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Archivio per la categoria ‘movimenti tellurici’

Operazione Miocuggino

13 Giugno 2011 2 commenti

E’ arrivato il momento. Se non lo avete ancora fatto, è il momento di chiamare tutti quelli che conoscete e corromperli per andare a votare. Non importa cosa, come, perché, per come. Convinceteli. L’Operazione Miocuggino è cominciata.

VOTANTONIO VOTASI’.

PS: alla fine il referendum è l’unica forma di democrazia diretta che esiste nella legge italiana. non ha alcuna controindicazione. ed è l’unica vera espressione della volontà popolare. Cazzo volete di più?

Caccia un po’ di rap comunistico =D

30 Maggio 2011 Commenti chiusi

Mayday mayday 2011

28 Aprile 2011 2 commenti

Per dieci anni la Mayday Parade è stata il primo maggio dei precari e delle precarie: l’espressione della nostra creatività, il luogo dove ci siamo riconosciuti, dove abbiamo coltivato le nostre relazioni e i nostri desideri e dove abbiamo reso visibili la nostra gioia e la nostra rabbia. Decine di migliaia di precari l’hanno animata, colorata, gridata e partecipata. Dopo undici anni sappiamo che la Mayday come spazio di espressione e visibilità, come momento di inclusione e ricomposizione della precarietà, ha vinto: oggi persino il papa e il sindacato confederale parlano di precarietà, mentre nelle piazze la generazione precaria esplode di rabbia. È tempo di esigere che i nostri desideri diventino realtà.

Stiamo cavalcando la tigre della precarietà, perché viviamo ogni giorno nell’incertezza ma anche perché sappiamo qual è la nostra forza. Il governo e l’Europa ci impongono privatizzazioni, licenziamenti, austerità, tagli, sacrifici. Non temporaneamente, per effetto della crisi, ma come politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire. Di contro, la condizione precaria è diventata un soggetto politico autonomo, che crea azione politica: pone domande, individua soluzioni e sviluppa conflitto.

Vogliamo un reddito di base universale e incondizionato, sganciato dal contratto di lavoro. Vogliamo un nuovo welfare fatto di diritti per tutte/i, di accesso ai beni comuni costituiti da saperi, conoscenza, acqua, servizi sociali, casa, mobilità sostenibile. Siamo contro la speculazione e l’Expo 2015 che aggrediscono le nostre città e i nostri territori, con Milano come banco di prova per le politiche di cementificazione più aggressive. Chiediamo cittadinanza per i migranti slegata dal contratto dal lavoro e diritto alla libera circolazione. Chiediamo la riduzione del caos delle forme contrattuali, chiediamo più soldi e un salario minimo orario, e gridiamo con forza che rivogliamo ciò che ci hanno tolto: diritto alla maternità, alla previdenza, alle ferie. In poche parole, rivogliamo il diritto alla scelta, contro il ricatto del bisogno e della paura. Pretendiamo di essere ascoltati.

Vogliamo dirlo ben chiaro al governo, ai vari Marchionne, ai precarizzatori che abusano della nostra ricattabilità, ai sindacati concertativi, all’opposizione pavida e di comodo: i precari e le precarie chiedono l’opposto di quella politica di sacrifici che volete imporci. Precari e precarie, native e migranti, saremo in piazza il primo maggio per una Mayday di festa, di gioia e di rabbia.

Vogliamo che la Mayday si trasformi in un momento di passaggio, di immaginazione, di relazione e di discussione verso il primo vero sciopero precario che costruiremo tutti insieme nei prossimi mesi: vogliamo riprenderci il diritto allo sciopero e usarlo per reclamare i nostri desideri. Lo sciopero precario sarà lo sciopero dei precari e uno sciopero nato nella precarietà e rivolto contro chi ci precarizza.

Immaginate se un giorno i call center non rispondessero alle chiamate, se i trasporti non funzionassero, se le case editrici che sfruttano il lavoro precario fossero bloccate, se le fabbriche chiudessero, se la rete ribollisse di sabotaggi, se gli hacker fermassero le reti delle grandi aziende, se i precari si prendessero la casa che non hanno, gli spazi che gli sono negati. Immaginate se i precari e le precarie incrociassero le braccia, diventassero finalmente protagonisti e dimostrassero che sono forti: il paese si bloccherebbe. Di questo parleremo alla Mayday 2011: di come mettere in pratica il primo sciopero precario. Per farlo servono la tua intelligenza, i tuoi sogni, i tuoi trucchi e i tuoi sgami.

