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中国 02: autenticita e identita

19 Luglio 2008

 

Riprendo parola mentre siamo arrivati a Xi’an (西安), una metropoli di cinque milioni di abitanti che per ora e’ la migliore sintesi di tradizione popolare e modernita’ che abbia visto in Cina: e’ una citta’ molto piacevole e con tutto cio’ che si puo’ desiderare. Zone popolari accanto a zone lussuose si contendono i visitatori, mentre tutta la citta’ e’ molto ben servita dai mezzi almeno fino alle otto di sera, e non c’e’ che l’imbarazzo della scelta per scoprire pezzi interi di Cina in piccoli angoli del territorio urbano. Ma di 西安 e delle sue meraviglie parlero’ in uno dei prossimi post sulla Cina Made Easy (sicuramente il prossimo include Luoyang, 洛阳). Oggi volevo raccontarvi un episodio che e’ significativo di quanto non riusciamo a capire i cinesi, e di come quando pensiamo di aver capito tutto ci ritroviamo piu’ confusi di prima.

Oggi io e blanca siamo andati a vedere l’Esercito di Terracotta (bing ma yong, 兵马俑), uno spettacolo veramente impressionante. Ma non e’ questo di cui voglio parlarvi anche se ci sarebbe molto di cui scrivere. Il punto e’ che due delle tre fosse contenevano moltissimi guerrieri ancora in pezzi, e addirittura una era una specie di scavo ancora in corso, con tanto di ventilatori a seccare le parti appena tirate fuori dalla terra dopo millenni. Un plastico all’ingresso della fossa uno dipingeva la zona, includendo il cosiddetto Mausoleo di Qin Huang Di, ovvero il luogo dove sorgerebbe la tomba del primo e piu’ grande imperatore della Dinastia Qin, quello che ha avviato la costruzione della Grande Muraglia, unificato la cina, la sua burocrazia e il suo sistema di scrittura in meno di 25 anni. Il plastico sembrava localizzare le fosse molto piu’ vicine alla tomba di quanto non fossero quelle che stavamo visitando. Per un attimo abbiamo avuto il dubbio che le fosse che visitavamo fossero delle ricostruzioni integrali e che gli originali fossero da qualche altra parte. E il punto e’ che non ci sembrava inverosimile che i chinao avessero fatto una cosa del genere. D’altronde il restauro conservativo non e’ il loro forte: le pagode ad esempio sono tutti restaurate rifacendo il colore e le texture, non recuperando il colore originale, e spesso ti puoi trovare di fronte a ricostruzioni integrali di venti anni fa senza che nessuno si curi di dirtelo. Per loro il punto e’ che c’e’ stato ed e’ stato in parte trovato un esercito di guerrieri di terracotta immenso, o che ci siano state e ci siano ancora le pagode o la grande muraglia. Non interessa per nulla ai chinao che siano quelle originali o ricostruzioni postume: la loro esistenza e’ importante in se’. Questo apre degli scenari interessanti sulla distanza tra noi e loro, nel bene e nel male. E’ un po’ la stessa cosa che riportavo quando dicevo che la forza dell’identita’ del popolo cinese e’ resa piu’ evidente dal disprezzo per i simboli della propria storia e il contemporaneo amor patrio decisamente smisurato. Evidentemente i chinao non hanno avuto millenni durante i quali bullarsi della propria antichita’, ma pensano al presente facendolo coincidere con la grandezza passata e quella presente, in una sorta di unica espressione di volonta’. Per questo per me piu’ li guardo e piu’ sono nietzschiani, anche se il mio socio dissente. E’ pur vero che manca loro il senso della tragedia e hanno forte il senso del sotterfugio e del compromesso, ma allo stesso tempo sono una espressione di volonta’ popolare incredibilmente forte e determinata, senza tentennamenti e senza menate moralistiche.

Il punto originale pero’ era un altro. Noi eravamo convinti di averli capiti, di aver colto il loro disinteresse per i loro originali storici archeologici, eppure non riuscivamo a crederci. E alla fine in questo caso in effetti hanno in parte preservato gli originali, in parte ricostruito il tutto per mostrarlo decentemente. E questo ha fatto cortocircuitare la nostra ricostruzione della psicologia popolare cinese. Come dicevo all’inizio, uno pensa di conoscerli e invece non sa un cazzo. E’ una sensazione molto densa, questa di spaesamento e di mistero, di distanza e di incomprensione. Pero’ forse e’ anche il motivo principale perche’ la Cina ci affascina cosi’ tanto.

Altre cose dell’identita’ cinese sono piu’ facili da cogliere. Ad esempio oggi sull’autobus mi sono ritrovato a guardare l’immancabile schermo televisivo. A un certo punto e’ passato questo cartone animato di propaganda sulle Olimpiadi. I protagonisti di tutti questi cartoni animati sono cinque esserini cinesoidi che rappresentano gli anelli delle Olimpiadi e in Cina sono praticamente onnipresenti. In questo cartone la mascotte femmina del gruppo vinceva i 100m piani, ma veniva squalificata da una giuria tutta di occidentali per un presunto doping; a quel punto sfidava la giuria a farle rifare il tempo record e lo rifaceva al centesimo, obbligandoli a incoronarla vincitrice. Il pezzo successivo del cartone animato era una riproposizione delle gare delle Olimpiadi di Monaco con i gerarchi che sbiancano davanti alle vittorie di Owens e soci. Nelle scene finali le mascotte esultano con Owens come hanno esultato nel pezzo precedente per la vittoria cinese. Il messaggio non e’ neanche tanto subliminale, mi pare, no? Per cui come vi dicevo, nonostante se ne freghino dei simboli della loro tradizione, amano quest’ultima e la Cina a livelli parossistici. Sono fieri di essere cinesi e sanno che vuol dire qualcosa di diverso. Come questa cosa si tradurra’ quando verranno a farci il culo dipendera’ molto di piu’ da loro che da noi, temo, ma alla fine non riuscirei a non ghignare di un Ignazio La Russa sfottuto dalla sua controparte cinese.

Ora vi lascio, che devo pianificare la maratona di 西安 per domani. Se siete fortunati potrete leggermi anche domani notte, dopo il consueto spuntino nel quartiere islamico della citta’.

 

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  1. Kundo
    19 Luglio 2008 a 17:54 | #1

    La solita propaganda…. a noi interessano foto!

    Parlando di cose serie temo per Ibra…

    K

    P.S. tornando indietro puoi per favore allungare e arrivare qua con una bella Caracal? ne ho assolutamente bisogno.

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