Quando arrivi fisicamente a pezzi a uno spareggio per il terzo posto dopo aver sognato l’aggancio del primo posto e essere naufragato di fronte a una squadra di molto inferiore a te in una competizione importante come la Champions League, e il Palazzo ti mette di fronte un arbitro confesso laziale e a fine carriera (con nulla da perdere da eventuali scandali), sai già di che morte dovrai morire in campo. I tifosi si affacciano quindi alla gogna di un San Siro in cui si possono ammirare gli ottimi risultati di Tessera del Tifoso e sicurezza gestita dagli stewart: i laziali occupano il secondo blu, costringendo schiere di interisti a spostarsi per poter vedere oltre i bandieroni e gli ultras in piedi, con gli stewart che se la prendono con gli interisti che osano protestare. Grazie Maroni, ci voleva un genio come te per far funzionare l’ordine e la disciplina negli stadi italiani. Pietà.
In ogni caso la sentenza è presto eseguita: in 24 minuti l’Inter non soffre e non punge ma sembra poter amministrare una gara che sulla carta poteva essere più ostica. Ci pensa il buon Morganti (che quando ci arbitra fa sempre rima con merda – notare i miei post in tempi non sospetti) a indirizzare la gara: Zarate si beve la nostra colpevole difesa, Julio esce, Zarate cerca e trova il contatto, ma Ranocchia e Lucio sono in traiettoria. Il regolamente fiscale che si applica solo all’Inter prevede rigore ed espulsione, mettendoci di fronte all’incubo di 70 minuti in 10 contro 11.
E’ qui che finalmente si rivede il carattere di un gruppo che ha regalato tutto ai suoi tifosi e che merita di essere sostenuto (e rinnovato, per non esporsi più a figure che non gli si confanno): in 10 contro 11 l’Inter prende in mano la gara trascinata da un Deki gigantesco (fino all’infortunio che avremmo potuto tutti prevedere), da un Mototopo vera freccia gialla nerazzurra, da un Eto’o per cui si possono solo sprecare aggettivi e da ritrovati Maicon (fai del tuo meglio per cinque partite e poi vai dove ti porta il cuore), Wesley e Cambiasso (stranamente con lui davanti alla difesa abbiamo vinto tipo 9 partite su 10 o qualcosa del genere, speriamo Thiagone segua infortunato per il bene dell’Inter fino a che Leopardo non cambierà idea sul suo posizionamento in campo).
Gran punizia dai trenta metri e al quarantesimo siamo in parità. Morganti ovviamente non ha smesso con l’arbitraggio scandaloso dopo il rigore: i laziali possono entrare come vogliono e prendono un giallo ogni tre interventi allucinanti, gli interisti alla prima occasione; senza contare il prezioso ausilio del collaboratore pelato sotto la Sud, che non vede scarpate a non finire a un metro da lui e cambia idea appena ce n’è la possibilità per favorire i laziali.
Il secondo tempo segue lo stesso copione, ma un gran lancio del Capitano fa a fette la difesa laziele liberando Eto’o in area: dribbling sul portiere e colpo moscio ed esausto verso la porta per il vantaggio. Per fortuna alla malafede di Morganti ci pensa quel rossonero impunito di Mauri che senza motivo scalcia da terra il mitico Mototopo, facendosi espellere e riportando la gara in parità numerica. Nonostante la traversa e il tentato omicidio di Kozak (oh, ma questo ne ammazza uno a partita, sarà normale?) è l’Inter che rischia di dilagare se per stanchezza e poca lucidità Eto’o, Obi, Mariga e Maicon non si mangiassero l’impossibile in contropiede. Per fortuna non subiamo la dura legge del contrappasso e portiamo a casa tre punti pesantissimi, che grazie al tramonto dei pulcinella dipinti su cartongesso peggio dei tifosi della Triestina ci vede incredibilmente secondi. Pensare che sarebbe bastato giocare anche il girone di andata… ach, le lacrime di coccodrillo nerazzurro…