’onda, raramente come in questo caso per eventi che ci fanno sorridere, molto più spesso per operazioni becere e di pura autopromozione, ovviamente sulla pelle di chi indagano. Il nostro beneamato Basilone, protagonista della prima condanna in fatti politici per devastazione e saccheggio nella storia penale italiana, si ripete: evidentemente la pubblicità garantita dalla precedente operazione andava scemando e aveva bisogno di un nuovo palcoscenico. La mia personale speranza è che i cinesi, che non sono quattro pirla come il movimento milanese, gli facciano un culo come una capanna, e gli facciano passare per sempre la voglia di farsi pubblicità mettendo in galera la gente per tempi poco raccomandabili. Auguri di pronta relazione con l’ambasciata della grande madre cina.

Per finire, c’è da segnalare che non sono l’unico a postare raccolte di interventi, giacché anche i soci di Wu Ming fanno lo stesso: il brano migliore del nuovo giap (a proposito: scrivete loro e rincuorateli sul fatto che l’errore che hanno commesso nella dedica, del tutto involontario, è umano e non ha rovinato il gran lavoro dietro questa newsletter, fatelo che mi si stanno deprimendo per la cosa!!!) è senz’altro quello che inizia con "ragazzi anche io sono di sinistra, ma…. sei uno stronzo!". La frase rappresenta la mia sensazione sulla gente con cui ho a che fare nel 90% dei casi. Che disastro l’umanità.  

Toni Negri: convergenza teorica e intuizioni 8, proposta concreta 5

21 Novembre 2007 1 commento

Ieri sera in quel di Pergola il collettivo di Chainworkers ha dato vita al quinto passaggio di "a ruota libera", un ciclo di incontri con nomi parecchio conosciuti della politica "alternativa" italiana con cui confrontarsi sui temi della precarietà, dell’organizzazione, e della prospettiva politica in cui ci si muove. Ieri era il turno di Toni Negri, e tutto sommato l’incontro è stato interessante.

Toni si è dimostrato come al solito un abile affabulatore, riproponendo alla platea da un punto di vista teorico tutte le cose che ha già descritto nei suoi libri più recenti, con una oratoria davvero invidiabile. Temi nuovi non ne ha posti molti, se non alcuni elementi che ha prelevato dritto dritto dalla nostra esperienza collettiva: mayday, san precario, dimensione della produzione autonoma e della sua valorizzazione sociale. 

Il nodo spinoso di ieri sera, sul quale ha tentato di buttarla in caciara, salvo poi accorgersi che questo mostrava debolezza e quindi entrare nel dettaglio, è il tema della pratica e della concretizzazione di un afflato teorico e di analisi che ci vede (come collettivo) quasi totalmente convergenti. Di fronte all’incalzare della questione Toni non ha proposto nulla di innovativo: ha parlato dell’individuazione dei soggetti della lotta di classe, della creazione di istituzioni che sappiano creare per questi soggetti un rapporto di forza "positivo", e dal punto di vista strettamente pratico è ritornato sul tema dell’inchiesta e della militanza (sic et simpliciter). Non è un caso infatti, e qualcuno a caso ieri glielo ha fatto notare, che su proposte tutto sommato già esplorate come queste verte lo scontro con i soggetti che si fanno "seguaci" più stretti del Professore. Se la proposta pratica è uguale a quella degli anni Settanta, andrà incontro nel migliore dei casi alle stesse vittorie (e non è poco, ok), ma anche alle stesse sconfitte (e manco questo è poco, però!).

In conclusione, sperando di potervi proporre presto l’audio della serata, se dal punto di vista dell’analisi ho trovato il suo modo di presentare le cose molto affascinante e simile al nostro, dal punto di vista pratica sono rimasto molto deluso (non che avessi grande aspettative, ma qualche spunto nuovo me lo aspettavo, anche solo per criticarlo 🙂 Conforta sapere che l’aleatorietà della discussione sulle forme pratiche di rinnovamento delle organizzazioni autonome sia qualcosa che non lascia nelle secche solo noi "praticoni militanti", ma anche i filosofi politici che ci si scervellano a tempo pieno.

