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Il Metaverso delle Parole

28 Marzo 2008


Jasper Fforde
sostiene che l’ultima idea originale sia stata usata per un libro nel 1884 – Flatland di Abbot – ma forse bisogna intendersi sul significato della parola ultima e della parola Ultima. Suppongo che lui volesse usare il termine con la minuscola, quello che lascia spazio alla "prossima" parola, dato che la sua serie incentrata su Thursday Next è certamente una delle idee più originali che la narrativa abbia visto negli ultimi anni (forse decenni). Pensavo che Gibson e Stephenson avessero messo la parola fine alla possibilità di trovare fantascienza di un certo livello, ma il ragazzo britannico figlio dell’ex capo della Banca d’Inghilterra mi ha smentito. E se a questo uniamo che ormai ho deciso che l’Ironia ha natali inglesi, potete ben immaginare quanto sia spassoso leggersi i quattro libri della saga. Tra l’altro, siccome non vi penso invasati come me che li ho fatti fuori al ritmo di uno al giorno, dovreste avere il tempo di comprare i primi tre editi da Marcos y Marcos in italiano e di aspettare la traduzione del quarto prevista per quest’anno: Il Caso Jane Eyre, Persi in un Buon Libro, Il Pozzo delle Trame Perdute, Qualcosa di Marcio.

La serie è un mix di ottime idee già balenate in vari luoghi mixate con una singola trovata geniale: l’ambientazione è Swindon, Inghilterra, negli anni tra il 1985 e il 1988 (non è un caso che siano gli anni successivi al 1984, spero che lo capiate da soli perché), in uno spazio-tempo diverso in cui la seconda guerra mondiale non è mai avvenuta, la guerra di crimea va avanti da 132 anni, il galles è una repubblica socialista, ed esistono gli hamburger di carne di cucciolo di foca. Forse questo è un dettaglio ma dovevo trovare un altro elemento per l’elenco. La protagonista della serie, Thursday Next, è un agente dei Detective Letterari che si occupano di dare la caccia a contraffazioni e intrusioni nella letteratura, ma lungo la serie si trasformerà in molto di più che questo. Infatti viaggerà nel tempo insieme a suo padre e suo figlio, membri di un’altra sezione delle Operazioni Speciali di cui i Detective Letterari sono solo un livello, la CronoGuardia, che viaggia avanti e indietro nel tempo per aggiustare il flusso dei mille piani paralleli di realtà ognuna con la loro timeline. Se qualcuno è abbastanza sveglio troverà in questa idea molto di uno dei fumetti di fantascienza più belli che siano mai stati pubblicati: Le Avventure di Luther Arkwright di Bryan Talbot. Guarda caso anche se Talbot è canadese il setting principale di Luther Arkwright è una Gran Bretagna dominata dai Cromwelliani. I libri della serie di Thursday Next si dipanano in una serie densissima di sottotrame nel tempo e nello spazio, con grande godimento da parte di chi le legge. Ma la trovata geniale è quella che costituisce il nucleo centrale dei due libri di mezzo: la protagonista a un certo punto infatti entra nel Mondo dei Libri, in cui tutte le trame vengono mantenute e alimentate, e in cui vivono tutti i personaggi, gli scenari e le trame che costituiscono i testi pubblicati di tutto il mondo e di tutti i tempi. Il Mondo dei Libri ha le sue regole, e Fforde lo costruisce in maniera estremamente precisa, rendendolo una dimensione parallela quanto e più importante di molta realtà. L’idea geniale è questa: alle dimensioni incrociate dello spazio e del tempo che vengono continuamente rimestate nella storia (come in molta parte della fantascienza) si aggiungono le dimensioni dell’irrealtà e dell’immaginazione che però costituiscono un mondo concreto a sé.

