Leonida, l’epica e il colore
L'epica inneggia eventi e valori tutto sommato universali, in un mondo relativo e di relativi particolari. Un racconto epico è tale perché può fare appello a qualcosa che risiede nel profondo della nostra natura umana, della nostra natura sociale, psicologica, individuale, costruisce il mito, si appella alla nostra risonanza con esso.
La battaglia delle Termopili è un epica di guerra, di coraggio, di follia e di speranza disperata. I buoni autori sono in grado di sfumare l'epica con il colore della propria convinzione, di trasformarla in influenza culturale. I cattivi autori sono solo in grado di cacciarti in gola la loro visione del mondo, rendendotela più indigesta di quello che già potrebbe essere.
Il fumetto di Frank Miller è l'esempio dell'opera di un buon autore. Il film che ne viene tratto punta tutto sulle scene di battaglia per fare uno spottone neocon veramente stomachevole (non solo per la posizione politica indigeribile, ma soprattutto per la violenza con cui ti viene forzata negli occhi e nelle orecchie mentre sei in sala). L'omofobia d'accatto, il maschilismo e il patriottismo becero, gli inserti fantasy appoggiati a caso sulla tela del racconto, le aggiunte antistoriche necessarie solo a rappresentare più fedelmente un leonida-bush e un congresso di pacifisti pusillanimi e traditori dell'onore, giustificano la bocciatura di un film in cui non c'è nulla che tecnicamente valga la minima menzione cinematografica.
Peccato perché la storia del conflitto alle termopili è drammaticamente umana, racconta un coraggio che non ha a che fare con il colore dell'ideologia, ma solo con la dignità di essere umani e di combattere per le proprie idee e per ciò che si ama, fino in fondo.
Voto Complessivo: 5