 

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Genova, ancora noi

18 Novembre 2007 8 commenti

 

E’ stata una fatica immane, ma alla fine siamo riusciti a portare a casa un successo: decine di migliaia di persone sono tornate a Genova per difendere 25 persone che rischiano di essere il capro espiatorio di una magistratura occupata a fare da battistrada terroristico ai progetti di costruzione di un blocco d’ordine consensuale e afasico nella nostra società. Un blocco di ventimila persone senza bandiere, simboli, cappellini, nulla che non fosse la propria voce e la propria intelligenza e la volontà di esserci non so quando lo rivedremo, ma penso che per tutti noi che ci siamo fatti un culo come una capanna per organizzare il corteo di ieri a Genova sia la più grande soddisfazione. E’ difficile descrivere a chi non c’era il senso di liberazione che si percepiva nell’aria ieri, dopo anni passati a rimuovere quello che a Genova era accaduto e le conseguenze che questo stava avendo sulla vita di qualcun altro. Non so se questo avrà un effetto sui giudici che dovranno decidere della sorte dei 25 (in realtà penso di no, con grande cinismo), ma sicuramente era il massimo che potevamo fare: in ogni caso nessuno può più pensare che non si ricordi Genova e quello che ha significato, e in ogni caso nessuno può pensare che dopo la condanna la situazione sarà così pacifica come lo è stata ieri. Anche in quel caso dirò: in ogni caso nessun rimorso per quello che accadrà.

PS: a breve su questi schermi troverete le risposte alle domande più stupide dei giornalisti, novantesimo minuto dell’organizzazione del corteo e il prequel organizzazione per organizzazione e quotidiano per quotidiano. Spero tra me e il mio socio di averne il tempo 🙂 

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Tutti a Genova: 17 novembre ore 14:00 Stazione Marittima

14 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Perché 25 persone non siano il capro espiatorio per un’operazione terroristica ordita dalla magistratura contro 300.000 persone che hanno deciso di opporsi a un modello di società e di economia disumano e triste. Torniamo a Genova. Non vi fate ingannare dalla nostra retorica grafica ostentata 🙂 , questa volta ci torniamo in massa pacifici per avere di nuovo una voce. Questa volta.  D’altronde in tempi in cui tutti stanno attenti a non scontentare nessuno, un ode avversa alla giusta distanza è quasi un dovere morale prima ancora che politico.

 

 

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La qualità del coraggio

12 Novembre 2007 7 commenti

L’11 marzo 2006 un presidio indetto contro una manifestazione fascista si trasforma in mezzoretta di scontri in un’area limitata (circa 50 metri della via/vetrina di corso Buenos Aires). La vicinanza delle elezioni e la strategia dei carabinieri (assecondati dal pm Basilone) genera una bufera mediatica che riesce a giustificare per una situazione del genere l’uso del reato di devastazione e saccheggio, 4 mesi di galera preventiva per 27 persone, 9 delle quali verranno assolte e 18 condannate per il solo motivo di essere presenti in quel tratto di strada in quel momento a 4 anni di carcere.

Oggi la sentenza di appello per quei 18 condannati, ormai scemato il can can mediatico e i pruriti repressivi, si sperava rendesse giustizia all’assurdità delle condanne in primo grado, decidendo per una derubricazione delle accuse che facesse il paio con la situazione reale vissuta quel giorno e con il buon senso. Invece il giudice ha scelto di confermare le condanne per 15 imputati, contribuendo con il proprio tassello all’operazione terroristica che magistratura, palazzi e forze dell’ordine stanno ordendo contro chi esercita il proprio diritto di manifestare. Come principio della settimana che ci porta al corteo di Genova per riappropriarci della nostra storia non c’è male. 

I magistrati e gli sbirri difettano principalmente di una qualità: il coraggio; il coraggio di cambiare ciò che è sbagliato, sia nelle strade o nelle aule di tribunale. A noi quel coraggio non manca mai, e lo paghiamo sempre in prima persona, ma forse la società in cui viviamo, assetata di ferocia, non merita tutta questa dignità.