Vogliamo cavalcare la tigre della precarietà e dimostrare che tutti insieme possiamo diventare un problema per chi ci sfrutta. Mayday 2011, verso lo sciopero precario.

Primo maggio 2011, Milano, piazza XXIV Maggio, alle 14
Mayday – da undici anni il primo maggio dei precari e delle precarie

Ricordare significa resistere

25 Aprile 2011 Commenti chiusi

Ricordare è un atto piccolo se confrontato con altri più impegnativi, ma è il contributo che ciascuno può dare per continuare una battaglia che è cominciata quasi 70 anni fa e che è lungi dall’essere terminata. Purtroppo il fascismo e le miserie umane che lo hanno permesso e alimentato sono ancora al nostro fianco tutti i giorni ed è una guerra quotidiana che non possiamo smettere di combattere. Neanche per un minuto. Ricordare significa resistere.

Stati Generali della Precarietà 3.0

14 Aprile 2011 Commenti chiusi

Verso lo sciopero precario: incontriamoci a Roma, dal 15 al 17 aprile

In questi ultimi due anni di crisi e devastazione economica, sociale e ambientale la nostra condizione di precarietà è divenuta esplosiva. Chi ogni giorno produce la ricchezza di tutti ed è costretto nel ricatto del lavoro senza diritti e garanzie; chi ogni giorno vive un sequestro della libertà di scelta che va ben al di là delle mura del proprio lavoro o non lavoro; chi vive in territori immiseriti dal mercato che li mette a profitto; chi, come noi, vive questa condizione che si è fatta esistenziale oltre che sociale, sa che sta montando la rabbia precaria.

Per lo stesso motivo sappiamo che siamo stanche e stanchi di sentirci addosso la veste avvelenata che si dà alla precarietà attribuendole il sinonimo di sfiga. Non siamo stati segnati dal destino, ci hanno invece imposto una condizione: esistono i precari e i precarizzatori.

Per questo il tempo del racconto della sfiga quotidiana è finito. Per questo vogliamo parlare dei nostri desideri, della libertà che vogliamo riprenderci, della forza che vogliamo far esplodere. Del solo modo di superare la precarietà. Di come farlo, cioè, attraverso lo sciopero precario: quello che non abbiamo potuto fare mai e che ora, adesso, vogliamo e possiamo organizzare. Uno sciopero non solo dei precari ma sulla precarietà e nella molteplicità di luoghi e forme in cui essa si esprime. Uno sciopero per superare la precarietà. Uno sciopero tutto da inventare, insieme.

Infatti lo sciopero precario sarà potente solo se precari e precarie cospireranno, metteranno in comune le loro intelligenze e i loro saperi, se sapremo insomma sperimentare insieme le pratiche capaci di colpire chi fa profitti sfruttando la precarietà. Vogliamo riappropriarci della ricchezza che produciamo, vogliamo precari e migranti finalmente protagonisti, vogliamo un nuovo welfare e l’accesso ai beni comuni. Vogliamo riprenderci la vita.

Per tutto questo ci vedremo a Roma nella terza edizione degli Stati Generali della Precarietà 3.0 il 15-16-17 aprile 2011.


Programma

Venerdi 15, @ LOA Acrobax [via della vasca navale,6]
dalle ore 19 accoglienza e concerto di Asian Dub Foundation

Sabato 16, @ GENERAZIONE_P RENDEZ-VOUS [via alberto da giussano, 59]:

dalle 21.00: serata di festeggiamento dei primi 6 mesi di occupazione di Generazione P – rendez vous
cena
+ proiezione della videoinchiesta sulla precarietà “Inpreca video”
+
proiezione del docufilmLampedusa next stopa cura di Insutv (presenti gli autori)
a seguire dj set

Domenica 17, @ Volturno [via Volturno, 37]:


All’interno degli Stati Generali della Precarietà 3.0 il Coordinamento precari scuola indice un’assemblea nazionale aperta a tutti i precari del settore scuola

