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La Lega dei Citroni: non mollare mai!

16 Marzo 2011 2 commenti

L’Inter entra in campo credendoci fino in fondo. Il Capitano da forfait e siamo obbligati a schierare i tre gladiatori Motta Deki Cuchu, tutti e tre in condizioni decisamente precarie. Il resto è tutto come previsto. Di imprevisto c’è il lampo di Eto’o che porta in parità i match di San Siro e Allianz Arena dopo soli 4 minuti. La partita sembra mettersi molto bene, e controlliamo un Bayern tutto fumo e niente arrosto cercando di colpire alla prima occasione.

Purtroppo succede l’incredibile: Julio Cesar, colui che l’anno scorso con la sua mano fatata ha tolto le castagne dal fuoco più di una volta spedendoci a Madrid, ne combina un’altra. Non trattiene, sbuccia un pallone che Gomez, in una stagione in cui ogni palla che tocca finisce in porta, infila in fondo al sacco. Frastornati dall’inaspettato pareggio iniziamo una fase in cui ognuno gioca un po’ per sé, ci disuniamo, Motta e Cuchu ricominciano a fare passaggi di un metro al massimo, e soffriamo sulle fasce. Negli ultimi 30 minuti del primo tempo il Bayern potrebbe segnarcene quattro o cinque, ma il palo, i recuperi in extremis e le manone di Julio evitano il peggio. Ne fanno solo un altro.

Andiamo negli spogliatoi con il morale sotto i tacchi e i tifosi vedono lo spettro di una umiliazione immeritata. Ma non hanno fatto i conti con una squadra che non molla mai e in cui i fuoriclasse contano davvero: Samuel Eto’o si carica la squadra sulle spalle e la porta a un secondo tempo fantastico per determinazione, mentre dall’altro lato un Van Gaal tutto chiacchiere e distintivo butta nel cesso la qualificazione quando dopo il siluro di Wesley Sneijder toglie Robben (che aveva fatto a fette Motta per tutto il primo tempo, vedere l’azione del secondo gol bavarese) per Altintop e Van Buyten per Badstuber. Sarà la mossa decisiva.

Un Bayern che arretra ancora di più per difendere il due a due (alla faccia del gioco d’attacco) e l’Inter ci prova in tutti i modi, ma la palla sembra non entrare mai. Leonardo dopo aver cambiato Coutinho – complimenti, entrare dopo 4 mesi senza vedere il campo con la tua squadra che deve rimontare due reti e non farsela sotto è già una gran cosa – per Deki (strano che si sia fatto male), mette dentro Mototopo per l’assalto finale al posto di un Chivu che ha dato tutto. Sarà che porta culo, però tempo un minuto ed Eto’o ruba l’ennesima palla credendoci ciecamente, appoggia su Pandev che fino a quel momento ha fatto un gran lavoro tattico e un pessimo lavoro balistico, mentre Badstuber canna alla grande la diagonale: il macedone spara un missile nel sette imparabile. E’ il 2-3 che completa l’opera.

Gli ultimi quattro minuti tre fantastiche ammonizioni per far passare il tempo con la cattiveria giusta e portare a casa una qualificazione su cui pochi avrebbero scommesso, soprattutto dopo i primi terribili 45 minuti. Non pronuncerò la parola che comincia per “r” e finisce per “ada” perché porta una sfiga pazzesca, ma noi l’abbiamo fatta al contrario di altri che si dilettano di video e proclami. Una squadra fatta di uomini che non mollano, ben preparata all’inizio da Leo e poi persa per strada, e recuperata con la determinazione e la classe dei campioni che abbiamo in squadra.

Non è che non ci siano stati errori stasera, ma quando poi concludi un match in tripudio, tutto passa in cavalleria. Ed è giusto così. E’ giusto godere. Punto e basta.

La Lega dei Citroni: molto onore, zero gloria

24 Febbraio 2011 3 commenti

Le fiere nerazzurre vengono catapultate nello spazio interstellare dei Citroni partendo da quello intrastallare della Serie di Oz. Leopardo decide di privilegiare l’esperienza e di cambiare modulo per evitare troppa corsa: cinque in mezzo al campo, tutti titolari e titolati, quattro difensori con il Ghiro romeno su una fascia e Ranocchia-Orco finalmente coppia centrale titolare (il Muro permettendo). Davanti, solo soletto, il Leone si carica sulle spalle tutte le nostre chance. Però gli uomini in campo non coprono bene il terreno di gioco, disposti in una sorta di pentacolo che lascia praterie immense in mezzo e consente ai tedeschi (di nascita o di adozione) di poter fare sempre 30-40 metri incontrastati. Già questo non lascia ben presagire, ma bisogna avere fiducia.


