Prima presentazione di Monocromatica a Baggio
Nel contesto delle più spinte periferie urbane avverrà la prima presentazione del romanzo Monocromatica, scritto a firma collettiva Blackswift dal sottoscritto e dal suo socio. I giovani (si fa per dire) e intraprendenti attivisti baggesi avevano previsto di realizzare la serata al Barrios, ma la ristrutturazione del luogo li ha obbligati a cercare in fretta e furia un nuovo luogo dove assiepare tutti gli eventi della densa serata: dalla lettura di alcuni brani del libro da parte del laboratorio teatrale baggese, fino a una mostra fotografica ispirata al libro e a una recensione. Ovviamente per i meandri del capannone industriale ci aggireremo anche noi, in forma pseudo-anonima.
La serata ha anche la funzione di autofinanziare il Punto San Precario Evolution che sta facendo sfracelli di datori di lavoro e grandi imprese in questo scorcio d'annata (e non solo).
Per il programma completo potete dare un'occhiata su virgolaz.it (c'è anche una pseudo neuro locandina). Per i più pigri il tutto è sabato 24 febbraio 2007 a partire dalle ore 21.00 (penso di aver desunto); sulla strada per arrivare al capannone sono un po' vaghi ma adesso li sollecito 🙂
Ma allora Monocromatica lo presentate anche nei freddi cappanoni… ah birbanti! 😉
Bene!
ho finito ora di leggere Monocromatica, quello di carta.
un bel libro, complimenti!, anche se avrei voglia di parlarne con voi di persona.
pensa, già ieri mi recai in una libreria con un’immagine di sinistra della mia bella Genova per chiedere all’amico libraio se non fosse possibile una presentazione del vostro libro…
beh mi son preso questa libertà , per poi vedere che ne avreste pensato… comunque inutile anche parlarne. si tratta di aspettare mesi per potersi permettere una presentazione (rigorosamente alle 18.30) nella libreria con un’immagine di sinistra genovese…
quindi ho deciso che ve le pongo qui alcune domande/questioni.
innanzitutto un’impressione: al di là dei canoni del genere, il libro è davvero ben scritto, anche se a tratti ho avuto l’impressione che si trattasse, più che di un romanzo, di una graphic novel!!! Sarà perchè mi sto appassionando al genere (anche aiutato da una recente iniziativa di Repubblica… ahi ahi), ma in ogni pagina ho immaginato il tratto con cui disegnavate nel mio cervello la scena. E ho goduto anche nel riconoscere le differenze dei due soci, ma mi sono sovente perso nell’idea che voi non foste due, ma lo scherzo di un burlone che si cela dietro due suoi doppi…
vabbeh, ma a parte questo, o forse anche per questo, ho avuto la sensazione che una Monocromatica Graphic Novel funzionerebbe benissimo, ma il romanzo Monocromatica manca di alcune peculiarità del romanzo che sicuramente avreste saputo produrre meglio se non foste degli scapestrati lettori di fumetti.
e mi spiego, a parte gli scherzi. I dialoghi! mi sono mancati i dialoghi, non tantissimo, ma ne ho sentito un poco la mancanza. Certo certi buchi sono sostituiti magistralmente dalle bellissime descrizioni di Milano, ma comunque a tratti, quando l’ora tarda che riservo alla lettura mi affaticava, qualche dialogo mi avrebbe ritrascinato per i capelli nel vivo della policromia di Monocromatica (che gioco di parole del cazzo…)
altra considerazione: lo stile di montaggio alla Wu Ming. ora, ovviamente non voglio fare paragoni però si sente un po’ l’influenza wuminghiana nel montaggio temporale bidirezionale, la giustapposizione di storie parallele che vengono illuminate dall’accadere dei fatti dell’oggi del romanzo. Eppure, eppure, e non per paragone, mi ripeto, le vostre storie parallele soffrono di un difetto. sono tutte troppo accessorie alla storia principale. Ossia avrei voluto che manteneste l’attenzione a tutti i fili che avete avviluppato nella prima parte del romanzo.
avrei voluto continuare a sentire Sant’Ambrogio parlare con la tastiera di due autistici.
avrei voluto seguire i druidi nelle loro fumose ritualità a cui si ispirano le vostre cavallette (boh… sarà così, un’altra battutaccia?)