Nella prima parte: Analisi della situazione generale: graduatorie, organici, reclutamento, invalsi, merito.
Nella seconda parte: Proposte di mobilitazione.


durante la tre giorni sarà possibile visitare la mostra fotografica dedicata ad Antonio Salerno Piccinino
Raccontare la crisi comincia da uno sguardo
a cura di occhirossi festival indipendente di fotografia


Per partecipare e proporre workshop: statigenerali@sanprecario.info

Che cos’è lo sciopero precario

6 Aprile 2011 Commenti chiusi

Uno slogan si aggira per la rete, attraversa le piazze, viene urlato dai megafoni: Voglia di sciopero precario. Ma cos’è lo sciopero precario?

Lo sciopero precario è uno sciopero contro la precarietà. Detto così sembra chiaro e semplice, ma semplice non è. Questo paese è diventato precario perchè una parte della popolazione ha perso il diritto alla protesta, la possibilità di scioperare, di avanzare rivendicazioni collettive.

Questa popolazione è composta dalle generazioni precarie, dai migranti e da tutti coloro che nascosti nelle pighe dell’informazione hanno prima perso visibilità (cosa grave) e poi hanno smarrito la capacità di rappresentarsi come forza collettiva. Non importa che oggi tutti i media parlino della questione precarietà. Ciò che conta è che nei dieci/quindici anni di black out i precari/e hanno disimparato a battersi per i loro diritti.
Non è per caso che abbiamo scelto di lanciare uno sciopero invece di una manifestazione di piazza. Lo sciopero cercherà di scardinare non solo i meccanismi del silezio, ma soprattutto di far comprendere che la nostra debolezza può diventare forza. La verità è che se i precari si fermassero si bloccherebbe il paese. Ecco il punto su cui appoggiare la leva del cambiamento.

Chi parteciperà allo sciopero precario?

Parteciperanno tutte le associazioni, sindacati, collettivi, comunità resistenti, reti, persone che credono che la precarietà sia una diga eretta contro il nostro futuro e che per abbatterla non sia sufficiente un momento di testimonianza (seppur importante) ma sia necessaria una mobilitazione che scuota il paese e lo blocchi. Lo sciopero precario deve essere inventato da zero ed è per questo che agli Stati generali della precarietà, a Roma dal 15 al 17 aprile, si parlerà per due giorni di come e quando farlo. E tu sei invitato perché solo mettendo in comune le idee di tutti e tutte riusciremo a farlo. In un mondo in cui basta alzare la testa per perdere il posto di lavoro, lo sciopero precario deve inventare nuove forme di mobilitazione, capaci di aggirare il ricatto, di rendere di nuovo possibile la nostra presa di parola collettiva.

Perchè partire dalla precarietà, con tutti i problemi che assillano l’Italia?

La precarietà è la condizione comune che è percepita negativamente da tutti, dato che negli  ultimi quindici anni ha impoverito gran parte della popolazione italiana e migrante rendendo ricche, ricchissime, altre persone: i soliti noti. E l’unico modo per creare un’onda d’urto capace di scardinare le fondamenta della precarietà è mettere in gioco la società coinvolgendo in modo trasversale i lavoratori, i precari, i disoccupati e i migranti; coinvolgendoli però su una chiara e semplice proposta, eliminare la precarietà.

Lottare contro la precarietà è come voler tornare indietro nel tempo?

Assolutamente no. Essere contro la precarietà significa essere a favore di una riforma del welfare che preveda robustissime politiche di continuità e di sostegno al reddito. Vuol dire concepire i diritti oltre la condizione del lavoro. Non  basta, ad esempio, essere contro la proliferazione dei contratti atipici, che sono effetto della precarizzazione e non la causa, come non basta parlare di stabilizzazione quando tutti, si pensi a Mirafiori, vengono destabilizzati. Essere contro la precarietà significa essere contro la Bossi-Fini e le politiche di vessazione contro i migranti che non risolvono i problemi ma creano ricatto ed emarginazione. Significa anche pretendere politiche abitative che rendano nuovamente la casa un diritto e chiedere che i trasporti siano una risorsa e non un dazio sugli spostamenti. Essere contro la precarietà significa investire nella formazione, nel sapere e nella cultura. Essere contro la precarietà significa mettersi in gioco fino in fondo perché la precarietà si prende gioco delle nostre vite.

