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Immanuel Kant protagonista occulto di due libri

5 Febbraio 2008

Continuando nella giornata di recensioni, recupero terreno parlando dell’ultimo libro che ho letto e del suo antecedente: I giorni dell’Espiazione e Critica della Ragion Criminale di Michael Gregorio, pseudonimo dietro il quale si celano una coppia di professori di Spoleto (lui tedesco, lei originaria della cittadina). Del loro esordio, ho apprezzato l’intuizione geniale e il titolo, la possibilità che una intelligenza come quella del pensatore tedesco si fosse confrontata con i meandri più torbidi dell’animo umano, con l’origine della violenza e del crimine. Ho apprezzato molto, in entrambi i libri, il fatto che il protagonista – il procuratore Hanno Stiffeniis – fosse in realtà una guida alla lettura, un punto di incontro dei veri personaggi principali dei romanzi, nel primo decisamente il filosofo e nel secondo il colonnello Lavedrine, insieme alla moglie del procuratore Helena (anche qui le citazioni classiche si sprecano e sono gradevoli camei). 

La trama di entrambi i libri scorre molto bene, direi meglio nel primo che nel secondo in cui intorno alla metà del libro è fin troppo evidente dove si va a parare (anche se ciò non toglie nulla alla voglia di finire il libro), e lo stile di scrittura è forse un po’ piano (nel senso senza eccessi e trasporti particolari), ma penso che questo non sia un limite per la leggibilità del libro, anzi tuttaltro. Quando trovo libri molto ben scritti, con uno stile ricco, ho la tendenza dannata a perdermi nelle parole, e spesso a dimenticarmi dell’intreccio, cosa che in un giallo storico sarebbe un vero peccato. Lo stile del duo spoletano (si dice così?) aiuta a godersi il libro e la trama. In alcuni passaggi sono rimasto stupito dalla precisione teutonica di alcune descrizioni: ad esempio io mica so che tipo di fiori crescono nei prati dietro casa mia, figurati se posso essere certo che nelle pianure settentrionali della Germania crescono le calendule… Diciamo che mi fido, ma ammiro l’attenzione al dettaglio! 🙂

Anche nel secondo libro la guida all’interpretazione del libro è costituita da Immanuel Kant – e anche l’esca per attrarre il lettore – che guida i rapporti tra il procuratore prussiano e il colonnello francese, le loro diatribe sulla libertà, sui diritti dell’uomo e sulla interpretazione della realtà. In entrambi i libri lo sfondo del giallo è la condizione dell’uomo, del suo spirito, delle sue pulsioni, come affacciare Kant e la letteratura sulla psicologia. Piacevole senza dubbio.

Nel secondo libro, più che nel primo, la faccenda si fa più politica che psicologica, e infatti il duo si spinge su terreni scivolosi, ma che sembra dominare. Forse per un limite mio, il comparire della tematica antisemitica mi mette sempre sul chi va là, proprio per l’uso specioso e strumentale che troppo spesso viene fatto di questo argomento delicato e importantissimo per la nostra storia moderna (soprattutto da parte degli ebrei di Israele e dei loro sostenitori). Tutto sommato mi pare che i due professori dominino bene l’argomento e anzi penso che offrano qualche assist a una lettura meno convenzionale del dramma del popolo ebraico (forse facendo un po’ il verso, o almeno l’ho letto io così) proprio a quelle persone che strumentalizzano in maniera totalmente irrazionale e scorretta la tragedia della Shoah (io ho interpretato così il delirio di Aaron Jacob sulle particolarità frenologiche della popolazione ebraica e sulla loro connessione con il loro fato di vittime).

Ci sarebbero molte cose da dire, e non è mai una buona idea parlare di due libri in una recensione sola, ma posso certamente dire di consigliare entrambi a chi ama il genere storico e il genere giallo: non porteranno via molto tempo (io li ho letti in un paio di giorni a tomo) e vi lasceranno un buon sapore nel cervello 🙂 

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