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Il romanticismo di una banda araba

1 Aprile 2008

Il fascino delle immagini sul grande schermo, dei suoni e delle visioni in una sala buia è chiuso nella loro capacità di trasmettere alle persone che vivono l’esperienza cinematografica i sentimenti e le emozioni nel loro stato più primordiale. La passione per la parola scritta passa attraverso altri e più articolati meccanismi, mentre quella per il cinema è qualcosa di primitivo: penso che sia per questo che ha tanto successo, per questa capacità di identificazione con la vita delle persone.

La Banda è un film privo di complicazioni: l’autogestita banda della polizia di alessandria sbarca in Israele invitata per un concerto, si perde nel tentativo di raggiungere il luogo della performance, vive una notte in un avamposto desolato in mezzo al deserto, e infine giunge a destinazione. Tutto il film è nei personaggi che vivono questa notte a Beit Hatikva: tra dolci amori non corrisposti, il desiderio di non restare soli e di superare la memoria e il dolore, o anche solo di imparare a vivere.

Il regista lo sa: talvolta non serve un genio della fotografia, una sceneggiatura complicatissima, un drago del montaggio. Talvolta basta saper raccontare le emozioni degli esseri umani con saggia semplicità, toccando il cuore di chi sta seduto nella sala e vuole vedere e sentire raccontare anche la propria vita. La poesia della cultura araba aiuta, e sono uscito dal cinema pensando quanta parte di essa andrà distrutta nella caccia alle streghe e nelle pieghe degli opposti integralismi religiosi, con tristezza.

Voto: 7

Categorie:cinema Tag:
  1. pussybrain
    1 Aprile 2008 a 15:19 | #1

    Io gli darei piu’ di un 7! Ho iniziato ridendo e ho finito anche io con quella tristezza che dici tu. E comunque a fine film mi sarei goduta pienamente tutto il concerto della banda, peccato per il solo piccolo assaggio…

  2. nero
    1 Aprile 2008 a 15:30 | #2

    sette è un ottimo voto nella mia scala che sale raramente oltre il 7 e mezzo e quasi mai oltre l’8.
    Ha i tempi perfetti: un’ora e un quarto, non è troppo lungo da farti sparare in bocca, né troppo breve da lasciare il senso di pezzi mancanti. Associarlo a un concerto finale sarebbe un colpo da maestri, ma la moderna industria cinematografica non consente di fare una cosa del genere a basso budget (certo se almeno gli attori facessero finta di saper suonare gli strumenti sarebbe solo un filo più credibile l’ultima scena :))))

  3. massi508
    3 Aprile 2008 a 14:40 | #3

    a me invece ha dato l’impressione di essere corto, ma forse perchè il film è bello, quindi ne avrei voluto acora un pò, magari proprio il finale qui prospettato.
    E in alcuni momenti fa proprio ridere!

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