Venezia a Milano, quattro: finalmente un paio di altri film sopra la media
Le rassegne negli ultimi due anni di Cannes e Venezia non sono state eclatanti: forse sono sempre gli stessi i grandi autori e attori, forse di emergenti geniali non ce ne sono molti, forse il media è un po' logoro di suo e la freschezza del contesto culturale non aiuta. In ogni caso dei buoni film si vedono ancora, anche se niente che entusiasmi oltre il limite.
Eccezione negativa della giornata il film di cassetta con Scarlett Johannson che evidentemente ha bisogno di grana tra un film di Allen e l'altro: The Nanny Diaries è una commedia scialba e priva di qualsiasi interesse. Da evitare. Voto: 5.
Eccezione positiva della giornata è Karoy, film kazako estremamente ben fatto e intenso nel dramma psicologico. Il personaggio nella prima parte del film è cinismo puro di grande spasso, e non si capisce come e perché diventi umano troppo umano nella seconda parte del film. Si intuisce un indagine psicologica ma il quid di tutto il film non emerge. Troppi i dieci minuti di piagnistei nei venti minuti finali: tagliare. Voto: 6/7 (di incoraggiamento).
I film più attesi della giornata sono ovviamente il leone d'oro e il filmper il quale Cate Blanchett (nei panni di Jude Quinn) ha ricevuto il premio come migliore attrice.
Chi arriva a I'm Not There convinto di incontrare una biografia rimarrà perplesso. Chi ci arriva convinto di non trovare una biografia ne rimane travolto. In ogni caso lo sbigottimento è assicurato dal flusso di coscienza che attraversa attori di grandissimo livello (Gere Billy the Kid e Cate Dylan sopra tutti) e una fotografia molto ben realizzata. La colonna sonora non mi entusiasma (ma sono io che non amo la folk music ghghggh). Il film merita e forse il battage come "film su bob dylan" gli fa più male che bene: senza sarebbe stato una film quasi pynchoniano. Voto: 7,5.
Il leone d'oro Lust, Caution di Ang Lee per ora è meritato (salvo sorprese nei prossimi giorni): polpettone storico sulla resistenza cinese nella seconda guerra mondiale che rivela un intensità nel mostrare la psicologia dei personaggi e le loro passioni veramente incredibili. La protagonista forse meritava quanto la Blanchett un premio e il crescendo emotivo lascia senza fiato. Da almanacco la scena tra Kuang, il capo della resistenza comunista e la signorina Wong in cui quest'ultima istruisce i compagni sulla passione e i suoi pericoli. Politicamente corretto (per la cina) sfoga la sua voglia di eludere la censura sul sesso: scene splendide anche su questo fronte. Voto: 8.