E i soldi?

Chi dice che per colpa della crisi non ci sono le risorse per fare nulla mente spudoratamente. È vero il contrario, uscire dalla crisi significa uscire della precarietà, combattere la precarietà significa combattere la crisi. Ed è per questo che abbiamo una voglia matta di sciopero precario

statigenerali chiocciola sanprecario.info



10 anni di autismo!

3 Marzo 2011 2 commenti

Minchia, sono passati 10 anni da quando è nato il collettivo di autistici.org/inventati.org, anche se il server andò online solo 9 giorni dopo. Sembrano volati. Ne abbiamo combinate di tutti i colori. Quasi mi commuovo. Questo è il post che il collettivo ha prodotto sul suo blog.


La perfezione assoluta

Almanacco del giorno 3 marzo:

1426 – La Repubblica di Venezia dichiara guerra a Milano
1936 – Il piccolo Joseph Ratzinger (il futuro Benedetto XVI) riceve la Prima Comunione in Germania
1955 – Elvis Presley appare in televisione per la prima volta
1969 – La NASA lancia la Apollo 9 per sperimentare il modulo lunare
1972 – La NASA lancia la sonda spaziale Pioneer 10
2001 – Viene installato il primo server (“paranoia”) del progetto Autistici/Inventati
2007 – In Italia, verso le ore 00:30, si verifica un’eclissi lunare totale

Nati in questo giorno:

1756 – William Godwin
1937 – Tomas Milian
1938 – Bruno Bozzetto
1953 – Arthur Antunes Coimbra detto Zico
1958 – Gianni Alemanno

A parte gli scontati auguri al buon Gianni (tanti tanti tanti auguri e buona fortuna!), vorremmo porre l’attenzione sul fatto che il 3 marzo la NASA ha lanciato ben 2 navicelle spaziali, segnando quindi delle date importanti per la proiezione dell’uomo oltre i confini della realtà terrena. È anche l’anniversario della prima ostia nell’ugola del buon Ratzi, e quante ostie poi a seguire, e che dire della prima apparizione di Elvis, che tutti sappiamo essere ancora vivo e in lotta assieme a noi.
Potremmo sorvolare su Zico in quanto non siamo udinesi, ma è doveroso omaggiare Bozzetto e l’indimenticabile ‘er monnezza, così come non possiamo dimenticarci di colui che viene considerato il primo filosofo anarchico (e che trasmise i suoi geni all’autrice del moderno prometeo).

Un’ultima nota cabalistica, il 3-3-11 (da notare che 11 in binario = 3 in decimale), il 3 è il numero perfetto, 3 volte 3 è la perfezione assoluta.

Il 3 nella smorfia è il numero del gatto, cogliamo l’occasione per ricordarvi, se ve lo siete dimenticato, di impostare la domanda del gatto nel vostro pannello utente per recuperare la password della vostra mailbox sui server di Autistici/Inventati, che, a proposito, oggi compie 10 anni.

Aggiornamenti sul sequestro norvegese dei dischi di autistici/inventati

28 Gennaio 2011 Commenti chiusi

Senza volerlo e grazie al commissariato di Avezzano e al signor Iannone siamo diventati famosissimi in Norvegia. Da soli non saremmo mai riusciti a raggiungere questo traguardo, siete stati magnifici. La rogatoria internazionale che ha provocato il Norvegian Crackdown, cioe’ il sequestro/copia di una macchina di A/I in Norvegia, ci ha portato sotto i riflettori e animato un dibattito in quelle lontane terre di discendenza vichinga.

Una questione simile in Italia difficilmente sarebbe riuscita ad interessare l’opinione pubblica, una serie di questioni giocano infatti a nostro sfavore:

  • nella vicenda non sono coinvolte tette e culi, manca la topa e quindi basso share
  • parlare di legittimita’ di sequestri, di riservatezza, di critiche all’operato della polizia e’ complicato. Lo e’ quando di mezzo ci sono morti in carcere o per le strade, figurarsi per una questione come la copia di un hard disk. Di solito siamo abituati ad un “Vi e’ andata bene, mica vi hanno menato”.

