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Venezia a Milano, sei: ipocrisie e verità

15 Settembre 2007

 

In the Valley of Elah è stato presentato dalla critica come la migliore autocritica statunitense sull'Iraq: se questa è la migliore mi chiedo come sia la peggiore. Il film è un thriller condito da un po' di guerra e un po' di politica patriottica. Niente del modello americano viene messo in discussione e ogni cosa che ne mostra una crepa non viene indagata ma semplicemente annotata. Il top dell'autocritica è appendere la bandiera a stelle e strisce al contrario. Ci chiediamo se il regista crede davvero che tutto il male della guerra in Iraq sia che i poveri soldatini arruolatisi sono costretti a investire un bambino perdendo la ragione. La guerra è una cosa seria, troppo seria per prendersi in giro. Poi per carità a Hollywood i film li fanno bene. Voto: 5,5.

Viceversa il taiwanese La Maggior Distanza Possibile (titolo ispirato a un poema classico cinese che ne costituisce anche la sigla finale) è un buon film: indagine attraverso i suoni e i paesaggi dei sentimenti e del loro ruolo nella vita. La poesia delle emozioni ti guida verso il luogo più lontano che si rivela essere un passaggio per ciò che ti è più caro, mentre l'approccio razionale (rappresentato dal parodistico personaggio dello psicologo) naufraga miseramente. Ho sorriso al comparire su un piccolo schermo televisivo delle immagini di Wong Kar-Wai, un omaggio a un regista che l'autore di questo film considera evidentemente la sua principale fonte d'ispirazione. Voto: 7.

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  1. hmm
    17 Settembre 2007 a 13:24 | #1

    ma come ha fatto a piacerti di più hunting party di elah? cos’è un rigurgito da exmediattivista d’assalto? io trovo veramente ributtante quell’apologia del reporter di guerra indomito (voglio dire coraggiosi e determiti ce n’è ma assomigliano più alla alpi che a gere che tira giù con una testata il boia dei balcani, rdicolo..)
    invece quella ricerca tra cameratismo,stress post traumatico, disillusioni di padre e vecchio soldato,con le immagini e le voci filmate dal cellulare, distorte ma onnipresenti come colonna sonora.. insomma non mi è dispiaciuto x niente
    cia

  2. nero
    17 Settembre 2007 a 13:41 | #2

    veramente non mi hanno convinto nessuno dei due. la differenza è che hunting party almeno fa ridere un paio di volte e nelle didascalie finali ti dice qualcosa di reale, mentre in the valley of elah non ha il coraggio neanche di fare questo.
    tutta la sua critica si riduce a girare la bandiera. bella stronzata.

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