Inter in Wonderland: tanta roba
I nerazzurri zoomorfi entrano in campo con l’attuale formazione titolare (stante la lungo degenza dello Stregatto con i Guantoni e del Folletto). I primi dieci minuti si parte a razzo: ci prova il Principe, ci prova il Facocero che ara la fascia come nei suoi momenti migliori, il Principe prende il palo incredibilmente di testa da un metro su torre dell’Orco Volante, e il Leone fa vedere che oggi ad ogni palla tra i suoi piedi farà scattare ogni allarme in territorio felsineo fino alla settima generazione. Mai visto sguardi di terrore così profondo nei difensori avversari, per lo meno non da molto tempo a questa parte.
Proprio mentre l’intensità scende e la giungla sembra farsi pià fitta e oscura, il Drago trova il gol (in fuorigioco, diciamolo, così almeno evitiamo che qualcuno mi stressi con discussioni di lana caprina) dopo che il Leone ha attirato su di se ogni giocatore rossoblu nell’arco di 40 metri escluso il portiere. Altri dieci minuti in cui la palla rimane sempre tra i piedi dei nerazzurri. Il Sindaco – da buona Mangusta – trotterella da tutta la partita con aria un po’ svagata, ma alza la testa e con un sinistro affetta come una lama monomolecolare 50 metri di campo e tutti e 11 i giocatori bolognesi: il Principe raccoglie, si allarga e beffa Viviano con un pallonetto delizioso, urlando di gioia insieme a tutto lo stadio.
Prima del fischio che mette fine ai primi 45 minuti c’è gloria anche per Gatto d’Argento (era di Piombo, ma sta acquisendo valore) Castellazzi, che inizia a trovare la fiducia con i compagni di reparto, e per il Facocero in tandem con il Sindaco che quasi la buttano dentro allo scadere. Al rientro dagli spogliatoi, nessuno ci ha avvisato, ma non è solo la festa per il record di presenze in A con maglia nerazzurra infranto dal Capitano, che a un certo punto fa una corsa di 50 metri per evitare un corner e non contento poi fa un secondo scatto scartando l’avversario che lo pressa commuovendo l’intero stadio. E’ anche lo showdown del Mamba. I felsinei suonano le sirene per l’evacuazione ma è troppo tardi: prende palla a metà campo, semina 3 avversari, serve il Principe che di tacco (è il primo della partita, ma ormai non sono meno di 6-7 a match) restituisce il favore, stoppa, finta, insacca, raccoglie l’ovazione dello stadio. Pazzesco.
E non è finita: passano nemmeno dieci minuti e da fermo su punizione pennella all’incrocio una palla imprendibile per Viviano. Doppietta, game e partita. Il gol del Bologna, l’ingresso di Big Mac, del Bambino Addormentato nel Bosco e di Bradipo Bandev sono solo accessori.
Infatti lo stadio e la curva inneggiano al Capitano e lo guardano saltellare sotto gli spalti anziché seguire gli avvenimenti del campo. Altri 3 punti. Bene. Giocando un buon calcio, il vecchio calcio dell’Inter degli ultimi anni. Servono cambi in mezzo per non sfiancare chi sta facendo finalmente il suo. Però intanto allo stadio ci si diverte. Ed è già qualcosa. Io stasera mi godo Eto’o, mi godo Zanetti, mi godo la mia squadra del cuore.