City of Gods nr. 4

9 Novembre 2007 7 commenti

Oggi il corteo non è stato particolarmente numeroso (direi circa 5-6 mila per la stampa, la metà circa reali).  L’ho trascorso consegnando ripetutamente il numero quattro di City of Gods, di ottima fattura e con cinque edizioni locali (Milano, Monza, Bergamo, Livorno, Roma).  Il dato che raccolgo è che i militonti non capiscono l’operazione mentre le persone normali fanno man bassa delle copie che si porgono loro con gentilezza, nonostante la cronica scontrosità altezzosa del passante milanese medio: questo significa che la nostra operazione ha un senso, e che arriva a parlare alle persone normali, lasciando da parte la scarsa intuitività alle forme di comunicazione innovative dei militanti (in particolare di quei pochi che sono rimasti aggrappati a movimenti che non ci sono più e senza mediamente la visione prospettica di movimenti che ancora devono arrivare). Se volete divertirvi e leggere cose interessanti, la versione integrale a colori con tutte le edizioni locali in pdf la trovate online.

Update: l’unica vera nota positiva della giornata è stato il totale successo del call strike di stamattina contro wind e vodafone. Le forme di azioni più intelligenti mostrano di saper essere anche molto efficaci! E vai!

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Domani: sciopero generalizzato e call strike!

8 Novembre 2007 Commenti chiusi

banner direct strikeDomani, 9 novembre 2007, lo sciopero generalizzato indetto da movimenti e sigle sindacali dovrebbe costituire una risposta politica alla manifestazione identitaria (seppur di massa) del 20 ottobre. A Milano ci sarà un corteo che parte dal largo cairoli alle 9.30, durante il quale distribuiremo il nuovo numero di city of gods. L’azione più importante per noi, di cui riportiamo sotto l’appello, è il call strike in sostegno a tutti i precari in via di esternalizzazione di wind e vodafone. Potete partecipare tutti con una chiamata gratuita, quindi niente scuse! A domani in piazza!

Mentre le aziende dichiarano di
perseguire il "Core Business" dimostrando che solo i profitti stanno
loro a cuore, centinaia di lavoratori vengono esternalizzati. Ai dirigenti le stock options, ai dipendenti lo stesso lavoro altrove e precarizzato.

Le associazioni dei
parenti delle vittime delle esternalizzazioni lanciano un appello
affinché tutta la cittadinanza faccia sentire il proprio sdegno.
Se i gestori telefonici si
ostinano nella loro diabolica volontà d’esternalizzare mandiamo un segnale
forte e chiaro:
Partecipiamo
al Call Strike in solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori Wind e Vodafone

venerdì 9
novembre dalle ore 9:00 alle ore 13:00
contatta i
numeri 190 e 800227755 per Vodafone il 156 e il
159 per Wind
Aguzziamo le orecchie, alziamo le
cornette, agitiamo i cellulari, intasiamo le linee.

http://www.youtube.com/watch?v=CCupRQ1wfcI

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Rinviata la sentenza di appello per i fatti dell’11 marzo a Milano

8 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Stamattina i giudici hanno scelto la via della correttezza procedurale: hanno ascoltato le ultime arringhe delle difese e hanno voluto dare il week-end all’accusa per eventuali repliche. Lunedi’ le ascolterà e si riunirà in camera di consiglio per prendere una decisione. In questo modo la sentenza si avrà lunedì 12 novembre 2007, e questo rinvio non sighifica necessariamente che il tribunale abbia già preso una decisione negativa, ma solo che vuole evitare di essere tacciato di sbrigatività.

Aspettiamo e vediamo.