Una buona parte del libro ruota attorno all’importanza della percezione della parola, della capacità di ogni lettore di rendere vivo ciò che legge e di renderlo diverso ogni volta che viene ripercorso alla luce di un nuovo pezzo della propria vita. Quando ci divertivamo con un po’ di gente a ragionare su queste cose e a pubblicare una fanzine, o suonare free form, il punto era tutto qui: dimostrare come le parole, i lemmi per essere più precisi (dato che possiamo applicare la cosa alle parole per qualcosa di scritto ma anche ai suoni per qualcosa di ascoltato) fossero mattoncini che possono essere composti in milioni di modi, anche casuali a volte, ma che attraverso la coscienza di chi li cerca, li ascolta, li vede, li legge essi diventino vivi. Devo dire che con l’età sono diventato un po’ meno radicale e sono disposto ad accettare che prendere i mattoncini che compongono la nostra espressività e buttarli a caso raramente genera qualcosa di immediatamente godibile, e che il contributo che alcuni sanno dare all’espressione di ciò che di più complesso si cela negli esseri umani possa essere molto rilevante nella scelta di come disporre questi mattoncini. Nonostante questo i libri di Fforde spiegano l’importanza della percezione delle cose, la sua importanza anche superiore all’intenzione di chi ha disposto una cosa perché fosse percepita, in maniera semplice e diretta, riportando al centro di tutta l’esperienza di ciò che viviamo e di ciò che esprimiamo/rappresentiamo l’essere umano, l’individuo che percepisce/esperisce la realtà e la sua rappresentazione (che è poi una realtà a sé stante e parallela a quella "vera").

Vi ho già svelato troppo e non mi addentrerò nei mille episodi che costellano i libri e che li rendono veramente spassosi, ma vorrei cercare di spiegarvi perché oltre ad essere costruiti su un’idea estremamente geniale, i libri di Thursday Next sono anche dei capolavori della fantascienza di questi anni, da mettere sullo stesso scaffale di Snow Crash o Neuromante. I libri di Fforde come tutta la fantascienza migliore non parla del futuro, ma parla del presente, e in termini neanche troppo velati e difficili da intuire: lo fa con ironia e con intelligenza, senza fare sconti, ma andando a fondo di quello che ci accade intorno, di quello che significa per la natura umana e quanto quest’ultima vi sia coinvolta. I libri di Fforde quando li finisci dopo aver finito di sorridere e di invidiare la sua capacità di far quadrare così tante sottotrame e così tanti spunti fantastici, ti costringono a pensare, a tradurre quello che hai letto in quello che vedi e a non ignorarlo. Un esempio che vi ho fatto proprio in questi giorni è il link del mio post su google che richiama la multinazionale che nella serie cerca di impadronirsi del mondo intero per ricostruirlo a propria immagine e somiglianza (per chi ha familiarità con i giochi di ruolo della White Wolf una buona approssimazione è la Tecnocrazia di Mage The Awakening). Le parole di Fforde scavano in profondità nella corteccia del nostro cervello disabituato a ragionare, ed è forse per questo che amo così tanto lo strumento dell’Ironia (anche se non è mai stato il mio forte in effetti): dopo i Monty Pyton, dopo Douglas Adams, l’Inghilterra ci regala anche Fforde. Altri luoghi possono accaparrarsi altre qualità. E non potete non prendere in considerazione che i libri di Thursday Next trasudano l’amore sviscerato per la parola scritta, e capirete bene che chi legge queste mie stupidaggini sui ciò che leggo non potrà fare a meno di tuffarsi nella serie. Non temete, dopo le prime pagine, non vorrete che arrivare in fondo.

Categorie:pagine e parole Tag:
  1. ppn
    28 Marzo 2008 a 17:03 | #1

    …della mia consorte, nonchè fida compagna di letture.
    Visto che a fidarti dei nostri consigli per gli acquisti ti sei preso bene, prima di proseguire verso altre mete letterarie fai una pausa, certo molto meno raffinata, e leggiti per lo meno la serie di Hap & Leo. Rispetto a Fforde è chiaramente junk literature ma mettila così: dopo che ti sei visto tutto Kubrick non hai voglia di un bel film di Tarantino? Ci metti un tuffo e poi ne sei fuori con qualche ghigno in più e tanto sano cinismo con il 3X2.

    Ti dico quali sono i miei prossimi appuntamenti sul comodino:
    rileggere Concertoper Archi e Canguro, con il carico da 11 di mettere sullo stereo Karma Police dei Radiohead.
    Poi mi rileggo Testadipazzo, ovvero Brooklyn senza madre, sempre di Lethem.
    Ogni tanto una boccata di ricordi fa bene.
    (a te consiglio anche: Una banda di idioti di John Kennedy Tool)

    Poi gli appuntamenbti con il nuovo:
    World War Zed di Max Brooks
    e tutto quello che mi sono perso di McCarthy (beh…tutto…!)

    Dopo spero che sia rrivato Sandman e mi rituffo ancora più nel passato, così posso andare ancora oltre.
    Mi servirà un comodino molto elastico per questo avanti e indietro!

    Ciao creatura disgraziata.

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