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Di nuovo finale

8 Maggio 2008

L’Inter si affaccia al ritorno della semifinale di Coppa Italia meno tranquilla di quanto i tifosi avrebbero voluto e con l’obbligo di preservare il maggior numero possibile di titolari per la partita di domenica. L’andata della semifinale era stato un accordo tacito per non farsi male e per far male al pubblico: quasi mi addormentavo in un San Siro praticamente deserto. Con il senno di tre anni consecutivi di Inter-Roma come finale  scegliere l’Olimpico come luogo per la finale secca sembra quantomeno un favore a una delle due contendenti, ma tant’è. D’altronde la Coppa Italia fino a quando la vincevamo noi non valeva un cazzo, mentre l’anno scorso quando la Roma l’ha vinta sul campo di San Siro sembrava diventata appena sotto la Champions come importanza: scherzi della dialettica giornalistica, no?

L’Inter manda in campo le seconde linee e mezzo, dato che metà delle prime linee sono infortunate, mentre l’altra metà e la prima metà delle seconde linee sono impegnate in campionato,  ma anche così porta a casa un tondo due a zero che tutto sommato non demerita se è vero che gli unici pericoli per la porta di toldo sono un tiro dal limite di Pandev e tre punizioni che lambiscono i pali. In campo Mancini manda Rivas e Burdisso coppia centrale con diverse sbavature, Zanetti a destra e Maxwell a sinistra (risparmiato nel derby ma buttato nella mischia in questa partita, con qualche perplessità da parte mia). Al centro Bolzoni e Pelé nel primo tempo faticano a trovare la quadratura del centrocampo e migliorano solo quando gli affianca stabilmente Zanetti dopo venti minuti arretrando Cesar a terzino. Cesar ha dimostrato un’ottima verve – d’altronde è in scadenza di contratto e in queste due settimane si decidono le sorti – e Jimenez conferma di non valere il riscatto anche se pare che la società sia di diverso avviso: un giocatore così lento non si vede da almeno dieci anni in posizione di tre quartista. Infine a centrocampo Chivu viene rischiato e ci lascia di nuovo la spalla, speriamo non troppo per non giocare domenica, ma forse è un rischio che non valeva la pena correre. Davanti tutto in mano a Suazo, che alterna sgroppate come ai bei tempi con uso dei piedi come tutto quest’anno: una merda riscattata solo dall’appoggio per Pelé che sigla un grandissimo gol. Il raddoppio di Cruz è l’unico rimpallo favorevole del 2008, e ne siamo contenti. C’è poco da dire: si doveva vincere e lo si è fatto. Speriamo di ripeterci domenica. 

 

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