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Anche quest’anno un successo

2 Maggio 2008

Il risultato della mayday quest’anno non era per nulla scontato. Nel clima generale di recessione dalla partecipazione attiva alla vita politica del mondo che ci circonda e dal protagonismo nelle lotte sociali, era lecito temere che la mayday parade soffrisse un pesante contraccolpo. In realtà non è stato così, anzi: molti parlano di una partecipazione intorno agli  80-100.000, ovvero un buon 30% in più dell’anno scorso, ma io ho percepito una sostanziale tenuta numerica della manifestazione. La questione non cambia di molto: tenere i numeri della principale manifestazione dei precari e delle precarie in Italia nel contesto politico in cui siamo stati volenti o nolenti costretti è un risultato di per sé eccellente. Ma c’è di più: se si va a guardare la rappresentatività della partecipazione e la sua qualità c’è di che essere entusiasti. Questo ovviamente non lo leggerete sui giornali e non lo vedrete in tv, in cui parleranno dei sindacati di base e della sparuta presenza di partitini e correntine in fondo al corteo come della caratteristica saliente della giornata del primo maggio milanese, ma ieri la stragrande maggioranza delle persone sono venute in corteo non rispondendo all’appello di nessuna organizzazoine, come individui e precari che vedono nella mayday parade l’unico momento in cui essere protagonisti e non strumenti degli interessi politici altrui. E questo lo puoi notare nella gioia e nella spontaneità con cui le persone partecipano alla parata, passando di carro in carro, fermandosi a chiacchierare (qualcuno direbbe cospirare) qua e là in giro per le strade attraversate dal fiume di persone.

Quest’anno la rete dell’Intelligence Precaria ha provveduto a fornire diversi gadgets: in primis un nuovo city pocket che fa il punto delle molte lotte che si sono sviluppate durante l’anno e che tuttora sono in cantiere; poi un divertente puzzle da comporre rincorrendo i vari camion; infine un simpatico tatuaggio che recitava "Non avrete la mia pelle". Dopo lo spezzone di testa dei migranti – per la prima volta organizzati e fortemente presenti in tutto il percorso di costruzione della mayday – c’erano 5-6 bilici di IP e il carro degli studenti di Asso. A chiudere questo spezzone autorganizzato c’era il carro delle Donne Precarie che ha veramente spaccato con due dj indiavolate che hanno aizzato la folla rispondendo alla pischella che si dimenava sul carro dei lavoratori dei call-center che dal punto di vista fonico era effettivamente potente. Menzione speciale per il carro ecologico completamente mosso e sostenuto da energie rinnovabili: mirabile intento e mirabile realizzazione. Ci sarebbero mille cose da dire, ma penso che presto blanca scaricherà le foto sul suo sito e parleranno da sole. Adesso ci aspetta un anno per capire cosa cazzo fare e soprattutto farlo.

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  1. Uno dei tanti
    2 Maggio 2008 a 22:04 | #1

    Non vorrei azzardare ma a Milano mi pare ci sia una pallida ripresa.
    Ancora timida e confusa, ma comunque una ripresa.
    Per Dax si aveva paura ad indirre un presidio ed alla fine se non ci si fosse messa la grandine…
    Venerdì in Torchiera botto di gente e ieri idem.
    Speriamo!

  2. Primo maggio – L’incredibile solitudine del corteo più grande
    4 Maggio 2008 a 1:15 | #2

    Piaccia o no, la Mayday è la più grande e giovane manifestazione del primo maggio. Migliaia di persone, nonostante tutto, hanno rianimato la festa dei lavoratori. Rappresentano in carne e ossa le «nuovo forme di sfruttamento e di produzione». Sono naif? Esprimono in modo nuovo contenuti nuovi, non legati solo all’aspetto «contrattualistico» del lavoro e della vita, guardano oltre la visione mitica della fabbrica. Non parlano di e da delegati, parlano di e da lavoratori reali. Mai come ora è visibile la distanza tra questi lavoratori e qualsiasi forma di organizzazione istituzionale. La sconfitta elettorale ha sancito la fine del progetto di tenere i piedi in due scarpe, nel partito e nei movimenti. I sindacati, sdraiati di fronte al «governo amico» e poi conniventi con il Pd, e la delusione della sinistra di governo, hanno portato al disastro. Paradossalmente, la sinistra diventa extraparlamentare quando ormai ha perso anche i movimenti non istituzionali. Ha perso non solo il movimento «militante» in crisi, ma tutti coloro che sono mossi necessariamente, e disordinatamente, dalle contraddizioni del sistema: astensionisti, grillini, migranti, precari. Non ammetterlo, o provarne fastidio, è miope. I partiti si dibattono in congressi. I sindacati, comprese le fettine di Cgil più «di lotta», di fronte a una crisi economica e politica inaudita, con la destra al governo, rischiano di porsi sulla difensiva e apparire respingenti e impermeabili proprio a coloro che hanno necessità di cambiare le proprie condizioni di lavoro e di vita. Possono restare preda del mito dello sviluppo e di un mondo del lavoro che non c’e più, o mettersi in discussione; inchinarsi agli imperativi del capitale e perdersi in lotte intestine, o ripartire dai lavoratori veri. Possono continuare a discutere di rappresentanza ma rappresentare sempre meno, oppure aprirsi. Peccato che, sciaguratamente, la Mayday, e ciò che rappresenta, non abbia mai marciato così sola.

  3. sei maggio
    4 Maggio 2008 a 7:10 | #3

    potevano accorgersene quando invece difendevano la cgil e parlavano di “lotta contro il precariato”…come se avessero mai detto “lotta contro il proletariato” e prendevano quelli della may day come i ragazzini che vogliono scherzare e giocare…basta ricordare la polemica per l’inserto di city of god del manifesto…
    morti che scrivono.
    augh

  4. Uno dei tanti
    4 Maggio 2008 a 11:25 | #4

    Già. Ma siamo tutti consci del fatto che il problema non è la Mayday (sempre splendida e splendente), ma i 364 giorni tra una Mayday e l’altra.

  5. 6 Maggio 2008 a 0:07 | #5

    Confermo l’impressione, da anni ormai è l’unica manifestazione a cui non presenzio per “dovere” (vedi 25 aprile), ma per entustiasmo… questo anno ho anche portato un discreto tot di ospiti stranieri couchsurfers, che son rimasti entusiasti… certo, vedere Nero qualche volta muover le gambette, non solo per le partite della San Precario CFC, ma anche per qualche passo di danza, in tanti anni di corteo, non sarebbe male, più che altro un’apparizione (pure al concerto degli E.N., su cui pure concordo in pieno, ma come fai a resister a non muover un passo di fronte alla loro svolta diciamo “dance-melodico-elettronica”?;)
    PS
    Non temere, nun te seguo, Milano è proprio troppo piccola e ci si incrocia spesso, pare…

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