In Norvegia invece dove sono piu’ sessualmente emancipati di noi, all’interno del dibattito sulla data retention che sta attraversando il paese, il nostro caso e’ stato scelto come emblematico di uno scenario negativo, in cui la liberta’ di parola e di opinione subisce delle restrizioni arbitrarie, proprio perche’ il sistema e’ progettato male.


Sono in norvegese, ma il senso di tutti gli articoli e’ chiedere conto del perche’ si sia dato seguito ad una rogatoria internazionale vaga, imbarazzante, ( se non scioccante o priva di senso ) nonche’ goffa e approssimativa nelle accuse grazie alla quale e’ stata sequestrata tutta una macchina per fornire dei dati sensibili sugli autori di un noblog. La polizia si giustifica dicendo che per questioni di tempo ha deciso di agire in questo modo.I giornali titolano: “la polizia sequestra 7000 account, per fare prima”. Non crediamo sia utile entrare di nuovo nel merito della questione: potete leggere le nostre posizioni nei due comunicati precedenti. Il dato piu’ importante e’ l’interesse nel dibattito stesso.

Il caso e’ stato inizialmente preso a cuore da Jon Wessel-Aas, leader della sezione norvegese della commissione internazionale dei giuristi che per primo ha pubblicato un bell’articolo in proposito, seguito dagli articoli sopra citati e dalla menzione dell’accaduto nei radiogiornali nazionali del mattino trasmessi da NRK (l’equivalente della RAI norvegese). Nel frattempo la polemica continua e un misto di vergogna e raccapriccio (uniti all’ormai abituale impulso di preoccupazione e compatimento verso la situazione sociopolitica del Bel Paese) aleggia nelle mailing list degli osteggiatori della famigerata Datalagringsdirektivet, anche nota come Direttiva Europea 2006/24/EF

gia’ approvata in Italia ma non ancora in Norvegia. (Per la cronaca il Belgio l’ha rifiutata, mentre la Germania e la Romania l’hanno dichiarata incostituzionale). Il caso di Autistici/Inventati continua da settimane ad essere al centro dell’attenzione e preso ad esempio nella discussione nelle liste, e c’e’ anche chi sostiene (tra questi anche il nostro avvocato norvegese) che il sequestro sia stato effettuato in modo illegittimo rispetto alle normative vigenti. Staremo a vedere. La protesta contro la direttiva continua, e le argomentazioni a sfavore sono tante e spesso improntate su questioni di principio democratico da noi in Italia come minimo inattuali, se non ormai del tutto obsolete quali, per citarne alcune:

  • In una democrazia sono i cittadini a controllare lo stato e non il contrario
  • Tutti i cittadini sono innocenti fino a prova contraria e non l’opposto
  • Il controllo sistematico delle comunicazioni stride con i diritti umani

Alle quali aggiungere:

  • le accuse di servilismo verso l’Unione Europea (della quale la Norvegia non fa tuttora parte) rivolte al governo di Jens Stoltenberg, gia’ leader dell’ Arbeiderpartiet
  • quelle relative all’approvazione (in silenzio) di decisioni illiberali, rivolte al liberale, ma forse da oggi anche liberista, partito della destra (Høyre) in questo momento all’apice della popolarita’ ma scosso da dissidi interni proprio su queste decisioni.

In effetti sembrerebbe che praticamente solo il governo e la polizia siano i veri sostenitori della direttiva, propagandata suonando ad nauseam il tamburo della disinformazione con i classici babau fatti di pedofili e terroristi. Questo e molto altro (e tra le altre cose anche noi) animano la discussione e la contro/propaganda, in primavera la probabile approvazione.

Nel frattempo la polizia norvegese, a seguito della pressione subita dai media, ha trasmesso un fax al nostro avvocato italiano dichiarando:

I can assure You that the intent of the Norwegian police is to give as specific an answer to the request from the Italian authorities as possible. We are aware that the server contains a large amount of data that may not be relevant to the request, and this information will not be disseminated to Italian authorities. Therefore, only the information that is relevant to the request from the Italian authorities, which concerns the mail box orsa@canaglie.net, will be included in the police report that will be prepared by the Norwegian police.

