Crossways: wu ming, la negritudine del punk e le mie letture
Oggi su carmillaonline e sul sito della wu ming foundation, wu ming 1 pubblica un bellissimo articolo sulla negritudine del punk rock, mettendo in mostra non solo il suo talento nello scrivere (di cui siamo da sempre invidiosi) ma anche la propria decisa propensione a integrare la storia, la cultura popolare e la politica (ah, vizioso!). Non ripesco i contenuti del pezzo di wm1, che va letto per intero, ma continuo a rilevare con curiosità la convergenza a distanza delle cose su cui sta lavorando la foundation e quelle su cui sto studiacchiando io. I primi punti dell'articolo infatti riassumono per sommi capi le basi della diffusione della danza e della musica nera nel contesto della diaspora africana del '600 e '700, e sono certo che il nuovo libro degli autori di Q vedrà come centrale i conflitti in Nordamerica proprio nel corso del XVIII secolo, in cui le storie e le lotte di schiavi, marinai, protoproletari, deportati, nativi ed eretici (i vecchi amori non si scordano mai 🙂 si sono incrociate in un calderone esplosivo dalle potenzialità rivoluzionarie.
Io continuo lemme lemme la mia lettura di Redicker e del suo The Many Headed Hydra, che narra proprio di questi punti di incrocio e dei vettori del conflitto in quel secolo e in quel contesto. Il capitolo sulla rivolta del 1741 a New York, sembra scritta in parallelo con un brano dell'articolo di wm1. Casualità? Forse o forse no. Forse alcuni passaggi della storia moderna meno indagati e meno raccontati sono quelli che celano le possibilità più interessanti e la sensazione profonda che non ci siano mai stati tempi tranquilli per chi ci vuole male. Sorrido delle coincidenze che si palesano nella mia vita intellettuale e mi metto a camminare sul sentiero che mi fanno intravedere.