La camarilla degli alti papaveri – parte prima
Il processo per i fatti della Diaz volge ormai agli sgoccioli dei testimoni dell'accusa. Probabilmente entro l'estate si cercherà di chiudere con i testimoni di tutti, in modo da chiudere il processo entro l'anno. In queste settimane, dopo aver sentito tutti i ragazzi e le ragazze massacrate, quelli e quelle che con me vedevano le scene dalle finestre, i medici e gli infermieri, i giornalisti e i fotografi, è arrivato il turno delle massime cariche delle forze di polizia in Italia: questa settimana è toccato all'attuale vice capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli e all'ex questore di Genova Francesco Colucci. Settimana prossima toccherà a Gianni De Gennaro (in persona!) e Lorenzo Murgolo, poi sarà il turno dell'ex vice capo della Polizia Ansoino Andreassi (questi ultimi due non vi dico neanche dove stanno adesso, ma penso che ci potete arrivare da soli).
Era ed è ovvio che queste testimonianze (insieme all'eventuale presa di parola dei 29 imputati) sarebbero state cruciali per lo svolgimento del processo. Cerchiamo di riassumere come sta andando in poche parole: nessuno dubita della responsabilità di Canterini e capi squadra, che verranno condannati e i ragazzi della Diaz risarciti in qualche misura. Il punto nodale e politicamente più rilevante (e anche storicamente più interessante) è la responsabilità degli alti papaveri della polizia italiana presenti sul posto o partecipanti alla riunione che decise l'operazione. La storia ci ha già consegnato la verità, ovvero che tutte le alte gerarchie della Polizia Italiana imbastirono un'operazione altamente violenta e spettacolare per riconquistare un po' di faccia e per spiegare la propria debacle con dei pericolosissimi terroristi. A questo fine non solo si lanciano in una vera e propria vendetta a suon di manganelli e scarpate dal sapore anfibio, ma non contenti si inventano la presenza di due molotov (che pur essendo in sé poca cosa su 300.000 manifestanti bastano come qualifica per operazioni relative ad armi da guerra).
Ora, l'audizione come teste dell'attuale vice capo della Polizia Manganelli si conferma poco utile da questo punto di vista: viene a difendere il suo "figlioccio" (ed erede) Gratteri dalle accuse di capo banda nell'invenzione delle "bocce". Lo presenta come poliziotto scrupoloso e responsabile, nonché come unico perplesso dalle modalità dell'operazione. Per il resto non dice nulla e appena si preme un po' sul suo ruolo e su quanto avrebbe dovuto sapere in posizione talmente apicale, si erge in tutta l'arroganza che solo i poliziotti riescono a dimostrare quando li si tratta come tutti gli altri cittadini… D'altronde la legge è uguale per tutti è solo un motto che nelle aule di tribunale trova ben pochi esempi.
Ma è da Colucci (ex questore di Genova e unico vero e proprio silurato della situazione, anche se funzionalmente è stato promosso come tutti gli altri con gli usuali scatti di carriera in posizioni meno "visibili") che ci si aspetta qualche rivelazione, dato che è lui a organizzare le riunioni che portano all'operazione Diaz. In sei anni Colucci non ha mai saputo dire quale fosse la catena di comando, chi avesse deciso cosa, chi fosse il reale spingitore dell'operazione. Nel 2007, liquidando le precedenti dichiarazioni (che pare aver letto molto bene pochi giorni prima… con sconcerto del pm ma senza ammonizioni da parte del tribunale) e addirittura fonogrammi in cui affermava il contrario, inspiegabilmente Colucci finalmente ricorda chi erano gli spingitori, o meglio gli unici che lo hanno convinto all'operazione: Andreassi e Murgolo. Guarda caso gli unici alti gradi della polizia archiviati proprio per l'assenza della medesima dichiarazione da parte dell'ex questore in sede di precedenti interrogatori.
Non stupisce che le difese gongolino (dall'inizio volevano tendere il trappolone allo scampato murgolo) e che il pm sia sconcertato dalle incongruenze, ma fa inorridire la non disponibilità della corte ad approfondire. Viene il dubbio che le nuove dichiarazioni di Colucci facciano molto comodo per una sentenza che accontenti un po' tutti senza far male a nessuno. Leggere la trascrizione di oggi deprime un po', ma ci insegna molto bene qual è il gioco in cui ci siamo infilati tanti anni fa. Di solito è bene saperlo.