Il resto della notte
Ieri io e blanca siamo andati a vedere uno dei film che non avevamo visto durante la rassegna milanese su Cannes, Il Resto della Notte, di Francesco Munzi. Il nostro amico Claudio l’ha molto apprezzato e viste le ultime inattese convergenze con i suoi gusti ci avevo quasi creduto anche io: purtroppo sono stato smentito. Il film è ben fatto, ma in sostanza lo trovo una reality fiction di destra, con appena appena una verve debole antirazzista almeno nella prima parte, un inno alla resa nei confronti della paura e della ferocia.
Vedere il film, come leggere l’ultimo fumetto del maestro Miguel Angel Martin, mi ha fatto pensare alle nostre ultime fatiche blackswiftiane. Io e il mio socio abbiamo in canna pronti alla prima stesura due lavori: il suo Shanghai Karma, già ottimo e per quanto mi riguarda solo in attesa di un editore oppure della nostra decisione di pubblicarlo online e sticazzi, inquadrato su temi molto interessanti e su un setting che offre ampi spazi per discussioni e ragionamenti (ovviamente 中国); il mio Concrete, il seguito ideale di Monocromatica, il cui tema centrale è la ferocia (come nel film e nel fumetto), ma che alla stesura attuale è assolutamente inadeguato e monco, nonché poco convincente. Oltre a tutto questo abbiamo in mente almeno tre altri lavori che devono essere affrontati nei prossimi mesi, sempre che ce la facciamo.
I problemi principali per ora sono di varia natura: da un lato c’è una scelta editoriale da fare, ovvero visto che la Colorado Noir che ci aveva offerto spazio è temporaneamente (ma mi sa mica tanto) ferma, se vogliamo cercare altri editori cartacei e quali? Fare una autoproduzione? Cercare spazio in una piccola casa? Tentare la strada della stampa digitale e basta? Ovviamente ci piacerebbe una soluzione mista che collegasse una pubblicazione e soprattutto una decente distribuzione con un percorso online di approfondimento: il modello Manituana non può essere ignorato come sforzo e come prospettiva, anche se Wu Ming prendono il loro lavoro di scrittori più seriamente di noi (e ne hanno ben donde! 🙂
Sul tavolo poi ci sono altri temi: come autori dobbiamo crescere, dobbiamo capire se riusciamo a lavorare seriamente e razionalmente su un testo, diversamente dall’impulsività con cui abbiamo affrontato tutto il progetto finora, altrimenti destinato a rimanere in un forse colpevole ma comprensibile semidilettantismo. Non vuol dire prendersi sul serio, che quello è più un errore per noi che una risorsa, ma vuol dire metterci un serio impegno. Non so se la differenza è palpabile.
Ma tornando al film quello che mi ha indotto a pensare è che se da un lato il tema che a più riprese affrontiamo è centrale – quello della crudeltà e della ferocia, della sua pervasività e delle vie d’uscita – dall’altro il suo sviluppo è rischioso, la reality fiction tocca il cuore dell’interpretazione della realtà che ci circonda ed è un attimo scivolare in direzioni che non mi interessano e che non mi rappresentano. Il fumetto del maestro per esempio pende troppo verso un forse un po’ speranzoso movimentismo che io non riesco più a valutare come una opzione credibile, mentre il film scivola quasi istantaneamente in un facile conformismo un po’ qualunquista, in cui la soluzione è arrendersi al gioco delle parti. Incitare la gente ad ammazzarsi non è veramente una cosa di cui c’è bisogno, ci pensa già da sola, mi pare. Poi forse ho male interpretato io, ma forse anche Munzi non è mica riuscito a scrollare questo scivolone dalla pellicola.
Questi sono un po’ di pensieri in libertà, che spero potranno sollecitare anche un po’ di discussione anche qui sul blog, mentre aspetto che il socio rientri in Italia e che troviamo il tempo per vederci e pianificare seriamente un po’ di ragionamenti e un po’ di prospettive. Tanto per non lasciarvi in balia dei nerazzurri… 🙂
:: Non vuol dire prendersi sul serio, che quello è più un errore per noi che una risorsa, ma vuol dire metterci un serio impegno. Non so se la differenza è palpabile ::
sottile ma palpabilissima la differenza.
mi sembra un ottimo approcio – prendo questa tua frase come risoluzione per l’autunno a venire 🙂
potresti sempre metterti a scrivere oroscopi a la Brezsny (dai scherzo) che questa settimana mi sta simpatico perche’ ci regala questo(non so che segno sei ma vale comunque, dai):
“Michelangelo lasciò incompiuti i due terzi delle sculture che aveva cominciato. La star del basket Michael Jordan in una partita sbagliò canestro 26 volte prima di segnare il punto decisivo. Dei 57 album di Bob Dylan, forse 15 possono essere considerati dei capolavori. Ti dico queste cose, Sagittario, nella speranza che ti aiutino a vedere i tuoi fallimenti da una prospettiva diversa. Ma soprattutto voglio che tu sappia che nelle prossime settimane potrai disporre del tipo di energia che ha permesso a Michelangelo, Jordan e Dylan di diventare dei miti.”
reality fiction di destra? ma per nulla… è molto “realista”, molto stronzo con i ricconi razzisti, molto stronzo con il razzista “de popolo”, che c’è di destra in un film del genere? i rumeni son visti nel loro spaccato, se si può dire nel loro “bianco e nero” (che tra l’altro è mejo del nerazzuro!).
ps. vi aspetto in venice!
onestamente non riesco a essere d’accordo. chiaro che non è tenero con i razzisti de popolo e i razzisti ricchi, ma altrettanto chiaro che lo spaccato rumeno in questo contesto aiuta le argomentazioni razziste. alle volte il realismo non serve molto, soprattutto in tempi cupi come questi: è la selezione degli episodi e dei protagonisti che può fare la differenza. Non perché non sia uno spaccato reale, ma è utile? 🙂
ci vediamo tra qualche gg 🙂
Tempi cupi ovvio… ma andando a vedere un film invece che la tv si fa una scelta (e già c’è un po’ di selezione), scegliendo un film italiano ancora più selezione, scegliendo un film di munzi ancora di più, scebgliendo un film con questo argomento ancora ancora di più… Di conseguenza chi lo ha visto suppongo abbia un po’ di testa per comprendere quello che questa società sta passando… E proprio facendo il film così è utile! Detesto il buonismo fine a se stess,o che dobbiamo fare film con tutti i rumeni che cantano e ballano felici e contenti?
io sono contro il buonismo, non me ne importa un acca. però mi è parsa una scelta poco saggia.
inoltre il problema non è tanto quello, quanto il resto del film: di destra è la conclusione, ovvero arrendersi allo stato di cose presenti. 🙁