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Il sacchetto celeste delle molotov piazzate alla diaz

1 Febbraio 2007

 

Sapendo che vi mancano tanto, vi offro un sunto dell'odierna udienza del processo per i fatti della notte del 21 luglio 2001 presso il plesso scolastico Diaz-Pertini-Pascoli. Certo non sarò all'altezza delle sintesi anonime finora pubblicate, ma spero di farmi valere.

Oggi in aula si presentano il Primo Dirigente Piccolotti (quello che ordina le cariche su corso italia sabato pomeriggio durante il corteo internazionale) e il generale Donnini (responsabile della logistica della ps a genova, soprattutto per quanto riguarda i reparti mobili).

Piccolotti va giu' a muso duro sulla vicenda, ricordando perfettamente le bottiglie molotov mostrate in fotografia e come essere vennero rinvenute sul lungomare dal vice questore aggiunto Guaglione, che le passò poi al generale Donnini. Si sofferma anche a lungo sulle modalità di redazione della relazione, che coinvolgono una strana pressione da parte di Guaglione per inserire le molotov e il loro passaggio nelle mani del generale. Evidentemente Piccolotti ha deciso di scambiare tranquillità per chiarezza sulle molotov, dato che il suo racconto di una questura calma e deserta nella sera del 21, mentre in realtà si tengono due riunioni con tutti i vertici della polizia italiana è a dir poco surreale. Ma direi che quello che potevamo portare a casa del teste lo abbiamo portato a casa.

Durante l'audizione del generale Donnini, che evidentemente non è contento di come sta andando il processo (con gli uomini del reparto sempre più all'asta e i dirigenti non del reparto promossi a destra e a manca), racconta pronti via tutto quello che ci sono voluti due interrogatori per tirargli fuori con le pinze: verso le sei arriva a punta vagno, prende il sacchetto con le bottiglie da Guaglione, lo mette in un magnum di fianco al quale ricorda Burgio. Burgio con il magnum lo riaccompagna dalla questura in fiera ad ora di cena (e non solo, ma ce lo dirà Burgio) dove deve lavorare ancora per fornire prima 30 uomini per i pattuglioni, tra cui Troiani alle dipendenze di Calderozzi (lo ripete circa cinque volte per essere sicuro che la corte lo senta), e poi per mobilitare il VII nucleo per l'operazione Diaz. Anche lui si rende un po' ridicolo, ma d'altronde in interrogatorio aveva già riportato le parole di Canterini la mattina dopo l'irruzione: "noi non c'entriamo nulla", gli disse il primo dirigente con aria candida. Il vero neo della deposizione sono le decine di telefonate con Troiani che Donnini non ricorda e che suggerirebbero una conoscenza più approfondita del generale del ruolo di Troiani di quanto si voglia lasciar credere. Do ut des.

L'avvocato Corini della difesa  verso la fine dell'audizione del generale sembra rendersi conto che la loro strategia sta inabissandosi (l'evento della sparizione dei reperti molotov ha messo il tribunale in uno stato d'animo alquanto poco paziente con le difese dei solerti quanto discutibili tutori dell'ordine, senza contare le domande veramente esplosive dell'avvocato Di Bugno tipo "lei le molotov le ha viste solo in fotografia, no?" sigh!), e con un colpo di reni si lancia nell'invettiva scatenando una bagarre con il sempre pronto pm Zucca. Ma questa volta non attacca e per dimostrarlo il presidente, a conclusione degli esami e dei controesami fischia il rigore: mostra a Donnini, che ha descritto con molta dovizia di particolari il sacchetto in cui erano contenute le molotov rinvenute su corso Italia, il video con Luperi, Gratteri e compagnia cantante intorno al famoso sacchetto azzurro. Il silenzio cala nell'aula. O la va o la spacca. Donnini guarda e dice: "il sacchetto sembra proprio quello". La sala fa ohhhhhhhhh. Gli avvocati della difesa fanno due domande per cercare di mostrare di aver incassato bene il colpo, ma chi ha letto le trascrizioni sa che non è stata una buona giornata per loro. 

al prossimo rastrellamento… ops perquisizione…

 

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