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Milano gothic-punk: vento, fuoco, terra

7 Febbraio 2007

 

Milano, nonostante qualcuno non lo noti, è una città capace di evocare sensazioni magiche e misteriose, in alcuni casi addirittura poetiche. Ad esempio in via Settembrini, angolo via Boscovich, da quando esisto c'è un palazzo fantastico, che mi è sempre più facile immaginare nella gotham scura e gotica di Batman o di qualche ambientazione di gioco di ruolo che non nel posto in cui sono nato. E' un luogo che gode di un aura un po' inquietante, soprattutto nei giorni cupi dell'inverno milanese o nelle sue notti in cui non si riesce mai a capire se le luci all'interno siano accese o spente.

 

Quando ero pischello è stata fonte di fascino incredibile, tanto che più di una volta abbiamo cercato di accedervi o di capire chi o cosa vi abitasse. La cosa si è sempre rivelata più difficile del dovuto, come se una specie di forza preternaturale proteggesse la privacy del luogo, o forse come se la nostra parte meno razionale non volesse trasformare un mistero un po' magico in una banale famiglia eccentrica.    

Il terribile, l'immaginario vive tutto in questa contraddizione, tra ciò che potrebbe essere e ciò che è, tra ciò che la nostra fantasia aggiunge alla realtà e ciò che la realtà sottrae alla nostra fantasia.

Anche l'altro giorno mentre facevo queste foto, si è accostata in contromano una macchina sporca, dai vetri appannati dalla terra e dal fango. Dentro un tizio con i capelli corti e brizzolati mi ha guardato di sottecchi, i pantaloni militari e la felpa grigia a tinta unita. Ha portato all'orecchio un telefono molto moderno, uno di quei Nokia che sembrano essere delle ricetrasmittenti satellitari di film vecchi solo di tre-quattro anni, e ha continuato a parlare fino a che non mi sono allontanato. Poi ha ingranato la retro e si è allontanato verso i bastioni.

La realtà mi racconta di una coincidenza, sottrae a questo incontro il fascino misterioso che ha suscitato nelle mie ghiandole. Le sensazioni che ho provato mi riportano a pensare perché sul citofono di questa casa compaiono tre elementi alchemici, come se in realtà questa specie di piccolo castello fosse la sede di una nuova Golden Dawn o di un'altrettanto misteriosa setta. 

Categorie:concrete, imago Tag:
  1. ppn
    7 Febbraio 2007 a 17:41 | #1

    La costruzione del palazzo a cui ti riferisci è degli anni 30 da parte di un architetto manierista (che mi pare di ricordare abbia progettato anche il palazzo adiacente, quello bianco di fianco per capirci). Mi ricordavo anche il nome dell’architetto ma uso il verbo ricordare al passato non a caso. Sarebbe interessante approfondire (eventualmente romanzando, perchè no?) la vita di questo architetto, magari salta fuori che è l’autore anche del palazzo fulcro delle vicende del primo episodio di Ghostbuster…!

    Ci tengo a precisare che in epoca più recente (merda, ormai sei o sette anni fa, dannata vecchiaia!) ho riprovato a infiltrarmi insieme a beppe (non the face ma il bonco)citofonando e fingendo di portare la pizza. Ha funzionato! Però una volta aperto il portone (di ferro, pesante, minaccioso) ci siamo cacati addosso e abbiamo indegnamente desistito, l’antro scuro che abbiamo visto profilarsi dietro il portone coincideva con le suggestioni che ci avevano portato a tentare di intrufolarci.
    Unici indizi ottenuti: ha risposto una voce di donna. Sospettosa, ma non abbstanza da non aprirci. Ergo, probabilmente la possibilità di un ordine di cibo non era inverosimile, ergo probabilmente è una segretaria o roba del genere. Altrimenti è una furba, ha mangiato la foglia ma dentro ci avrebbero catturati e offerti in pasto a qualche divintà dimenticata, ostile e antropofaga. Oppure stuprati e poi rivenduti organo per organo. Oppure picchiati e denunciati, quindi ripicchiati dagli sbirri. Che poi si scopre che non sono sbirri ma la progenie infernale di una divinità dimenticata e antropofaga e dopo che ci hanno picchiato ci mangiano.
    Insomma, le possibilità di uscirne vivi o almeno illesi erano troppo poche, la pizza ce la siamo mangiata noi e vaffanculo.
    Però la tentazione di riprovarci rimane…

    ppn

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