Cioe’, in altre parole, il rapporto non conterra’ nulla. Mi chiedo come mai abbiano omesso di parlare di she-bear@scoundrel.net, come penso se lo stia chiedendo anche il procuratore Stefano Gallo. Il fax continua:

Regarding the mirroring of the hard disks, this method was chosen because the Norwegian service provider indicated to us that the data in question was deleted. That meant that the data had to be sought out and reconstructed – a process which our computer investigator says will take several weeks. The alternatives to mirroring the hard disks would have been seizing the disks or performing the investigation in the locales of the service provider. Both of these methods would have entailed disadvantages to the other, current users of the server, as well as economic disadvantages to the service provider. The choice of mirroring the entire hard disks do not, therefore, mean that it is the intent of the Norwegian authorities to disseminate any data not related to orsa@canaglie.net to Italian authorities, but is only the result of a wish to minimize the negative impact of our investigations.

Minimizzare l’impatto negativo delle indagini, evitare svantaggi per gli utenti, evitare danni economici al provider dei servizi. Per quanto questi siano sempre poliziotti, e per quanto abbiano risposto acriticamente alla richiesta dei colleghi italiani in qualche modo vicini a Casa Pound, tutto questo sembrerebbe significare a prima vista una notizia che potrebbe far tirare un sospiro di sollievo a qualche migliaio di utenti inopportunamente e ingiustamente coinvolti in questa vicenda. Detto questo, il fax ci e’ arrivato dopo mesi (2) di lunghi e preoccupanti silenzi alle nostre richieste, ed e’ stato inviato solo a seguito di una massiccia risposta mediatica alla iniziale divulgazione degli avvenimenti, risposta mediatica che peraltro li dipinge senza mezzi termini come liberticidi, e culminata con un comunicato ufficiale pubblicato sul loro sito da IKT Norge (l’associazione per l’industria informatica norvegese) che grida allo scandalo e che e’ intitolato “La polizia dimostra una capacita’ di giudizio fallimentare per il settore digitale”.

In cui in sostanza si dice che la polizia non e’ in grado di assumersi la responsabilita’ del controllo digitale. Non ci stupisce che si siano improvvisamente affrettati a scriverci cercando di salvare il salvabile con le birre e le strette di mano. Ma noi siamo come san Tommaso, finché non tocchiamo non crediamo. Il nostro passo successivo e’ stato infatti quello di, tramite un avvocato locale, chiedere la restituzione o eventualmente la distruzione dei dati copiati, appellandoci alla Ekomloven, ovvero l’insieme di regole che tutelano i destinatari di servizi informatici contro violazioni del patto di riservatezza che vige tra questi ultimi e i provider. Regole queste che, a detta di molti esperti di legge della terra dei fiordi, avrebbero dovuto imporre la necessita’ del benestare di un giudice previa al sequestro, e della quale non c’e’ traccia nei relativi documenti che ci sono stati consegnati a latere. Questa la loro risposta:

Police considers that neither Copyleft or Autistici/Inventati fall under the definition of service provider in the Communications Act. We are therefore of the opinion that the Criminal Procedure Act § 211 and § 212 does not apply to the current instance. For the information the police received a few days ago knowledge of the investigation in Italy that gave rise to the letters rogatory, has been dropped. Work on review of data on hard disks are therefore currently quiet, pending a clarification from the Italian authorities at the request of the right still remains.
I have however today been informed that the Norwegian Post and Telecommunications Authority is processing a request from Autistici / Inventati to clarify whether Autistici/Inventati will be considered as service provider pursuant to Electronic Communications. Authority has indicated that they will give priority toconsideration of the case since a clarification could have a bearing on the seizure ofthose drives were legitimate or not.

Il che significa che secondo loro, non essendo ne’ Autistici ne’ Copyleft categorizzabili come ISP, non esisterebbe alcuna privacy da rispettare e nessuna necessita’ di passare attraverso un giudice: Iannone chiede, la polizia risponde. Anche in Norvegia. Chissa’ se non essendo ISP, anche le direttive europee non siano di conseguenza inapplicabili….o se invece il distintivo li rendera’ sempre e comunque giudici ed esecutori. Rimaniamo tuttavia perplessi: rogatorie internazionali, sequestri totali, decrittazioni, muscoli in mostra e polluzioni. Per poi trovarsi, nel bel mezzo di analisi forensi probabilmente molto costose, con un’ indagine chiusa senza nessuno dei dati che con tanta veemenza venivano richiesti da un committente ingerente e ingombrante e con una procura di Avezzano che, improvvisamente, fa sapere alla polizia norvegese che “basta cosi’, grazie, vi faremo sapere”. Forse non e’ solo per i dati che si muovono le polizie di tre stati e si viola apertamente la privacy di migliaia di persone. Forse non e’ solo per un nome che si spendono migliaia di euro e di franchi e di corone dei contribuenti, ma anche e sopratutto per lanciare un avvertimento. Statevene zitti, non protestate, e nel caso, collaborate. Ma noi non siamo abituati a seguire i buoni consigli.