In uno stadio stracolmo di tifosi del mercoledì, di quelli che andare al cinema o alla Scala del calcio più o meno è la stessa cosa, da affrontare con lo stesso religioso silenzio e con la stessa arrogante pretenziosità di chi pensa che sia tutto dovuto, la prima azione è nerazzurra: punizia, cross del furetto olandese, e la rana di piatto non riesce a centrare la porta. I presagi si fanno funesti. E avranno ragione.
La squadra ci mette tutto l’orgoglio che ha, però il Sindaco davanti alla difesa si schiaccia sulla linea dei difensori e nessuno fa i movimenti che gli possano consentire le verticalizzazioni di cui è capace. Il Cuchu interno continua a dimostrarsi inadeguato: sessile, continua a dare indicazioni agli altri come un vigile, e si muove in un fazzoletto. Ha pure sul piede due o tre volte la palla che potrebbe darci il vantaggio ma non trova il tempo né la porta. Ulteriori presagi di sventura. In tutto il primo tempo i due unici pericoli tedeschi sono stati un tiro da fuori e un colpo di testa di Ribery sulla traversa, oltre a una svirgolata di Gomez da antologia. Quando prima Kraft si supera togliendo al Leone la gioia del goal, e proprio allo scadere anche il Facocero Volante spara incredibilmente fuori una palla perfetta da incrociare la convinzione che non segneremo mai si fa concretissima.


Nel secondo tempo non si cambia niente, e non cambia neanche lo spartito della gara: il Bayern fa girare la palla senza pungere, spinge appena può sulle fasce e macina metri senza trovare opposizione da parte di un centrocampo già in apnea. I primi dieci minuti della ripresa ci fanno tremare, ma sarà un fuoco fatuo, dato che il massimo che riescono a ottenere i tedeschi è un palo (che però balla ancora adesso due ore dopo la fine della partita). Il match continua ad essere equilibrato nonostante l’immobilismo di Sindaco e Cuchu, la scarsa vena del Furetto olandese, e un Drago paonazzo che ce la mette tutta nonostante stia venendo spremuto come una arancia. Cuchu e Deki che hanno sul piede due volte l’ennesimo possibile vantaggio, ma sprecano incredibilmente. La palla stasera non entrerà.


Nonostante i segnali evidenti di stanchezza e affaticamento Leopardo si dimostra ancora incapace di cambi efficaci in corsa. Il cambio arriva solo al 75esimo e solo per l’infortunio al ginocchio di Ranocchia. La sfiga quest’anno porta colori nerazzurri: avremmo potuto avere una coppia di signori centrali, ma non è destino quest’anno. Kharja dà un po’ di dinamismo alla squadra, che infatti alza il baricentro e passa dieci minuti a chiudere il Bayern nella sua area: solo una grande prestazione di Kraft e il culo nelle deviazioni che finiscono sempre fuori di un soffio salva la baracca biancorossa. Culo che li assiste quando Julio Cesar non trattiene un non irresistibile tiro da fuori di Robben, dando la possibilità a Gomez – giocatore sopravvalutato ma che quest’anno trasforma in oro ogni occasione – di battere senza opposizione a rete.


Finisce con una sconfitta tutto sommato immeritata per le fiere nerazzurre che hanno combattuto la battaglia con onore, ma senza trovare i guizzi giusti per sommare all’orgoglio la gloria di una vittoria. Forse un pareggio con reti sarebbe stato anche più giusto, ma ci sono serate in cui dice sfiga. Certo: anticipare un po’ i cambi per dare un po’ di fiato e corsa a una squadra in apnea che è riuscita a giocare con gamba si e no 15 minuti per tempo avrebbe aiutato. Certo: se Milito non avesse affrettato i tempi del recupero forse lo avremmo avuto in campo e la solfa sarebbe stata ben diversa. Certo: se non insistessimo col mettere un vigile interno e un altra patella ancorata allo scoglio verde del manto erboso davanti alla difesa forse potremmo ovviare allo scarso dinamismo del centrocampo (Cuchu e Motta in questo momento sono mutualmente esclusivi se vogliamo dare la parvenza di non essere dei fossili). Ma con i periodi ipotetici non si giocano le partite. La prendiamo in saccoccia e la strada è in salita. E il peggio è che ora diventerà in salita anche nelle infime lande di Oz, dato che i nostri ora penseranno fino a metà marzo solo alla partita dell’Allianz Arena. Mi sbaglierò, ma il rischio mi pare molto concreto. Sgrat.