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I figli degli uomini

10 Dicembre 2006

Il soggetto (ovvero il libro originale di PD James) è ottimo, e Cuaron riesce bene a rendere l'idea di un futuro non troppo lontano e fin troppo simile al nostro presente.  Come nella fantascienza migliore degli ultimi anni (e anche degli anni passati se pensiamo ad alcuni libri di PK Dick) non è necessario sciorinare astronavi e teletrasporto per parlare del presente attraverso il futuro (che è poi un po' il sale della fantascienza e il suo compito più difficile).

Il film è ben realizzato, i colpi di scena reggono bene, e Clive Owen è un perfetto emulo di Deckard (chi non sa chi è non è degno di questo post :). Tra l'altro gli invidio molto l'impermeabile…

Quello che mi lascia un po' perplesso di questo film, è l'esatto opposto di quello che mi è piaciuto del Labirinto del Fauno (anche se parlare del presente è più difficile che parlare del passato e della historia magistrae vitae): la maggior parte dei film riesce molto bene a criticare l'estabilshment e i governi, anche perché di questi tempi è un po' come sparare sulla croce rossa, ma quasi tutti i registi e gli autori vanno in catalessi nel momento in cui devono parlare dell'uso della violenza e delle possibilità di rivolta. 

Mi pare di ravvisare in questo trend un'afasia terribile delle sinistre mondiali, che hanno gioco facile nel criticare le destre e i governi lontani, ma che dimostrano una totale incapacità di proporre un qualsiasi modello o di difendere una qualsiasi posizione leggermente conflittuale. Il film di Cuàron soffre della medesima sindrome: l'uso di ogni forma di violenza è sbagliato e porta al tradimento e allo sviluppo di tutto ciò che rappresenta il peggio dell'essere umano (e fin qui potremmo pure cinicamente essere d'accordo, dato che non pensiamo che esistano uomini buoni), l'unica possibilità di salvezza (inteso in senso stretto, cosiderata la conclusione con Madonna nera e pseudo bambin gesù) è l'amore e la pace che sconfiggerà il male.

Il moralismo di questa posizione pseudo politica è talmente rivoltante da non meritare commenti, ma soprattutto pecca di ciò che rende più inefficace ogni progetto: l'assenza di realismo e di una sana dose di cinismo. La soluzione è un po' troppo semplice per essere vera, e soprattutto è buona solo per un film o per un melodramma, non certo per chi è costretto a strappare ogni centimetro di sopravvivenza a calci, sputi e morsi.

L'idea che mi sono fatto è che l'afasia sinistroide nasconda molto semplicemente una visione troppo comoda della vita, e il segno di una sconfitta già consumata e senza alcuna prospettiva.

 

Categorie:cinema, movimenti tellurici Tag:
  1. 13 Dicembre 2006 a 5:24 | #1

    Beh, certo i “fishes” del film erano dei bei figli di puttana… ma è anche ovvio che serviva farli così per far quadrare il cerchio e far tornare la moralina buonista del finale. Un film peraltro non da buttare (la battaglia nel mega-cpt cinematograficamente non è affatto male…).

    E’ il tabù della violenza, tanto diffuso in tanta sinistra (più o meno) rispettabile, di questi tempi (non che il suo contraltare, il feticismo del conflitto, mi sembri migliore).

  2. nero
    14 Dicembre 2006 a 2:12 | #2

    Ma che c’entra? I fishes del film rappresentano un gruppo come un altro. E’ proprio stucchevole l’equivalenza: chiunque non pensa all’amore e alla pace (e bene fratelli) è sicuramente un traditore. E’ così semplicistica da far cadere le braccia. Il feticismo della violenza non è per nulla interessante, ma l’attitudine moralistica generalizzata che si tappa gli occhi di fronte alla realtà pensando che è rose e fiori è pure peggio…
    tutto qui.

  3. 16 Dicembre 2006 a 10:18 | #3

    I “fishes” sono solo uno stereotipo: il classico gruppo rivoluzionario, carbonaro complottista, etc. la sua caratterizzazione è indubbiamente cheap ma il suo tratto resta l’autoreferenzialità come corollario politico, non la scelta armata, ad essa evidentemente subordinata. Del film (che mi è piaciuto) poco importa il finale, pacifista o insurrezionalista che sia, i dubbi era meglio farseli venire all’inizio, nei flash back un po’ confusi e accomodanti che dovrebbero spiegarci il concorso alla catastrofe mondiale già avvenuta ( che legittima il regime orwelliano presente alla narrazione).

  4. PPn
    24 Dicembre 2006 a 17:18 | #4

    Cazzo R. calci sputi e morsi?
    Ma quanta gente conosci costretta a vivere così (occhio, dico veramente, non nei film che si fanno i ‘ggiovani di “strada”).

    f.

    ps
    ho dei problemi a commentare Lezioni di Dignità, come devo fare?

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