Il 28 gennaio e oltre: una nuova alba precaria

27 Gennaio 2011 Commenti chiusi

Ripubblico il lancio dell’appuntamento che come Intelligence Precaria e Punto San Precario stiamo organizzando per partecipare alle azioni e al corteo del 28 gennaio 2011 (con la parola d’ordine della costruzione di uno sciopero precario). E quando scriviamo “alba precaria” è perché domani si comincia veramente all’alba. Ci vuole un fisico bestiale per fare gli attivisti…


Il prossimo 28 gennaio – come è noto – si terrà lo sciopero generale dei metalmeccanici, a cui hanno aderito anche alcuni sindacati di base e molti spezzoni di movimento, alcuni dei quali si sono incontrati lo scorso week-end al C.S. Rivolta a Marghera. Diverse sono le parole d’ordine. Tra questi quella che spicca in prima linea, leit motiv delle precedenti mobilitazioni della Fiom contro il Piano Marchionne è: lavoro bene comune. San Precario si permette di dissentire. Il lavoro come bene comune è il lavoro preminentemente operaio (ma non solo) che sta alla base del processo di accumulazione del capitale. E’ chiaro che tale slogan vuole ridare dignità, considerazione, rispetto e soprattutto remunerazione al lavoro di oggi. E non può essere altrimenti, dal momento che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria dequalificazione e svalorizzazione del lavoro, di tutti i lavori (da quelli servili a quelli cognitivi). Tuttavia, vogliamo ricordare che obiettivo dei lavoratori è sempre stato quello di “liberarsi del lavoro”, soprattutto se si tratta di lavoro produttivo per il capitale. Nel 1970, il comitato operai di Porto Marghera, in opposizione all’etica del lavoro dei sindacati confederali, già anticipava come una delle chiavi di volta nella modifica dei rapporti di forza sociali sta proprio nel rovesciare il significato del lavoro così come viene imposto dalla gerarchia economica. Il lavoro nel capitalismo non può, ne potrà essere mai un bene comune. La costruzione di un alternativa sociale e culturale oggi più che mai non sta più nel diritto al lavoro ma piuttosto nel diritto alla scelta del lavoro.

Di questo si è discusso negli Stati Generali della Precarietà 2.0. La creazione di un punto di vista precario vuol dire questo: riconoscere l’importanza della precarietà come condizione paradigmatica dei rapporti di lavoro oggi e declinarla nelle diverse rappresentazioni soggettive di cui si alimenta: immaginare e organizzare nuove forme di rappresentanza e mobilitazione in grado di colpire e sabotare i flussi produttivi materiali e immateriali che innervono le realtà metropolitane; proporre interventi di welfare metropolitano che favoriscano la ricomposizione delle soggettività precarie frammentate nel nome della garanzia di reddito, acceso ai sevizi di base e introduzione di un salario minimo. Questo è lo sciopero precario, uno sciopero non meramente economico, ma uno sciopero che assume connotati politici, in grado di evidenziare quella potenza precaria da cui la ricchezza nasce e da cui viene espropriata. Una potenza che è anche capacità di sottrazione alle nuove forme di ricattabilità e dipendenza, nel nome della autodeterminazone e della libertà di scelta. Perché la qualità del lavoro e della vita non è solo avere un posto stabile. Perché parlare di reddito significare pensare e organizzare un nuovo sistema di welfare. Perché lo sciopero precario è arma di vertenza territoriale e non di concertazione, elemento di coscienza e conoscenza tra i precari e le precarie.

Appuntamento alle ore 5.00, il 28 gennaio 2011, davanti alla Marcegaglia, V.le Sarca 336, Milano.

2011 – L’alba del precario

20 Gennaio 2011 Commenti chiusi