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Inter in Wonderland: destino cinico e Morganti (aka baro)

28 Marzo 2010

 
E’ il giorno del big match. Per l’ennesima volta: burini scenografi da una parte e eroi nerazzurri dall’altra. In gioco c’è la riapertura definitiva del campionato, o meglio del campionato dei burini, dato che in ogni caso alla fine dei 90 minuti i ragazzi di Mourlino sono davanti anche se di misura. Scendono in campo le formazioni titolari, entrambi gli schieramenti non lasciano nulla di intentato.

Il copione della partita era largamente preventivabile, dato che la Roma ha giocato così le ultime 20 partite: 30 minuti di gioco tonico e intenso (soprattutto a centrocampo), poi discesa del ritmo e speranza nel colpo gobbo. Infatti nei primi 30 minuti i burini cercano la rete per poi chiudersi in 15 in difesa come insegna il canuto signore che li guida: i nerazzurri ci mettono del loro, regalando un numero francamente eccessivo di punizioni dal limite, complice uno dei grandi protagonisti della serata, manco a dirlo (nemo profeta in patria fui) l’arbitro Morganti. Ogni fallo interista viene sanzionato con la dovuta severità, ma ciò stranamente non accade con i padroni di casa: alla fine collezioneremo 7 ammoniti (che con le precedenti due partite portano a qualcosa come 17-18 il totale in 270 minuti, uno score allucinante che non può essere solo farina del nostro sacco) contro i 2 della Roma (che Perrotta, Menez e Vucinic abbiano finito il match ha dell’incredibile).

La Roma pesca il jolly grazie a una papera dell’Acchiappasogni con ovvio rimpallo favorevole sulla gamba di Samuel prima e di De Rossi poi. Poi scompare. Sale in cattedra la corazzata nerazzurra: un assedio che porta a una traversa del Muro che non viene ribadita in rete per sfiga (i soliti rimpalli a favore…), un rigore grande come una casa sul Principe che solo Morganti non vede e un altro intervento assassino di Cassetti sull’Olandesina (era rigore e rosso, anche se era allo scadere del recupero). L’Inter c’è, ma non basta a recuperare.

Rientriamo in campo con grande furia che si abbatte sulle barricate giallorosse: il Principe prende l’incrocio con una grandissima girata che viene deviata per puro caso da un difensore; ogni volta che arriviamo in area avversaria ci tocca tirare almeno tre volte per sperare che la palla non venga ammazzata di rimbalzi sul flipper della difesa giallorossa; poi finalmente il Principe scarica in rete l’ennesimo rimpallo (cominciato con un fuorigioco di Pandev per essere onesti). Pochi minuti e il Principe ha sul piede il 1-2, ma cerca di stoppare la palla anziché tirare. Sul rovesciamento di fronte Taddei appena entrato ciabatta il tiro che sarebbe destinato a uscire dalla linea laterale (neanche dalla linea di fondo), ma il rimpallo arriva dritto sui piedi di quel cadavere di Toni inspiegabilmente solo in mezzo all’area: 2-1 e ricomincia l’assedio.

La Roma gioca come il Siena in contropiede, e l’Inter schiaccia l’avversario nella sua metà campo. Tanto che il Leone ha una gran palla sui piedi ma non centra la porta, poi il Principe a tempo scaduto stampa l’ennesimo tiro sul palo grazie all’ennesima deviazione millimetrica del difensore. Finisce con la vittoria immeritata dei burini, che fanno giri di campo insieme al telecronista e all’Italia intera, che ovviamente ha vinto il Campionato del Mondo grazie alla sconfitta della capolista. Che capolista ancora è, giusto per ricordarlo.

Onestamente non ho nulla da rimproverare ai ragazzi se non qualche errore individuale (JC sul primo gol e Muro-Orco sul secondo), ma l’Inter c’è e gioca a calcio. Un ottimo calcio. Da un punto di vista del calcio giocato il pari a Napoli, a Parma o in casa con il Genoa sono stati molto più deludenti. Rimane l’amaro in bocca di non portare a casa punti e di ringalluzzire gli avversari. Soprattutto avversari con un calendario tipo almanacco dei puffi.
"Il destino è quel che è, non c’è scampo più per me" diceva un grande attore in un grandissimo film; peccato sia un destino cinico e baro. Baro che ha un nome e un cognome, Morganti: non traggano in inganno la mancata espulsione di Chivu (sarebbe stata meritatissima per il pestone) e il gol in fuorigioco, perché una partita in cui noi abbiamo 7 ammoniti e la Roma 2 non rispecchia quello che si è visto in campo, senza contare i rigori negati e le decine di decisioni con metro ad essere generosi casalingo prese dall’arbitro. Se la capolista ha il 50% in più di gialli, rossi e rigori contro rispetto alle sue dirette inseguitrici nessuno può credere che non ci sia del marcio. La soluzione è una sola: essere due volte più forti degli altri. D’altronde è il concetto di libera concorrenza e di fair play che c’è nel Paese dei Cachi. Altrimenti saremmo una democrazia, no?

 

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  1. canaglia
    29 Marzo 2010 a 10:43 | #1

    Ma che cazzo dici
    ma che cazzo dici

    Finalmente la squadra di macellai ha avuto di fronte un arbitro che non si è lasciato intimorire.
    L’inter ha semplicemente perso.
    Ogni corsa in avanti dei giocatori giallorossi veniva fermata con gambe tese e nervi isterici. Tutta l’inter nessun escluso arrivava più di mezzo secondo sempre in ritardo ai fulmini testaccini.

    Chest’e’ la famosa verità.

    Altra verità è che i burini so i laziali, cretino!

  2. nero
    29 Marzo 2010 a 11:25 | #2

    primo: scendi gli insulti sennò vai pure altrove a postare, burino pagliaccio.

    secondo: abbiamo perso e voi avete vinto, bravi. non perdete da 21 partite, aribravi. la vittoria era il risultato giusto? mi spiacema no.

    terzo: non siamo gli unici macellai, ma sicuramente siamo gli unici sanzionati e questa è una verità assoluta per chi guardi le partite privo di fette di salame sugli occhi.

    quarto: tu sei l’esempio dei romanisti insopportabili e privi di quella vena sardonica che tanto li ha resi simpatici nella storia. mi spiace per te.

    quinto: auguri.

    =D

  3. canaglia
    29 Marzo 2010 a 11:37 | #3

    Solo per contraccambiare gli AUGURI.
    TANTI AUGURI.
    e poi non ti scaldare troppo che facendo così falsi la realtà.
    Scusa per il cretino, era effettivamente sbagliato, nel tuo caso con affetto posso dirti ignorante.
    Burini so i laziali, quindi bello de casa il primo a insultare tu sei.

    Quinto:
    ma che cazzo dici
    se non riconosci la citazione chiedila a murigno
    .

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