Continuano i processi a Genova
Come avrete notato sono uscito da una fase di totale carenza di tempo per scrivere sul blog a una fase in cui invece ho qualche decina di minuti per tediarvi con le mie parole. C'erano un po' di cose in ballo che ovviamente non farò in tempo a scrivere: ad esempio la vicenda di Di Ciesco che ha recentemente ammesso di aver concordato l'eutanasia con Moana Pozzi, che anche da morta continua a essere una delle figure più interessanti ed educative della realtà italiana degli anni ottanta e novanta, o come i recenti sviluppi delle inchieste di Catania sull'omicidio di Raciti, o ancora le cariche della Polizia Italiana nei confronti dei tifosi del Manchester, primo succoso frutto del decreto antiviolenza appena approvato.
In compenso voglio cogliere l'occasione per invitarvi a leggere le trascrizioni delle ultime udienze del processo Diaz e del processo ai 25, a Genova, ultimi scampoli delle vicende legali legate al g8, che si avviano a vedere una conclusione (mia ipotesi, ovviamente) entro la fine dell'anno.
Nel processo contro 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, tre testimoni della difesa (che avevano dato il loro nome e la loro disponibilità a testimoniare nell'immediatezza dei fatti) sono venuti a raccontare che due degli imputati (dipinti come autentiche ire d'iddio dai poliziotti che li hanno arrestati e che hanno sequestrato come molotov una bottiglia di plastica in cui c'era la benzina per il motorino, con tanto di coraggio di venire a raccontare anche in aula che "le molotov si possono fare anche con una bottiglia di plastica") sono in realtà stati abbattuti letteralmente mentre giravano in vespa, picchiati selvaggiamente a terra, arrestati e accusati di resistenza e lesioni, nonché di porto di armi da guerra. Va da sé che questi due imputati sono colpevoli solo di girare a dare un'occhiata per la città in preda agli scontri e alle manifestazioni, e che la loro vicenda (che potrebbe pure concludersi con una condanna per assurdo) rappresenta bene che cosa siano capaci di fare le solerti forze dell'ordine quando devono coprire le loro malefatte (e ho il tremendo sospetto che la conferenza stampa di Serra dopo i fatti di Roma Manchester alla ricerca dell'unico seggiolino lanciato come scusa per poter pestare a sangue un bel po' di inglesi, tanto poi una volta tornati a casa chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, sia un esempio altrettanto eclatante).
Su questo filone ben si inserisce la vicenda della Diaz, alle quali anche i sinceri democratici non negano il supporto (si tratta d'altronde in questo caso di poveri ragazzi pestati e non di pericolosi facinorosi da cui prendere sempre le distanze come nel caso del precedente processo). Alla Diaz tutti sappiamo come è andata ormai, e fortunatamente la battaglia con la storia l'abbiamo vinta, almeno in questo caso: le forze dell'ordine avevano disperatamente bisogno di un'operazione spettacolare per tenere in piedi un minimo di credibilità. Usando come scusa una presunta aggressione a una pattuglia che passa al di fuori delle scuole dove è ospitato il mediacenter, decidono un'operazione ai sensi dell'art. 41 TULPS (il TULPS è il regolamento di pubblica sicurezza voluto da Arturo Bocchini e dal Duce per dare mano libera alla polizia durante il fascismo, e le sue norme sono ancora quelle più usate dalla polizia per le attività che non voglio far passare sotto gli occhi di un magistrato, dato che il TULPS da facoltà di intervento istantaneo e autorizzazione a posteriori).
Una volta arrivati alla scuola, il super addestrato VII nucleo del I Reparto Mobile di Roma, guidato da Vincenzo Canterini e Michelangelo Fournier, guidano l'irruzione e il pestaggio di tutti gli occupanti sui quattro piani della scuola Diaz, dove la gente stava già in gran parte dormendo. Contemporaneamente irrompono anche nel media center, per il quale non era disposta nessuna operazione, nel tentativo di evitare testimonianze filmate e fotografiche. Non ci riescono e la cosa sfugge loro di mano. Presenti sul posto ci sono tutti i più alti funzionari della polizia italiana, se si escludono il capo della Polizia De Gennaro e il suo vice attuale (all'epoca con altro incarico) Antonio Manganelli (nome profetico).
Purtroppo per loro non trovano nulla di sostanzioso (qualche passamontagna e qualche disegno, uno striscione, ma nulla di "serio"). Decidono quindi, facendosi filmare da primo canale, di portare dentro la scuola un sacchetto celeste al cui interno vi sono due molotov trovate nel pomeriggio su corso italia, e di addossarle agli occupanti. Ovviamente qualunque persona sana di mente si chiederebbe in ogni caso se due molotov appoggiate in un angolo di una scuola dove passavano migliaia di persone giustifichino il massacro di 93 manifestanti, ma viviamo pur sempre nel paese in cui alle critiche di un governo straniero si risponde "Giù le mani dalla Polizia!" (Libero, giovedì 5 marzo 2007). In ogni caso il gotha della polizia italiana è costretto a falsificare le prove per giustificare l'intervento ai sensi dell'art. 41 TULPS, ma la cosa viene a galla e adesso i firmatari del verbale di sequestro si ritrovano a subire un processo per falso ideologico e calunnia, oltre che per lesioni.
Questa settimana è venuto in aula un certo Pasquale Guaglione, un funzionario della PS che comandava le cariche in corso italia sabato 21 nel pomeriggio, sotto gli ordini del dirigente Piccolotti. Guaglione in aula e precedentemente ha riconosciuto senza esitazione le molotov presentate durante la conferenza stampa della polizia del 22 luglio sui fatti della Diaz come le molotov che lui trova in un cespuglio durante le cariche. La sua testimonianza è la prova definitiva contro Gratteri, Luperi, Mortola, Calderozzi, e compagnia varia. GLi avvocati della difesa hanno dimostrato quanto pesante fosse questa testimonianza passando il loro controesame cercando di rimestare nel torbido del passato e della psicologia di Guaglione (che sempre uno sbirro è… alla fine dei conti… e quindi come tutti gli sbirri non proprio pulito e limpido), senza mai entrare nel merito della sussistenza del suo riconoscimento. TUtti sanno che quando si è alle corde si cerca di distrarre l'avversario, ma questo di solito è il segno più significativo di debolezza.
A questo punto al processo mancano i testimoni delle difese (che non capiamo perché non verranno indagati a loro volta), l'eventuale esame degli imputati, e gli ultimi testimoni dell'accusa: dall'ex questore di Genova, ad Andreassi (ex numero due della polizia), passando per De Gennaro. Sarà molto molto molto succoso.
non si arrivera’ mai alla verita’ io vivo in prima persona la situazione GENOVA ,e so solo io le paure tutti i giorni le cose strane ,le coincidenze …non si puo’ parlare per cercare la verita’ non te lo permettono ,ti fanno continue minacce attentati e di tutto per non parlare….