Home > movimenti tellurici, pagine e parole > La magia della periferia

La magia della periferia

25 Febbraio 2007

Ieri verso le otto e mezza di sera partiamo dall'Isola alla volta di Settimo Milanese, profonda periferia ovest di Milano, in fondo a via Forze Armate, oltre il paese unito a Milano solo dal punto di vista amministrativo di Baggio, luogo natio di alcune delle più rivoltose eresie che hanno scosso la città nei secoli in cui la religione era l'unica scusa politica per una guerra, o quasi.

Le vie appena oltre il dedalo di Baggio sono lunghe, nebbiose e umide, cosparse di capannoni che sembrano essere solo una decorazione in onore della Milano faber ammirabile dalle corsie trafficate della tangenziale. Portano i nomi di inventori e sperimentatori, che si diramano dall'unica via che porta il nome originale da qualche secolo, via Cusago, che prende il nome dal posto a cui conduceva (e conduce).

Il capannone di via fratelli Wright è messo a disposizione da un comune amico che produce stufe e quando arriviamo ospita le band che musicheranno la serata. Il buffet è già stato assaltato, ma l'atmosfera è piacevole, familiare, assolutamente priva di formalità e convenzioni. The CaT si aggira spacciando recensioni del libro decisamente lusinghiere, io e il mio socio ci intratteniamo con i cw presenti sparando cazzate. Vedo gente che non vedevo da anni, dai tempi in cui BredaOccupata era il crocevia di tutta la scena milanese, volenti o nolenti, con cui parlo del libro, di Milano, di calcio, di politica e della situazione demenziale e deprimente in cui le persone che vivono nella città si inabissano, supine ad accettare ogni sopruso e ogni schifezza mascherata adeguatamente da una campagna stampa o da qualche attempata scusa dal sapore medioevale.

Iniziano a suonare le band, un sound molto leggero e piacevole. Gli attori del laboratorio teatrale si avvicinano al microfono e cominciano a leggere dei brani del libro. Devo dire che il riassunto della piacevolezza della serata sta nel Sant'Ambrogio Swing, in cui il capitolo in cui Sant'Ambrogio in punto di morte rivive tutto il suo contributo alla storia di Milano, nei suo chiaroscuri, nelle sue contraddizioni, nel sangue versato, viene accostato a questo sound leggero anziché ai gregoriani con cui l'ho sempre associato nella mia mente.

Come abbiamo chiosato con il mio socio, blanca e hellas alla fine della serata, ogni momento surreale è un germe di potenziale sovversione, e quindi apprezzabile in sé e per sé, di questi tempi malati di poca propensione a cambiare le carte in tavola solo per il gusto di farlo.

 

 

  1. 26 Febbraio 2007 a 10:06 | #1

    Al fine di non scongiurare uno “incidente diplomatico” dagli esiti imprevedibili tra Baggio e la Comasina ti segnalo che abbiamo ritrovato la copia del libro mancante che ho prontamente reglato a Gaetano (l’eccellente regista-interprete della foto sopra).

    Alla prima occasione buona caccio la lira e ti porto anche il cd delle foto con stralci del libro mai proiettato nel corso della serata causa demenza organizzativa.

I commenti sono chiusi.