L’arroganza, una virtù per pochi
Ogni volta che esco da un film di Von Trier penso sempre la stessa cosa: il danese è una delle persone più arroganti del mondo del cinema di qualità (ovvero non hollywoodiano, tanto per sgrossare con l'accetta). La chiosa del pensiero è di solito che l'arroganza è una virtù che pochi si possono meritare, e il regista fondatore di Dogma 95 è sicuramente da annoverari tra questi. La consapevolezza della sua maestria nel maneggiare la sottilissima o meno distinzione tra finzione e realtà, tra morale ed etica, tra chi racconta e chi vede/legge/sente è l'origine della sua supponenza, che non ammette repliche.
Il Grande Capo è una lama di rasoio a volte un po' tirata per i capelli, omaggio a mille geni e in fondo in fondo soltanto a uno, il suo megalomane regista (d'altronde uno che si fa aggiungere Von al cognome non ha bisogno di altri biglietti da visita): Ionesco, Chaplin i più immediati, ma non mancano i ganci a mille dialoghi sentiti e risentiti in mille film, telefilm, canzoni pop di successo. Von Trier dispiega tutto il suo snobbismo senza darti la possibilità di sentirti alieno almeno a una parte di tutto ciò che stai disprezzando sullo schermo. Perfetto.
Il personaggio migliore? Ovviamente l'islandese che insulta praticamente per tutto il film i danesi… Come non essere d'accordo? Al limite LE danesi si possono concupire, ma senza mai dimenticare di odiarle un po'. Non li salva neanche il Lego 🙂
Voto complessivo: 8
domani vado a vedere il grande capo, mi fido dei consigli di nero, che non conosco ma mi pare sveglio…mi pare
il tempo è tiranno e non sempre mi riesce di recensire tutti i film che vedo, tantomeno a farlo bene di quelli che riesco in effetti a recensire 🙂
PS: per esempio oltre a “Tutti gli uomini del re” (decisamente poco dignitoso per Sean Penn, molto più al livello della triglia che lo accompagna nel film), non ho recensito il pur molto divertente “Giù per il tubo” (il titolo italiano è indecente).
Avendoti scorto alla proiezione “moscovita” post-natalizia di “Tutti gli uomini del re” (vado a memoria, non son sicuro più neanche del titolo… comunque, Sena Penn e dintorni, per intenderci), e avendo scoperto proprio poco dopo con piacere il tuo blog (in effetti mi ero un po’ perso tra i tuoi nick e ho dovuto ricostruire un po’ prima di capir che era colui che inizialmente ho conosciuto come R. e poi come B.), attendevo la recensione pure di quel filmaggio… che però, essendo in effetti, a mio modesto parere, di poco conto, hai probabilmente deciso di tralasciare…