 

La storia siamo noi

7 Novembre 2007 Commenti chiusi

 

Oggi ci sarebbero da postare un milione di cose, e forse lo farò, ma nel frattempo tra una riunione fiume a genova e un’altra, tra una notte passata a trascrivere udienze e un’altra a comporre il nuovo city of gods, penso sia importante ricordare a tutti che domani ci sarà la sentenza dell’appello per i fatti dell’11 marzo 2006 a Milano, una sentenza che potrebbe cambiare la vita di 18 persone condannate in primo grado a 4 anni per non aver fatto assolutamente nulla se non condividere lo spirito antifascista di una giornata di mobilitazione. Per chi vuole saperne di più sul processo il sito della campagna che facemmo per sostenere gli arrestati è ancora lì e spiega tutto nel dettaglio: dovevadoevado.

L’appuntamento è per domani 8 novembre a palazzo di giustizia, ore 9.00, ma la sentenza è prevista per il primo pomeriggio.

Colgo l’occasione per pubblicare l’appello di supportolegale per partecipare alla giornata di mobilitazione del 17 novembre per non lasciare che la storia di genova venga scritta dai tribunali e che 25 persone paghino per quello di cui siamo stati tutti protagonisti insieme in quei giorni. Nei prossimi giorni questa mobilitazione sarà un leit motif del blog, percui preparatevi a sentirla spesso.

LA STORIA SIAMO NOI
Un appello alla mobilitazione di tutti per il 17 novembre

"La storia siamo noi" non è uno slogan. E’ un approccio preciso: da
un lato la storia sociale, dall’altro la storia del potere. Chi lo ha
cantato in questi anni lo ha fatto con l’istinto di chi sa di aver
vissuto un pezzo importante della storia, ufficiosa o ufficiale che
sia. E lo ha fatto pensando a Genova 2001. Con ogni mezzo necessario.
Dal 21 luglio 2001 in poi la giustizia e la politica hanno cominciato
la revisione della storia che ognuno di noi ha vissuto sulla nostra
pelle: coloro che si sono ribellati a una certa visione del mondo sono
diventati terroristi; coloro che hanno seminato il panico nelle strade
di Genova sono diventati i paladini dell’ordine e della giustizia.
Per sei lunghi anni tutto questo è serpeggiato nelle aule di tribunale,
mentre la nostra voce collettiva si affievoliva, con un processo di
rimozione collettiva che ha fatto sì che in molti dimenticassero che
Genova non è stata solo il terrore in divisa, ma anche e soprattutto la
forza e l’energia di centinaia di migliaia di persone che almeno per
pochi giorni hanno pensato che il mondo potesse essere diverso da come
ce lo hanno sempre raccontato e rappresentato.
Per sei lunghi anni il teatrino delle corti penali si è sostituito alla
presa di parola delle persone vive, nella convinzione che verità
giuridica e realtà storica in qualche modo convergessero, nella speranza che in
qualche modo tutto si sistemasse e non fossero in pochi a pagare la
stizzosa vendetta del potere.
Le requisitorie dei pm Anna Canepa e Andrea Canciani nel processo che
vede 25 persone imputate per devastazione e saccheggio, hanno
completato l’operazione di revisione della storia che è cominciata il
giorno dopo le mobilitazioni contro il g8 del 2001 e si sono concluse con la richiesta di 225 anni di carcere.
Pensiamo che sia arrivato il momento di prendere di nuovo la parola, di
gridare con forza che gli eventi del luglio 2001 appartengono a tutti
noi, di mobilitarsi in massa e con intelligenza per fare si che 25
persone non paghino per qualcosa di cui siamo stati protagonisti tutt*,
nessuno escluso.
Vogliamo rilanciare con forza la mobilitazione di massa del 17 novembre
a Genova, e tutte le iniziative tese a riappropriarci della nostra
memoria e del senso di quei giorni lontani sei anni ma ancora vivi in
quello che hanno rappresentato.
Vorremmo che tutti rilanciassero questo appello senza firme, senza
identità, senza se e senza ma, perché Genova non è finita, è ancora
qui, oggi, e riguarda tutti e tutti se ne devono fare carico, senza
esclusioni.

Per cominciare primo appuntamento a Genova: 17 novembre 2007
LA STORIA SIAMO NOI

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