invece nel dipanarsi della storia dei nostri quattro eroi i fili della STORIA si perdono un po’ e rimangono quasi a contesto accessorio dei nostri 4 eroi (Hassan, Li Christian e Ngemi). Ora al di là del ‘difetto’ stilistico, che IMHO, questo rappresenta, mi sono posto anche una questione più, diciamo così, ‘filosofica’. O meglio di analisi del vostro agire da scrittori: questo convergere dei fili nella trama intorno ad un viluppo principale (quello dei quattro appunto: Hassan, Li Christian e Ngemi) non rappresenta una sorta di identitarsimo che contraddice le premesse (e direi pure le conclusioni) narrative che voi ponevate?
devo dire che questo è un difetto che in qualche maniera mi riporta a considerare le mie cautele nel voler far paragoni con Wu Ming. Perchè in effetti anche Wu Ming mi pare che pecchi alla stessa maniera, anche se declinando diversamente il montaggio narrativo. Q, che pur mi è piaciuto moltissimo, o Asce di Guerra o 54 soprattutto, mi danno la stessa sensazione: che l’autore/pseudonimo voglia decostruire l’identitarismo del soggetto narrativo/narrante, ma di non voler/riuscir a farlo fino in fondo.
Boh, magari mi sbaglio, o magari non comprendo fino in fondo le vostre premesse: eh eh eh e per questo avrei voluto parlarne di persona.
e anche qui, nel ‘di persona’, diciamo che faccio un’appunto: ma perchè quelle R.S. puntate prima di Blackswift? non bastava Blackswift? Magari non è l’identitarismo di cui sopra (mica è un’allusione la mia, visto che pure ho dubitato del vostro essere due come dicevo all’inizio), però che cosa significano R.S.?
e infine un’ultimissima questione: leggo nell’ultima pagina di ringraziamenti che esiste su blackswift.org una versionee alternativa del finale, ma pur cercandola (un po’ approssimativamente, devo ammetterlo) non l’ho trovata. Potreste fare un post in cui evidenziate le parti diverse del finale, senza che uno debba rileggersi tutto il testo? muchas gracias… e se passate da Genova fatevi vivi.
qq7
Allora, punto per punto.
Sicuramente chi ha scritto il libro è un disperato amante dei fumetti e delle graphic novel e quindi non stupisce che il testo ci assomigli.
Hai ragione pure sui dialoghi, ma è stata una scelta. Vedrai che nel prossimo su cui stiamo lavorando ti lamenterai del contrario, dato che è tutto dialoghi 🙂
In effetti si sarebbe potuto fare di meglio, ma devo dire che il libro ha un forte tono da affresco e i dialoghi a volte avrebbero sì tenuto meglio il lettore, ma avrebbero anche significato stemperare l’affresco. A questo punto l’eterno dilemma: un po’ e un po’ o tutto subito? 🙂
Il paragone con i wu ming è solo in parte ragionevole: sicuramente i libri di wu ming sono da noi molto apprezzati, ma il libro non ha la stessa struttura né lo stesso obiettivo 🙂
Gli affreschi storici sono un contesto, un filo che conduce il lettore al problema metafisico e “spirituale” nel quale si risolve il rito che accompagna tutto il libro e di cui il libro è di fatto una narrazione. La struttura della trama è molto classica in realtà con i personaggi che vengono introdotti e lentamente si incastrano uno con l’altro fino a un climax in cui ognuno ha un suo ruolo. I capitoli storici sono in realtà l’ampliamento del contesto urbano e rituale, una sorta di santificazione attraverso la storia dell’universalità del rito di passaggio che i personaggi compiono.
Comunque la critica è interessante e merita un maggiore approfondimento: considera anche che è la prima cosa che scrivo dopo dieci anni in cui non ho toccato foglio e penna per manifesta insufficienza di ciò che riuscivo a immaginare 🙂
Per quanto riguarda le R.S, la risposta è più banale di quanto sembri: Sandrone sosteneva che Blackswift da solo non funzionava e noi per prendere in giro una formalità tutta editoriale e un po’ ridicola gli abbiamo detto, “metti pure due iniziali a caso”. Infatti i prossimi (se ce ne saranno :)))) saranno preceduti da altre iniziali.
Infine il capitolo finale diverso: se vai sul sito, cerca gli ultimi due-tre capitoli e vedrai che sono diversi. Anzi c’e’ proprio il txt di tutta la prima versione: clicca su rapsodia monocromatica e lo trovi!
grazie della critica e ci vediamo presto.